Come funziona la legge elettorale tedesca?

La nuova legge elettorale tedesca, che verrà applicata per la prima volta alle prossime consultazioni federali, il 23 febbraio, introduce modifiche significative alla formazione del Bundestag, pur mantenendo alcuni elementi chiave del modello precedente. Questa riforma, introdotta dal governo Scholz potrebbe avere un impatto duraturo sulla rappresentanza politica e sulla composizione del Parlamento tedesco. In questa panoramica, vedremo come funzionano le elezioni in Germania e cosa è cambiato rispetto al voto del 2021.
La legge elettorale tedesca: cosa cambia e cosa resta uguale
Il sistema elettorale tedesco si basa su un modello proporzionale personalizzato, che mira a bilanciare la rappresentanza diretta con quella proporzionale. Questo vuol dire che gli elettori hanno a disposizione due voti distinti sulla scheda elettorale: il primo per un candidato nel collegio uninominale e il secondo per la lista di partito a livello del Land. Il primo voto determina chi vincerà il seggio diretto nel collegio, mentre il secondo voto ha un ruolo cruciale nella composizione complessiva del Bundestag, poiché stabilisce la forza dei partiti in base alla percentuale di voti ottenuti e, quindi, il numero di deputati che ogni partito potrà portare in parlamento. I due voti espressi non sono collegati e possono andare a partiti diversi: un’opzione divenuta sempre più popolare negli anni.
La riforma attuale mantiene la suddivisione in 299 collegi elettorali, garantendo una rappresentanza diretta e locale. Inoltre, rimane in vigore la soglia di sbarramento del 5%, che impedisce ai partiti minori di entrare in Parlamento a meno che non raggiungano questa percentuale di voti a livello nazionale. Tuttavia, la clausola del mandato di base offre un’opportunità ai partiti più piccoli: se un partito ottiene almeno tre mandati diretti, cioè se almeno tre candidati vincono nelle rispettive circoscrizioni, questo può entrare in Parlamento anche se non supera la soglia del 5%. Questo elemento della legge elettorale è stato progettato per garantire che i partiti con un forte sostegno locale possano comunque avere una rappresentanza nel Bundestag. L’esempio più noto è quello della CSU, il partito che insieme alla CDU fa parte della cosiddetta Unione, ma che si presenta solo in Baviera, dove ha un largo seguito. In passato, però, lo stesso meccanismo ha permesso anche a Die Linke di restare in parlamento ed è proprio su questo che il partito di sinistra punta anche a queste elezioni, contando su tre mandati diretti di candidati molto forti, per restare al Bundestag nonostante i sondaggi poco favorevoli, che promettono percentuali al di sotto del 5%.
Riduzione del numero dei parlamentari
Una delle principali novità introdotte dalla riforma elettorale è la riduzione del numero complessivo dei membri del Bundestag. Questa misura mira a rendere il Parlamento più snello ed efficiente, evitando l’eccessiva crescita del numero di deputati che si era verificata in passato a causa del sistema di compensazione dei seggi, assegnati per mantenere l’equilibrio proporzionale tra i partiti. Tali seggi venivano assegnati, per esempio, se un partito vinceva più mandati diretti in un Land attraverso le prime votazioni di quanto gli spettasse in base al risultato della seconda votazione. Il partito poteva mantenere questi seggi, in modo da mandare in parlamento tutti coloro che avevano ottenuto un mandato diretto. Dalle elezioni del Bundestag del 2013, in questo caso, gli altri partiti ricevevano mandati di perequazione per garantire che il rapporto tra i rapporti di forza stabilito dai secondi voti non venisse distorto. A causa di questo regolamento, tuttavia, il numero di parlamentari ha continuato a crescere. Ora non sarà più così: dopo il voto di febbraio, al Bundestag potranno sedere al massimo 630 deputati (dopo le ultime consultazioni il numero era arrivato a 736).
Ci sono fino a 299 seggi che vanno ai candidati diretti delle circoscrizioni e almeno 331 seggi che vengono assegnati attraverso le liste dei Länder. La forza dei partiti nel Bundestag sarà determinata in larga parte dalla percentuale di secondi voti ottenuti a livello regionale. Questo meccanismo potrebbe portare a situazioni in cui candidati vincitori nei collegi uninominali non ottengano un seggio, se non coperti dalla quota di secondi voti del loro partito. In altre parole, anche se un candidato vince nel suo collegio, potrebbe non entrare in Parlamento se il suo partito non ottiene abbastanza secondi voti nella regione di riferimento. Questo aspetto della riforma ha suscitato polemiche, poiché potrebbe creare “collegi orfani”, privi di un rappresentante diretto in Parlamento. Questa eventualità, tuttavia, è considerata poco probabile nella maggior parte dei casi.
La riforma ha incontrato opposizione e ricorsi alla Corte Costituzionale, in particolare da parte della CSU, che teme una riduzione della propria rappresentanza. Anche Die Linke ha presentato numerosi ricorsi. La legge, tuttavia, è stata considerata costituzionale e sarà messa alla prova, per la prima volta, il 23 febbraio.