Cartella Clinica Elettronica: fa discutere la proposta di riforma di Lauterbach

Karl Lauterbach. Photo credits: EPA-EFE/CLEMENS BILAN

Quello della Germania con la digitalizzazione è un rapporto a dir poco conflittuale. Quasi quanto quello della sanità tedesca con la modernizzazione in generale. Per la maggior parte degli europei che si trasferiscono in Germania, la prevalenza della comunicazione su carta stampata e l’uso non infrequente del fax per la trasmissione di documenti sono fonte di incessante stupore. È proprio nel settore sanitario, tuttavia, che una riforma proposta dal Ministro Karl Lauterbach (SPD) mira a portare a un livello di digitalizzazione e inter-connessione finora sconosciuto dalla burocrazia tedesca. L’elemento centrale della riforma dovrebbe essere l’introduzione della cartella clinica elettronica.

A partire dall’anno prossimo, tutti i detentori di assicurazione sanitaria dovrebbero riceverne una. Prevedibilmente, il dibattito in merito, al momento si concentra tanto sui vantaggi organizzativi e burocratici quanto sui potenziali rischi per la privacy – che in Germania rappresenta sempre un tema particolarmente “caldo” nel discorso pubblico a livello nazionale.

La situazione attuale

Nonostante l’introduzione della cartella clinica elettronica sia stata, fino a questo momento, fallimentare, l’idea è tutt’altro che nuova. Risale infatti al 2003, quando l’allora ministro della Salute Ulla Schmidt (SPD) aveva lanciato una tessera sanitaria elettronica. I vari progetti successivi si sono arenati per difficoltà tecniche, organizzative, burocratiche e legali.

Dall’inizio del 2021, però, tutti i 74 milioni di persone con assicurazione sanitaria obbligatoria hanno la possibilità di richiedere una cartella clinica elettronica (elektronische Patientenakte o ePA) dalla propria assicurazione. Per il momento, si applica la cosiddetta regola dell’opt-in, il che significa che l’utilizzo è volontario e deve essere espresso un consenso attivo. Sono gli stessi assicurati a decidere se e come utilizzare tale cartella e per poter attivare la cartella elettronica devono scaricare l’applicazione della propria assicurazione sanitaria e registrarsi per il suo utilizzo. Secondo una legge introdotta dall’ex Ministro della Sanità Jens Spahn (CDU) i medici degli studi privati e degli ospedali devono mettersi in condizione di poter utilizzare e compilare la cartella clinica elettronica, se i pazienti lo richiedono.

taglio dello stipendio
Jens Spahn. Di Olaf Kosinsky, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

L’archivio elettronico di ognuno può contenere documenti come le comunicazioni del medico e i risultati degli esami di laboratorio. Nel caso i documenti in questione non fossero ancora stati digitalizzati, essi devono essere scannerizzati e caricati.

Al momento, meno dell’1% dei pazienti utilizza la cartella clinica elettronica. Molti non ne sono a conoscenza, altri ritengono che la registrazione e l’utilizzo siano troppo complessi e richiedano troppo tempo. Anche gli archivi stessi sono stati giudicati poco funzionali e di difficile gestione e consultazione: i medici lamentano il fatto che si tratti per lo più di un deposito di documenti in PDF senza alcuna struttura.

La riforma di Lauterbach

Il pacchetto legislativo proposto dal Ministro Lauterbach prevede, fra le altre cose, la creazione di file digitali per tutte le persone con assicurazione sanitaria obbligatoria entro il 2024. Una delle modifiche più significative è l’applicazione del silenzio assenso. Questo vuol dire che gli assicurati possono scegliere di non far digitalizzare i propri dati, ma in tal caso devono attivamente esprimere un rifiuto. Quelli che non lo faranno, verranno automaticamente inseriti nel sistema. Questi file potrebbero contenere risultati diagnostici, radiografie ed elenchi di farmaci assunti. L’obiettivo dichiarato di Lauterbach è fare in modo che l’80% degli assicurati dalle casse pubbliche abbia una cartella clinica elettronica entro il 2025.

I medici possono quindi utilizzare i dati contenuti all’interno celle cartelle per scambiare informazioni, anche se gli assicurati non scaricano alcuna app e non acconsentono attivamente alla condivisione dei dati. Inoltre, all’inizio del 2024 le prescrizioni elettroniche diventeranno uno standard vincolante e il loro uso dovrà essere semplificato. Lo scopo di questa misura dovrebbe essere la creazione progressiva di una panoramica dei farmaci utilizzati dal paziente, allo scopo di individuare agevolmente il rischio di interazioni indesiderate tra i farmaci in caso di nuove prescrizioni.

Si parla anche della regolamentazione che si renderà necessaria a proposito dell’utilizzo dei dati dei pazienti a fini di ricerca. Tra le altre cose, è prevista l’istituzione di un ufficio centrale che fornisca l’accesso a dati anonimi provenienti da varie fonti, come i registri e i dati delle assicurazioni sanitarie. Negli archivi così costruiti, il nome e gli altri dati sensibili dovrebbero essere sostituiti da un’etichetta che non permetta di risalire all’identità del paziente.


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Per i medici che prendono in cura un nuovo paziente, questo sistema si tradurrebbe in una panoramica complessiva e immediata di eventuali patologie preesistenti, esami pregressi e terapie effettuate in passato con i relativi risultati. Informazioni come queste, ovviamente, potrebbero essere utili anche ai medici di pronto soccorso in caso di emergenza, specialmente per avere una panoramica chiara su possibili interazioni fra i farmaci, allergie, intolleranze o altre condizioni che possano in qualche modo essere rilevanti per decidere come intervenire su un paziente che non si conosce.

La cartella clinica elettronica e i dubbi sulla privacy

Il problema, come spesso avviene in Germania, riguarda la diffidenza del pubblico verso qualsiasi utilizzo non autorizzato dei dati personali. Per superare questo scoglio, l’esperto di politica sanitaria Janosch Dahmen (Verdi) sostiene la necessità di permettere un accesso limitato ai dati del paziente, consentendo agli assicurati stessi di intervenire su tali limitazioni. Il Consiglio di esperti per la valutazione degli sviluppi del sistema sanitario si era già espresso a favore del sistema del silenzio assenzo nel 2021, sostenendo addirittura che la cartella clinica elettronica dovrebbe essere creata alla nascita. Questo, sostengono i membri del Consiglio, permetterebbe terapie più mirate e sarebbe anche utile per la raccolta di dati statistici a scopo di ricerca, attraverso la creazione di un “punto di raccolta” centrale di dati anonimi, che li gestisca e li protegga e li renda disponibili per scopi di ricerca.

Janosch Dahmen
Janosch Dahmen, Verdi
Turnbeutel85, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

A preoccupare il pubblico è soprattutto il rischio di abuso o che i dati vengano acquisiti in forma non anonima da soggetti interessati a farne un uso improprio. Per esempio, si pensa alla stigmatizzazione sociale o alla discriminazione che alcune patologie potrebbero comportare nel mercato del lavoro o delle assicurazioni. Il Comitato Etico Centrale dell’Associazione Medica Tedesca ha quindi recentemente richiesto che si garantisca un’adeguata trasparenza e strutture di controllo efficienti per garantire la sicurezza dei dati e il rispetto degli standard etici. Il sistema del silenzio-assenso previsto dalla riforma di Lauterbach, secondo la Fondazione tedesca per la protezione del paziente, è inaccettabile. “La cartella clinica elettronica ha senso ed è la cosa giusta da fare”, afferma Eugen Brysch, della fondazione, specificando però che non si deve permettere che vengano minati i diritti dei pazienti.

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