A Berlino una scuola insegna “teoria e tecnica del graffito”

Dentro al Mauerpark (© cherilucas)

Yuri Paderin ha 32 anni e, nella sua vita, ha avuto diversi incontri ravvicinati con la polizia tedesca. Colpa della sua passione: i graffiti. Paderin, cresciuto a Berlino, ha imparato da solo, giorno dopo giorno, l’arte della bomboletta, dipingendo su centinaia di muri in tutta la città, e venendo più volte pizzicato dalle forze dell’ordine. Ma il suo amore per la street art non è mai venuto meno, al punto che oggi ha deciso di condividere le sue conoscenze con chi si vuole avvicinare a quel mondo.

Per questo, Paderin ha avviato delle classi in cui insegna agli studenti la tecnica del graffito. E lo ha fatto proprio nella capitale europea del settore. Ogni martedì, gli allievi del Dathe-Gymnasium di Friedrichshain possono apprendere i trucchi del mestiere: come indirizzare correttamente il flusso spray, come evitare il gocciolamento della vernice, come concepire l’opera prima di realizzarla. Ma anche nozioni tecniche – che cos’è un ugello? – e storiche – chi sono i grandi maestri della street art?.

Una serie di insegnamenti che suscitano grandissimo entusiasmo tra i ragazzi, al punto che le classi di “graffiti” registrano la minor percentuale di assenze dell’intera settimana scolastica. Sconfiggendo anche lo scetticismo della professoressa di Storia dell’Arte, che sta patrocinando le lezioni: “Temevo incoraggiassero gli studenti al vandalismo, invece mi devo ricredere. Tutti si mostrano interessati a come realizzare le proprie opere legalmente“, ha spiegato a BZ.

Non bisogna dimenticare che, nel solo 2011, sono stati quantificati in 8,7 milioni di euro i danni causati dall’imbruttimento illegale su case e palazzi di Berlino e del Brandeburgo. Per evitare di creare “nuovi vandali”, alla fine del corso la scuola metterà a disposizione alcune pareti, dove gli studenti si potranno cimentare “senza problemi, senza stress, e sentendosi a proprio agio”, ha spiegato Paderin. “Perché disegnare graffiti può essere bellissimo anche senza il fascino del proibito”.