Berlino: probabile conferma della coalizione rosso-rosso-verde. Non passa il “semaforo” voluto da Giffey

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Franziska Giffey, la sera delle elezioni. Martin Rulsch, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons DerHexer, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons
coalizione rosso-rosso-verde
Franziska Giffey, la sera delle elezioni. DerHexer2021-09-26 Bundestagswahlabend SPD Berlin (Martin Rulsch) 56CC BY-SA 4.0

Gli annunci si sono susseguiti per tutta la mattina, con anticipazioni dai principali quotidiani e un annuncio indiretto da parte dei Verdi. Per venerdì mattina si attende quindi il comunicato congiunto che ratificherà, ancora una volta, la maggioranza rosso-rosso-verde al Senato di Berlino. Nonostante le propensioni della sindaca Franziska Giffey, l’SPD non ha appoggiato l’opzione “semaforo”, ovvero l’alleanza con i liberali dell’FDP anziché con la sinistra rappresentata da Die Linke.

La coalizione di SPD, Verdi e Die Linke è la stessa che governa Berlino dal 2016, sotto la guida di Michael Müller e, a quanto pare, è destinata a mantenersi anche nel nuovo Senato, con Giffey a capo del nuovo governo del Land. La differenza rispetto al 2016 sta però nelle proporzioni. Se dalle penultime elezioni i Verdi erano emersi come l’elemento più debole dell’alleanza, i voti dei berlinesi, questa volta, hanno relegato Die Linke all’ultimo posto. Il partito più a sinistra dell’arco costituzionale tedesco sarà quindi quello con il minor numero di seggi al Senato della città-stato di Berlino.


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All’interno dell’SPD il confronto è stato acceso: già prima delle consultazioni, Franziska Giffey aveva dichiarato di guardare con maggior favore a una coalizione “a semaforo”, ma varie voci all’interno del partito hanno manifestato una propensione molto maggiore a trattare con Die Linke. In questo senso di sono espressi alcuni dei circoli più grandi dell’SPD berlinese, come quelli di Mitte, Tempelhof-Schöneberg, Charlottenburg-Wilmersdorf e Steglitz-Zehlendorf, così come i giovani del partito e il vicepresidente federale Kevin Kühnert. A sostenere le posizioni di Giffey erano solo voci minori del partito. Nel corso degli incontri aperti con i possibili alleati sono stati essenziali i confronti sul contenuto del programma.

Verdi di Berlino
A sinistra: Bettina Jarasch, leader dei Verdi di Berlino. Heinrich-Böll-Stiftung from Berlin, Deutschland, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

Su affitti e politiche finanziarie c’è più accordo con Die Linke che con FDP

A Berlino, in particolare, il tema degli affitti e dell’emergenza abitativa è scottante e imprescindibile, specialmente a fronte del risultato del referendum sull’esproprio delle grandi immobiliari. E in materia di affitti e politiche finanziarie, il divario fra l’FDP e tutti i partiti della sinistra è notevole, in questo caso probabilmente incolmabile. Laddove SPD, Verdi e Die Linke si sono sempre mossi in direzione di una regolamentazione degli affitti e di un rafforzamento dell’edilizia sociale, l’FDP ha un approccio molto più orientato al mercato, che presenta da sempre una certa insofferenza alle regole imposte dall’alto in termini di prezzi, canoni e restrizioni all’uso degli immobili.

Lo stesso principio si applica alle politiche finanziarie: mentre i liberali sono fortemente contrari all’ampliamento del debito per la concessione di nuovi aiuti per le aziende e le famiglie danneggiate economicamente dalla pandemia, SPD e Verdi sono favorevoli a nuovi investimenti in tal senso. In questo senso, la scelta rosso-rosso-verde appare quasi naturale, per non dire obbligata.

Guardando in prospettiva alla coalizione, non si può fare a meno di considerare questa come la prima battuta d’arresto per la nuova sindaca, che ha dovuto cedere il passo di fronte alla pressione del partito. Questo dato, combinato con il fatto che, pur essendo uscita vittoriosa in termini relativi dalle elezioni, l’SPD ha comunque portato a casa il risultato peggiore della sua storia nel Land della capitale, potrebbe indicare una certa debolezza del nuovo governo – anche se è indubbiamente presto per analisi di questo genere che si muovano oltre il regno della speculazione. Senza dubbio, questa scelta di coalizione prelude a una certa continuità con il governo Müller e non a quel cambiamento di rotta che Giffey avrebbe voluto rappresentare nell’SPD.