Italiani che hanno fatto la storia di Berlino: Gaspare Spontini

gaspare spontini
Henri Grévedon (1776-1860), Public domain, via Wikimedia Commons
di Axel Jürs

Quando arrivò a Berlino nel 1819, il signor Gaspare Luigi Pacifico Spontini era estremamente conosciuto e celebrato in tutta Europa, almeno tra chi si interessava di musica. Nuovo Generalmusikdirektor alla Königliche Hofoper, Spontini veniva da Parigi ma era italiano, una combinazione che nell’Europa culturale di quel tempo non era più così sorprendente come circa cent’anni prima, quando Federico II aveva fatto venire la Barberina a Berlino, poco dopo l’inaugurazione della Hofoper. Proprio da quando la Barberina aveva debuttato come prima ballerina, la capitale prussiana non aveva più quella fama di “deserto culturale” (un’allusione ironica al terreno sabbioso della regione brandenburghese) che in precedenza l’aveva resa una meta assai poco ambita. Infatti, come era stato tanti anni prima con l’étoile italiana, l’obiettivo era di nuovo e chiaramente quello di approfittare dalla fama dell’illustre compositore per dimostrare l’importanza della capitale prussiana. Quando arrivò a Berlino, Spontini non era solo conosciuto come direttore d’orchestra, ma anche come compositore, e in questa veste continuò quel lavoro cominciato con “Olympia” e altre opere. Tutti i musicisti e gli artisti che inventano qualcosa di nuovo o lanciano uno stile giudicato troppo moderno dai contemporanei, tuttavia, finiscono per trovare facilmente dei detrattori e così accade anche a Spontini.

Per il compositore italiano il personaggio più importante e allo stesso tempo più stressante con cui relazionarsi era un certo Ludwig Rellstab, famoso critico musicale che scriveva per il giornale più importante di quel tempo: la “Vossische Zeitung”. Rellstab detestava il nuovo direttore della Hofoper e viceversa. C’è da dire che Rellstab attaccava molti compositori, per esempio era solito stroncare anche una certa Clara Schumann ed altri artisti di chiara fama, ma questo fatto non consolava Spontini. La lotta tra i due culminò in un processo ufficiale contro Rellstab, iniziato da Spontini grazie ai suoi contatti alla corte, quando in una satira il critico musicale tentò e di fatto riuscì a esporre al ridicolo il compositore. Il fatto che Rellstab avesse scritto cose poco lusinghiere anche contro Gaetano Donizetti e Gioachino Rossini, non aiutò comunque Spontini a ricordarsi che uno dei suoi nomi di battesimo era anche “Pacifico”. Riteneva infatti di aver subito un danno insopportabile a causa degli articoli e soprattutto della satira con cui “quel cretino”, cosí lo definiva, aveva infangato la sua reputazione di applaudito direttore musicale. Dello stesso avviso fu anche il collegio giudicante del Berliner Kammergericht, che condannò l’imputato a sei settimane di carcere, forse anche perché non sembrava accettabile ridicolizzare proprio il compositore dell’inno nazionale della Prussia (Borussia–Chant national prussien), che Spontini aveva musicato su testo di Johann Friedrich Leopold Duncker, segretario del re Friedrich Wilhelm III.

Se Spontini si sia goduto le sei settimane che Rellstab trascorse in carcere non si sa. Di sicuro, però, almeno in quel periodo non gli toccò leggere neanche un attacco rivolto alla sua persona, né contro il suo stile né contro sue opere. Comunque sembra che lo stile offensivo della stampa berlinese abbia avuto, sulla lunga distanza, un effetto negativo sul lavoro di Spontini. Anche se rimase comunque direttore a vita, nel 1841 l’italiano lasciò infatti il posto al suo successore. La sua reputazione si mantenne tuttavia sempre più stabile di quanto avesse temuto dopo gli attacchi di Rellstab. Prima di partire per Parigi ricevette anche il riconoscimento e il ringraziamento dell’ordine più importante della Prussia (“pour le merite”, per il merito) nella sezione di scienze e arti, un attestato di stima che i re prussiani non davano spesso o facilmente agli stranieri.


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Infatti lo sviluppo della vita culturale di Berlino si doveva anche a lui, come del resto la prospettiva di una “internazionalizzazione” della vita culturale che secondo Chris Dercon, futuro direttore della Volksbühne a partire dal 2017, è ancora oggi un punto debole di Berlino. Forse a Chris Dercon servirebbe leggere gli antichi articoli contro Spontini per capire meglio quello che pubblica la stampa berlinese di oggi contro di lui e la sua futura nomina a nuovo direttore della Volksbühne. Ancora una volta gli attacchi sembrano motivati da un certo odio per i cambiamenti e per gli sviluppi “troppo moderni” delle discipline tradizionali. Non è che lo stile giornalistico della stampa cittadina, sempre molto ironico e orgoglioso di tutto ciò che è o sembra berlinese, sia molto cambiato…

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