La cena, una cartolina da Prenzlauer Berg

Photo by ingrid eulenfan
Schweinshaxe photo
Photo by ingrid eulenfan

Specialità tedesca: un chilo di stinco, die Schweinshaxe. 

Fa il suo ingresso in tavola con toni rudi ma pomposi, come fosse l’ospite d’onore. Trasuda, con quella scorza tutto intorno odorosa e croccante, bontà del forno e del rosmarino. Accompagnato da kartoffeln e knödel, una sola birra non sarà sufficiente a mandarlo giù tutto.
Si spalancano le fauci.
Sulla lingua che schiocca, languidamente si scioglie il grasso; poi, subito dopo, la carne tutta, morbidissima e leggera, mentre Prost! Prost!, si brinda a qualcosa, alla vita, agli amici, chi lo sa.
I denti, ostinati, cercano intanto di strappare dall’osso qualsiasi piccolo filamento, lo stesso che si andrà poi ad incastrare tra le gengive, quando, a cose fatte finite, si cercherà di rimuoverlo con uno stecchino su cui resterà impresso l’odore di quel grosso pezzo di carne, ridotto ora brandelli, costretto a subire l’attacco frontale della lama di un coltello.
“Viviamo, finché godere possiamo”, risuona il motto degli antichi e, come alla tavola di Trimalcione, non si pensa al maiale messo all’ingrasso e poi sgozzato, che lento macera ora nella pancia satolla.
Una grappa squisita di erbe sopraggiunge piuttosto a fine pasto per digerire tutto; anche la recente notizia dell’Oms che, con un modo un po’ acido di togliere succo alla cose, ha detto che che mangiare la carne fa male.

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*Questo post è stato pubblicato originariamente su Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin, un progetto di Nora Cavaccini. Segui il progetto su Facebook.

Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin è un “viaggio” fisico e letterario a Berlino. Un percorso che nasce dall’esperienza personale di chi scrive ma che, al tempo stesso, può rappresentare una via alternativa per scoprire la città. Per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, ne subiscono il fascino. Berlinesi e non.

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