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Il cammino di Schöneberg: scoprire la città con le emozioni, non con Google

Schöneberg photo
Photo by Jens-Olaf©

di Multilingualuigi

Disclaimer: tutti i termini e gli stereotipi utilizzati in questa poesia e nella sua introduzione non sono assolutamente atti ad offendere, bensì solo a descrivere in positivo l’incredibile diversità di questo quartiere e in generale, di questa città. Buona lettura a tutti.

Mi ricordo quando, quasi quattro anni or sono, durante i primi giorni di quest’avventura berlinese, ricevetti il primo invito per visitare un monolocale a Schöneberg.
Prima di trasferirci, io e la mia ragazza, a Berlino, non eravamo mai stati e a dire il vero non eravamo nemmeno molto informati sui singoli quartieri, perché in fondo in fondo va bene prepararsi sul tedesco, va bene informarsi sulla burocrazia, ma almeno per la città, beh, quella bisogna scoprirla con le emozioni, non con Google.

Tornando a Schöneberg, quella sera uscimmo dal cupolone arcobaleno di Nolly e incontrammo la “padrona di casa”, turca moderna hier geboren. Avevamo fatto una buona impressione, lei aveva una fretta”sospetta” di trovare affittuari, il prezzo era caro ma fattibile e noi, di fare i choosy, non ne avevamo proprio voglia.
Nonostante il Wohnung si trovasse in una sorta di ecomostro stile “Vele di Scampia” e a parte tutte le solite peripezie che un subaffitto non autorizzato dall’Hausverwaltung e finito male comporta, furono otto mesi intensi dove ebbi l’opportunità di scoprire per filo e per segno la meravigliosa Schöneberg, che tutt’ora visito spesso e a cui voglio rendere omaggio con la seguente poesia.

Il cammino di Schöneberg

Vicino ad una cupola incomincia e incominciò il mio cammino berlinese
non si tratta di una chiesa, ma di una stazione arcobaleno
dove giacche in pelle vestono ormoni contro corrente
dove saracinesche abbassate nascondono segreti di libertà, Nollendorfplatz
chi critica fortemente queste scelte forse si trova più a suo agio sulla strada successiva
tra donzelle, azzardo e videopoker, facce da Bülowstraße
poi giro a destra e inizia il mio pellegrinaggio verso la Mecca
un viaggio tra Shawarma, Baklava e chi più veli ha, più ne metta
Potsdamerstr., una sorta di resto del mondo Arabo,
Hauptstr. più anatolica, due realtà simili, che si detestano ma si incontrano ogni giorno

E così continua la mia passeggiata, tra Shisha Bar e centri scommesse
sempre più verso sud, dove colorate parruccherie afro si alternano a ristoranti thailandesi
il cui odore di citronella si mischia a sua volta con quello di una quattro formaggi
che per essere quassù, tanto male non è
Mi godo i tuoi ultimi metri respirando l’intensità di questa giungla metropolitana
faccio tesoro della tua diversità e ti ringrazio, cara Schöneberg
per insegnarmi ogni volta a immergermi senza timore negli abissi più profondi e variopinti del mio essere

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