Il museo del cibo disgustoso di Berlino: incubi “gustosi” da tutto il mondo

Museo del Cibo Disgustoso
Dalla Mongolia viene il succo di pomodoro con bulbi oculari di pecora, noto anche come "Mongolian Mary" Foto: DFM Berlin

Il disgusto è un’emozione complessa e profondamente radicata nell’essere umano, che può essere suscitata da una vasta gamma di stimoli. Tra questi, alcuni dei più potenti sono legati al cibo: la forma, il sapore, l’odore, o il metodo di produzione di un alimento possono evocare una forte reazione di rifiuto. Il Museo del Cibo Disgustoso di Berlino si dedica proprio all’esplorazione di questa emozione, ma non lo fa solo con lo spirito “goliardico”, con il quale a volte ci avviciniamo a ciò che ci disgusta per sfida o per divertimento, piuttosto, lo fa cogliendo l’occasione per invitare i visitatori a riflettere sui danni che molte nostre abitudini alimentari causano all’ambiente e agli animali. Nella presentazione del museo si legge infatti che “nessun animale è stato maltrattato per creare questa esposizione, ma a migliaia muoiono ogni giorno per le nostre squisitezze”. Gli esempi più ovvi sono piatti particolari come il foie gras e i serpenti marinati nell’alcol, ma, esplorando questo museo, se ne scoprono molti altri.

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Habushu, specialità giapponese: i serpenti vivi vengono portati a temperature sempre più basse fino a quando non perdono conoscenza e poi conservati in vino di riso distillato con miele ed erbe. In questa fase non muoiono. Dopo lo scongelamento, il serpente si risveglia brevemente e muore, solitamente assumendo una postura aggressiva dovuta al fatto che l’animale capisce di essere in una situazione di estremo pericolo.
Foto: DFM Berlin

Fra le “specialità” disgustose, ce ne sono anche alcune italiane

Il primo museo di questo genere, inaugurato 2018 a Malmö in Svezia, è nato grazie alla collaborazione dei due fondatori Martin A. Völker e Samuel West. Il successo del museo svedese ha portato poi alla creazione del suo gemello berlinese, fondato da Andreas Ahrens e Samuel West.

L’idea alla base del museo è quella di offrire ai visitatori un’esperienza interattiva e multisensoriale piuttosto “estrema”: non solo è possibile osservare gli alimenti esposti, ma anche annusarli e, per i più audaci, assaggiarne alcuni. La collezione comprende 80 prelibatezze provenienti da tutto il mondo, che, sebbene siano comunemente consumate nelle loro culture d’origine, possono risultare disgustose ad altri a causa del loro sapore, odore o del contesto in cui vengono prodotte. Tra i cibi esposti ci sono, ad esempio, frullati di rana dal Perù, il nostro “casu marzu” – il celebre formaggio sardo che si consuma con vermi vivi – , il frutto del durian dalla Thailandia, che molti sostengono di non poter annusare senza sperimentare fortissimi conati, e il surströmming, un piatto tradizionale svedese a base di pesce fermentato noto per il suo odore pungente (e per i video su internet nei quali i non-svedesi cercano di aprirne una confezione e assaggiarlo senza vomitare, spesso fallendo).

Museo del Cibo Disgustoso
Su callu ‘e crabittu, ovvero l’abomaso, cioè una parte dello stomaco dei capretti non ancora svezzati. In Sardegna viene stagionato ed è considerato una prelibatezza.
Foto: DFM Berlin

Il Museo del Cibo Disgustoso: un’esperienza “estrema” per aprire la mente (e rivoltare lo stomaco)

Il Museo del Cibo Disgustoso non si limita a mettere in mostra alimenti insoliti o provocatori. Come già accennato, ha anche un obiettivo educativo. Incoraggia i visitatori ad esplorare la propria idea di disgusto e a riflettere su alternative ecologicamente sostenibili per il futuro, come l’uso di insetti e alghe come fonti proteiche o la carne coltivata in laboratorio. Ogni alimento esposto rappresenta una cultura alimentare diversa e viene presentato in modo da suscitare emozioni contrastanti, spingendo i visitatori a mettere in discussione i propri gusti e preconcetti.


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L’esperienza sensoriale è fondamentale per comprendere e superare il disgusto iniziale che questi alimenti possono suscitare, trasformandolo in disponibilità ad accettare e apprezzare l’ignoto, ma anche ad aprirsi alle differenti tradizioni. Attraverso questa esperienza, il museo si rivolge sia agli amanti di tutto ciò che è “disgustoso”, che a coloro che desiderano mettere in discussione il proprio gusto personale.

Museo del Cibo Disgustoso
Il “vino ai topolini” è considerato un “tonico” nella tradizione cinese.
I topolini, che di solito non hanno più di tre giorni di vita (infatti non hanno pelo e hanno gli occhi ancora chiusi) vengono annegati in una bottiglia di vino di riso, dove i loro corpi restano a fermentare, solitamente, per almeno 14 mesi. Chi ha provato questa bevanda ne ha paragonato il sapore a quello della benzina.
Foto: DFM Berlin

Il museo si propone di sfidare le convenzioni e di stimolare un dialogo aperto sulle differenze culturali legate al cibo. La scelta degli alimenti esposti non è casuale: ogni pezzo è selezionato per la sua capacità di provocare una reazione emotiva e per la storia che porta con sé.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale.