Käthe Kollwitz: l’arte, la resistenza e la voce della sofferenza

Käthe Kollwitz
Opera "Die Mutter", Käthe Kollwitz 1922. Foto: Kollwitz, Käthe, 1867-1945, artist; Felsing, Otto, 1854-, printer, Public domain, via Wikimedia Commons

Fra le donne che hanno fatto la storia dell’arte tedesca Käthe Kollwitz è una delle più significative. Il suo contributo alla storia artistica, politica e sociale del Paese sia enormemente significativo e oggi è ricordata tanto per la sua produzione quanto per il suo impegno a favore degli ultimi e contro il totalitarismo. Kollwitz si è cimentata con diverse arti figurative, dalla grafica alla pittura, dalla scultura all’incisione, caratterizzandosi per un realismo dolente e soggetti che prendono ispirazione da situazioni reali ed esperienze autobiografiche.

Kollwitz
Opera “Autoritratto al tavolo”
Käthe Kollwitz, 1893.
Foto: Käthe Kollwitz, Public domain, via Wikimedia Commons

La forza della realtà al tempo dell’astrazione

Le sue influenze principali possono essere rintracciate nell’espressionismo e nel realismo, che incontrò durante lo sviluppo della sua personalità artistica, ma lo stile di Käthe Kollwitz resta fortemente individuale, con una forza comunicativa che sembra emergere più di tutto dal desiderio di dar voce alla sofferenza, mettendo al centro le donne e la classe operaia. I suoi ritratti femminili, spesso autoritratti, riflettevano le sfide che le donne affrontavano nel mondo artistico dell’epoca e nella società in generale. La sua pittura naturalistica si distingueva in un periodo in cui l’astrazione stava emergendo progressivamente, scegliendo di catturare esperienze umane universali con profonda forza emotiva attraverso dettagliate linee e contrasti forti.

Opera “Autoritratto, voltata un po’ verso sinistra”
Käthe Kollwitz, circa 1893.
Foto: Käthe Kollwitz, CC0, via Wikimedia Commons

La vita entra nell’arte: la storia di Käthe Kollwitz

Nata Käthe Schmidt, il 8 luglio 1867 nella città prussiana di Königsberg (oggi Kaliningrad, Russia), fu incoraggiata dal padre a seguire le proprie inclinazioni artistiche, studiando fin da giovanissima con l’artista Rudolf Mauer. Più avanti frequentò l’Accademia femminile dell’Associazione delle artiste di Berlino, interessandosi in modo particolare alle opere grafiche e alle incisioni di Max Klinger.

Dopo il matrimonio, nel 1891, si traferì a Berlino, dove visse con il marito in un appartamento a Prenzlauer Berg. Nel 1892 nacque suo figlio Hans e nel 1896 il secondogenito Peter. Dal 1898 al 1902/1903 fu insegnante presso l’Accademia femminile dell’Associazione delle artiste di Berlino. La sua carriera era avviata e i riconoscimenti iniziavano ad arrivare.

Opera “Scena di strada e testa d’infante”
Käthe Kollwitz, 1892
Foto: Artist : Käthe Kollwitz (1867-1945) / photo Ji-Elle, Public domain, via Wikimedia Commons

Kollwitz si fece notare alla Grande Esposizione d’Arte di Berlino del 1898, alla quale partecipò con una serie di acqueforti dal titolo “Ein Weberaufstand” (in italiano nota come “La rivolta dei tessitori”). L’ispirazione veniva dall’opera teatrale Die Weber (“I tessitori”, appunto) di Gerhart Hauptmann.

Il lutto, la politica, la resistenza

La vita di Käthe Kollwitz ci è nota soprattutto per la sua opposizione al nazionalsocialismo, che però, in questa fase, non era neppure in nuce. Le sofferenze che tanto influirono sulla sua sensibilità e anche sulla sua produzione artistica, in realtà, iniziarono molto prima. La perdita del figlio durante la Prima Guerra Mondiale, ad esempio, fu l’evento devastante che la portò a esplorare per tutta la vita il tema del lutto. Anche nella clinica medica per lavoratori e persone bisognose del marito, il medico Karl Kollwitz, Käthe trovò più volte ispirazione, imparando a conoscere moltissime sfumature del dolore e della privazione. La morte del figlio non fu per lei solo una fonte di dolore personale insanabile, ma anche l’occasione del suo primo contatto con gli ideali pacifisti e il socialismo.

A lui dedicò la scultura “Genitori in lutto”, realizzata tra il 1914 e il 1932, e oggi conservata nel cimitero di guerra di Vladslo.

Käthe Kollwitz.
Foto: Hugo Erfurth, PDM-owner, via Wikimedia Commons

Era inevitabile che Käthe Kollwitz diventasse un’artista incline alla critica sociale, che utilizzava le sue opere per denunciare le condizioni di fame e miseria nelle quali vivevano le fasce più povere della popolazione, ma anche per esplorare la condizione sconfortante della solitudine umana.

Dopo l’assassinio di Karl Liebknecht, Kollwitz gli dedicò una xilografia. Fece parte anche del Deutscher Künstlerbund (l’associazione degli artisti tedeschi) e dell’organizzazione di artisti Berliner Secession.

Ho sentito che non avevo il diritto di ritirarmi dalla responsabilità di sostenere una causa. È mio dovere dare voce alle sofferenze degli uomini, alle sofferenze senza fine che si accumulano sulle montagne.

Sebbene non fosse legata a un partito, si considerava socialista e sostenne l’appello della Lega Internazionale di Lotta Socialista per la cooperazione tra il Partito Comunista Tedesco (KPD) e il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) per l’opposizione al nazismo. Era inevitabile che questa scelta la mettesse in conflitto aperto con il regime nazionalsocialista emergente.

Käthe Kollwitz
Opera “Hans Kollwitz”, Käthe Kollwitz, circa 1904.
Foto: Artist : Käthe Kollwitz (1867-1945) / photo Ji-Elle, Public domain, via Wikimedia Commons

Nel 1933, Käthe Kollwitz fu costretta a dimettersi dall’Accademia Prussiana delle Arti e a lasciare la sua posizione di direttrice del corso di grafica a causa della sua firma sull’Appello Urgente per la costruzione di un fronte operaio unito contro il nazionalsocialismo. Questo fu solo l’inizio dei suoi problemi con il regime.

Nel 1936, le opere di Kollwitz furono rimosse dalla mostra “Seconda mostra giubilare in occasione della ricorrenza del 150° anniversario delle mostre accademiche degli scultori berlinesi da Schlüter a oggi,” su ordine del ministro prussiano della Cultura Bernhard Rust, il che equivaleva a un divieto ufficiale di esposizione.


arte degenerata

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Nel 1937, le sue opere furono confiscate da varie collezioni comunali e musei in diverse città tedesche nell’ambito della campagna contro la cosiddetta “Arte Degenerata“. Queste opere furono consegnate a mercanti d’arte per essere vendute sul mercato internazionale.

Nonostante le difficoltà causate dalla sua opposizione al regime nazista, Käthe Kollwitz non smise mai di lavorare in silenzio, esponendo solo in forma limitata. La sua compassione per i bisognosi le ha guadagnato fama internazionale negli anni, specialmente dopo la caduta del regime. Il suo lavoro è associato a immagini di madri in lutto, bambini sofferenti e la rappresentazione del dolore e della morte in generale.

Opera “Pierre Noire su carta”
Käthe Kollwitz, circa 1900.
Foto: Käthe Kollwitz, Public domain, via Wikimedia Commons

Kollwitz è stata una sperimentatrice instancabile, che ha mescolato diverse tecniche di stampa per ottenere risultati straordinari. Morì il 22 aprile 1945 a Moritzburg, vicino a Dresda, poco prima della fine della guerra.

Le sue parole rimangono un monito potente ancora oggi: “Ho sentito che non avevo il diritto di ritirarmi dalla responsabilità di sostenere una causa. È mio dovere dare voce alle sofferenze degli uomini, alle sofferenze senza fine che si accumulano sulle montagne.”

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