L’amore proibito tra una donna ebrea e la moglie di un nazista

donna ebrea
La storia di Lilly e Felice ispirò un libro e un film

Conoscete la storia d’amore fra la moglie di un nazista e una donna ebrea? Probabilmente avete visto o sentito nominare il film che è stato ispirato dall’esperienza di Elisabeth “Lilly” Wust e Felice Schragenheim. Il film, Aimée & Jaguar, è a sua volta tratto dall’omonimo libro di Erica Fischer, frutto delle dichiarazioni di Wust, ma anche di testimonianze e dichiarazioni di contemporanei.

Il film, ovviamente, fu romanzato, mentre il libro contiene lettere e foto che dovrebbero restituire un’immagine più fedele del rapporto fra Lilly “Aimée” e Felice “Jaguar”.

La vita tranquilla di Lilly Wust

Nata Charlotte Elisabeth Kappler, Lilly non era precisamente nazista. Però era una donna negli anni ’30 e non era animata da un particolare spirito ribelle, ragion per cui condusse la vita che la società si aspettava. Nata e cresciuta a Berlino, nel 1934 divenne la signora Wust, sposando Günther, un impiegato di banca ed entusiastico seguace del regime. I genitori di Lilly non furono contenti: da ex membri del partito comunista tedesco e non vedevano di buon occhio i nazisti.

Lilly, come molti berlinesi non ebrei, continuò a condurre una vita abbastanza normale anche all’inizio della guerra e non si preoccupò troppo di quanto le accadeva intorno. Anche quando Günther si arruolò nella Wermacht le cose non cambiarono molto: l’uomo era in una posizione poco pericolosa e poteva tornare spesso a casa. Non che a Lilly importasse più di tanto: i coniugi Wust non si amavano e non erano felici. Nessuno dei due era fedele.

Dal matrimonio nacquero comunque quattro figli (si sospetta che l’ultimo fosse il frutto di una relazione extraconiugale), il che valse a Lilly la “croce d’onore delle madri”, un’onorificenza che il regime riconosceva alle donne che davano figli maschi alla patria.

Le cose, per Lilly, cambiarono nel 1942 e la colpa, indirettamente, fu di un alto ufficiale nazista. A novembre di quell’anno, Alois Brunner, segretario personale di Adolf Eichmann arrivò a Berlino con la missione di sbarazzarsi della popolazione ebraica rimasta nella capitale. In soli tre mesi, Brunner fece deportare 56.000 ebrei. Naturalmente, la sua presenza spinse moltissimi a tentare di scappare o di camuffare la propria identità. Una di questi fu Felice Schragenheim.

La tramite per la conoscenza fra Lilly e Felice fu Inge Wolf, che lavorava come domestica presso i Wust ed era, in segreto, una feroce oppositrice del regime. L’incontro avvenne in un caffè, dove Felice si presentò con il cognome “Schrader” e, stando a quanto emerge dal libro, l’attrazione fu immediata.

Felice Schragenheim: la donna ebrea che resisteva ai nazisti

Felice, proveniente da una famiglia ebrea della classe media, era cresciuta in una Germania sempre più ostile. I suoi genitori morirono giovani e gli altri membri sua famiglia fecero di tutto per lasciare il paese a causa delle crescenti pressioni e persecuzioni. Felice non ci riuscì e avrebbe voluto terminare gli studi, ma la cosa si rivelò impossibile dopo la Notte dei Cristalli, quando gli ebrei furono esclusi da tutte le scuole e università pubbliche. La ragazza non si scoraggiò e riuscì a cambiare identità e trovare lavoro, nascondendosi alla deportazione.

La ragazza non era preoccupata solo di salvare se stessa, ma faceva parte di una rete di donne coraggiose che lavoravano segretamente per aiutare altri ebrei a sopravvivere e a fuggire. Della stessa rete faceva parte Inge Wolf. Lilly, inizialmente senza saperlo, ne diventò parte: nel suo spazioso appartamento si riunivano sempre più spesso le donne del circolo di Inge e Felice.

Dopo il primo incontro, infatti, Felice prese l’abitudine di andare ogni giorno a prendere Inge al lavoro e ogni volta si tratteneva un po’ di più, senza nascondere il suo interesse per Lilly. Quest’ultima non sapeva di star perdendo la testa per una donna ebrea. Piano piano arrivarono le altre.

La nascita di un amore impossibile

L’attrazione tra Felice e Lilly cresceva ogni giorno. Felice era affascinata dal fatto di poter attirare l’attenzione di qualcuno così vicino all’ideologia nazista, mentre allo stesso tempo nutriva un sincero affetto per Lilly. La loro relazione fiorì nel segreto, mentre l’appartamento berlinese diveniva, a insaputa di Lilly, un luogo di ritrovo per gente ostile al regime.

Felice corteggiava Lilly con Fiori e poesie, senza però rivelarle la propria identità né quella delle altre donne.

La situazione precipitò nel 1943, quando Goebbels annunciò la cosiddetta “guerra totale”. Il suo regalo di compleanno per Hitler sarebbe stata la completa scomparsa degli ebrei da Berlino.

A quel punto, Felice fu costretta a lasciare Berlino a nascondersi in montagna. Lilly non capiva il perché di quella improvvisa scomparsa, ma le lettere d’amore, che continuavano ad arrivare, la rassicurarono. Poi, però, Lilly finì in ospedale per una brutta infezione. Durante le settimane del suo ricovero, Felice riuscì a tornare a Berlino e andò immediatamente a trovarla. Nel diario di Lilly si legge che quella fu l’occasione del loro primo bacio. L’amore, ormai, era dichiarato, ufficiale, se non proprio alla luce del sole almeno non più implicito.

Quando Lilly fu dimessa, le due donne celebrarono addirittura una cerimonia nuziale segreta, sigillando i propri voti con il rossetto. Il sig. Wust, nel frattempo, era stato trasferito al fronte e Felice andò a vivere con Lilly in casa sua, ufficialmente come governante. Lilly, però, non capiva le frequenti fughe e assenze della compagna, sempre più terrorizzata dal rischio della deportazione. Nel corso di una lite, durante la quale Lilly minacciò di cacciare Felice da casa, Felice le rivelò finalmente la sua vera identità: era una donna ebrea e i nazisti stavano interrogando le sue amiche.

Chi passa per Schmargendorf, a Berlino, potrebbe calpestare una “Stolperstein” dedicata alla donna ebrea che sposò la moglie di un militare della Wehrmacht.
Foto: OTFW, Berlin, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

È ancora una volta il diario di Lilly a dirci che, dopo questa rivelazione, il loro legame divenne ancora più forte. Lilly iniziò a sostenere consapevolmente e con entusiasmo le attività clandestine di Felice. La cerchia di Felice, tuttavia, guardava ancora con diffidenza Lilly, per il suo status di moglie di un nazista convinto e il suo passato da simpatizzante.

Paradossalmente, quello fu il periodo più felice per le due donne, che condivisero una casa, crescendo insieme i figli di Lilly. Nell’estate del 1943 Lilly chiese il divorzio dal marito, ottenendolo a ottobre. Günther morì sul fronte orientale. L’idillio durò circa un anno e mezzo.

La fine del sogno

Nell’estate del 1944, essere ebrei a Berlino e restare vivi era diventato quasi impossibile, tanto che la maggior parte delle amiche di Felice fuggirono o tentarono di fuggire. Felice, però, scelse di rimanere, forse per continuare a lottare, forse per amore. La scelta le fu fatale.

La polizia dava la caccia ormai da tempo a quella donna ebrea che era sparita a un passo dalla deportazione. Nell’agosto del 1944, fu arrestata dalla Gestapo, che aveva atteso il suo ritorno nel loro appartamento. Le due donne avevano deciso infatti di passare una giornata nelle campagne fuori Berlino: un’assurda parentesi di sole e di bellezza, nella natura, nel bel mezzo della guerra. Non è ancora chiaro come la Gestapo avesse scoperto l’identità di Felice. Anche Lilly fu presa in custodia, ma fu poi lasciata andare, nonostante le minacce. Essere una donna ariana detentrice della croce d’onore delle madri tedesche, dopo tutto, contava ancora qualcosa.


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Lilly riuscì perfino a visitare Felice nel suo primo luogo di detenzione e la seguì fino al campo di Theresienstadt, dove cercò invano di ottenere il diritto di visitare sua moglie. Le due non si videro mai più. Felice fu trasferita ad Auschwitz nel settembre 1944 e da lì al campo di concentramento di Gross-Rosen, dal quale non tornò. Non si sa se sia morta nel campo o nella “marcia della morte” che ne seguì l’evacuazione, nel marzo del 1945. Il 14 febbraio 1948, Felice fu dichiarata morta dal tribunale distrettuale di Charlottenburg e la data di morte fu fissata al 31 dicembre 1944.

A giudicare dalle annotazioni sul diario e da un tentativo di suicidio documentato, Lilly fu devastata dalla notizia.

Nel 1950, si risposò con un uomo che nel suo diario descrisse come poco attraente e indifferente e che si dimostrò anche violento. Divorziò un anno dopo, non prima di aver tentato un’altra volta il suicidio.

Oltre a Felice, Lilly Wust tentò di aiutare altre tre donne ebree, che nascose nel suo appartamento fino alla fine della guerra. Questi sforzi le valsero in seguito la Croce Federale al Merito con Nastro della Repubblica Federale Tedesca nel settembre 1981, nonché, nel 1999 il titolo di Giusta fra le Nazioni.

Il libro sulla sua storia uscì nel 1994, dopo l’incontro fra Wust, allora quasi ottantenne, e la scrittrice Erica Fischer. Il film fece seguito nel 1998.

Alla morte Lilly lasciò tutto il suo patrimonio, compreso il diario, al Museo ebraico di Berlino dopo la sua morte. Morì nel 2006.

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Sulla tomba di Lilly Wust è inciso anche il nome di Felice Schragenheim, anche se il suo corpo non è mai stato trovato.
Foto: Eigenwerk, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

L’ombra del sospetto

Un’unica voce mise in dubbio la storia fra Lilly e Felice. Nel 2008, 14 anni dopo la pubblicazione del libro, un’ex amica di Felice, Elenai Predski-Kramer, espresse pubblicamente il sospetto che fosse stata Lilly a denunciare Felice alla Gestapo, per denaro. Motivò il sospetto con il fatto che Felice avesse redatto un atto di donazione a favore della moglie proprio tre settimane prima della sua deportazione e il fatto che la Gestapo fosse in possesso di una foto di cui esistevano solo tre copie, una delle quali sarebbe stata in possesso di Lilly Wust. Va detto che tanto il documento della donazione quanto la foto erano state già condivise da Lilly con Fischer, nella preparazione del libro. Le accuse non sono mai state confermate.