Sahra Wagenknecht pensa a un nuovo partito: cosa aspettarsi?

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Sahra Wagenknecht Foto: EPA-EFE/OMER MESSINGER

Sahra Wagenknecht e la Linke continuano ad allontanarsi. La controversa esponente del partito, moglie dell’altrettanto controverso Oskar Lafontaine, ha infatti dichiarato che non si ricandiderà con la sinistra tedesca. In un’intervista al quotidiano Rheinpfalz, ha infatti dichiarato di volersi ritirare dalla politica, dopo la fine della legislatura, e di voler lavorare soprattutto come pubblicista e come autrice di libri.

Fine di una carriera politica? Non necessariamente. Wagenknecht, ha infatti incluso, tra le opzioni, anche una terza possibilità, se “si presenterà qualcosa di nuovo dal punto di vista politico” ha commentato. Alla domanda sull’eventualità che possa fondare un nuovo partito, ha risposto dicendo che “se ne parla in molti contesti”.

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Sahra Wagenknecht © Superbass / CC BY-SA 4.0 (via Wikimedia Commons), CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Quali sono questi contesti e a chi intenderà rivolgersi Wagenknecht, se e quando deciderà di iniziare una nuova avventura politica? L’esponente della Linke ha aggiunto che molte persone non si sentono più veramente rappresentate da nessuno degli attuali partiti, considerazione che potrebbe confermare l’intenzione di creare qualcosa di totalmente nuovo, ma cosa?

La crisi tra Wagenknecht e la Linke è sempre più profonda

La crisi del rapporto tra la Linke e questa nota esponente, tanto famosa quanto latrice di posizioni spesso problematiche, si è aggravata progressivamente.

Deputata al Bundestag dal 2009, è stata per diversi anni co-capogruppo del partito in parlamento. Con il tempo, però, ha accumulato un numero sempre maggiore di detrattori. Prima per il lancio del movimento Aufstehen, accusato di creare ulteriori divisioni interne alla sinistra e di inseguire il populismo sovranista sul terreno delle politiche anti-immigrazione, poi per gli attacchi alle politiche di contenimento del Coronavirus e per le posizioni assunte in generale durante alla pandemia e recentemente, infine, per le posizioni sul conflitto in Ucraina e per il “Manifesto per la pace”, scritto e firmato insieme ad Alice Schwarzer.

Alice Schwarzer
Alice Schwarzer. Tohma, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

A segnare il distacco della Linke da quest’ultimo appello, hanno contribuito due fattori: la mancanza di una netta presa di posizione contro l’invasione russa (Putin non viene quasi mai neanche nominato, nelle esternazioni pubbliche di Wagenknecht, senza contare le ambigue dichiarazioni rese nel recente talk show “Hart aber fair”) e il fatto di non aver preso sufficientemente le distanze dagli estremisti di destra che condividono le stesse posizioni.

All’inizio, ad esempio, Wagenknecht e Schwarzer avevano respinto la richiesta di AfD e dei Reichsbürger di partecipare alla manifestazione tenutasi a Berlino a seguito della diffusione del “Manifesto per la pace”. In seguito, però, la posizione era stata “ammorbidita”, con un invito esteso a “chiunque avesse a cuore la pace”. Non a caso, alla manifestazione di Wagenknecht e Schwarzer si sono uniti anche esponenti di AfD, come Jörg Urban, senza contare le recenti dichiarazioni di “vicinanza” espresse da Björn Höcke, leader dell’ala estremista di AfD.


Björn Höcke

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Questo ripropone la domanda posta all’inizio: se Wagenknecht  darà vita a un nuovo partito, cosa ci si dovrà aspettare? Un soggetto politico nuovo e imprevedibile, l’ennesima declinazione del populismo “né destra né sinistra” neanche troppo nuovo in Europa, oppure un’esperienza “rossobruna”, che non osa ancora pronunciare il suo nome?

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