Gassi al triangolo di Lenné, storia di un angolo di Berlino sospeso fra due mondi

di Paolo Brasioli

Di Merlin, Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli

Hallo meine Freunde…come sapete das Dreieck, ovvero il triangolo è una forma dinamica, direzionale, vivace, che richiama ed impone attenzione! Ed oggi vado a fare il mio Gassi, la mia passeggiata qui a Berlino Mitte, dove c’era un territorio a forma di triangolo molto particolare che appunto fu dinamico luogo di eventi di estrema, epocale attenzione, legati alla storia del non facile contatto tra le due Germanie, divise da quella imponente ed incombente opera di demarcazione che è stata il Muro di Berlino: il Triangolo di Lenné!

Il problema del confine incerto

Una delle particolarità topografiche di questa opera era che in alcuni tratti essa non si trovava esattamente sulla linea di demarcazione ufficiale e precisa del confine. Per ragioni logistiche, economiche ed opportunità varie infatti, in alcuni punti la frontiera vera si trovava qualche metro davanti al muro, e in alcuni punti anche molto più lontano. Questo faceva sì che delle zone appartenenti a Berlino Est si trovassero di fatto nel territorio di Berlino Ovest! Curioso, eh?


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Il Triangolo di Lenné

Bene proprio in mezzo alla città, qui a Potsdamer Platz al limitare del Tiergarten c’erano circa quattro ettari di terreno, a forma di triangolo, delimitati da tre strade (Bellevuestraße, Ebertstrasse e dalla Lennéstraße), che appunto diede il nome a questo luogo conosciuto come “il triangolo di Lenné”!

Esso era stato solo e semplicisticamente recintato e di fatto era rimasto, fuori dal muro, abbandonato a se stesso fin dal 1961. Quindi, sulla sua incolta superficie, si era sviluppato un ecosistema che raccoglieva preziosamente, dopo lo sconvolgimento del conflitto, esemplari superstiti e spontanei di flora e fauna tipica del Brandeburgo che invece erano quasi scomparsi, altrove. Fantastisch!

Certo, il triangolo di Lenné non era l’unica superficie tedesco-orientale al di fuori del muro, ma con la sua posizione e dimensione era sicuramente la più ambita, per scopi edilizio-speculativi e urbanistico-viari, da parte dell’amministrazione di Berlino Ovest!

Cosi iniziarono serrate trattative, interessanti soprattutto nell’ottica tecnico-burocratica, tra le due giurisdizioni opposte, per arrivare ad un coerente e condiviso passaggio di proprietà. Ed ecco che, nel marzo 1988, le autorità amministrative di Berlino Est e il Senato di Berlino Ovest si accordarono su uno scambio di terreni, in seguito al quale il triangolo di Lenné sarebbe diventato territorio di Berlino Ovest il primo luglio di quell‘anno!

Questo innescò immediatamente una serie di reazioni popolari. Tra i primi ci furono gli ecologisti che, preoccupati di perdere per sempre questa vera primizia di vita naturale, occuparono fisicamente l’area.
A seguire, però, arrivarono anche altri giovani, punk e fricchettoni che erano stati appena evacuati da un altro vicino campo.

Uno spazio fuori dalle leggi, nel cuore della città

A fine maggio il triangolo di Lenné fu proclamato rechtsfreier Raum (territorio al di fuori del diritto),e ribattezzato triangolo Kubat, in ricordo di un giovane che, si era suicidato per protesta in carcere un anno prima.
Sorse celermente e spontaneamente un villaggio di baracche, caravan e capanne, la cui vita, campestre, era sospesa, vista proprio la particolarità temporale gestionale, tra la guardiania impotente della Polizia della RDT e quella attonita della DDR.

Il triangolo di Lenné era un vero “caso” che sicuramente avrebbe avuto una non prevedibile svolta il primo di luglio, proprio sotto i riflettori internazionali della stampa, che era in città per seguire le manifestazioni della Kulturstadt Europas.

In questo clima, a metà giugno, gli spavaldi occupanti ne approfittarono per farsi notare e per partecipare, in qualche modo, agli epici concerti dei Pink Floyd e di Michael Jackson davanti al Reichstag!

La fine del Triangolo di Lenné

Poi, con ancora gli echi della musica nell’area, solo il giorno dopo la fine degli epici spettacoli musicali, incurante delle proteste della DDR, la polizia di Berlino Ovest bombardò pesantemente il triangolo di Lenné con gas lacrimogeni. Ne segui, nell’aria appestata e fumosa, la reazione degli assediati con lanci di molotov, pietre, biglie di ferro…ed una sortita nella quale distrussero gran parte della recinzione metallica.

Ma ovviamente il loro destino era segnato e nulla poterono i coraggiosi rinforzi arrivati nella notte tra il 30 giugno!
Infatti, forti della avvenuta legittimazione burocratica, all’alba del primo luglio, i corazzati occidentali sfondarono le barricate e i potenti getti degli idranti dispersero gli assediati che, per salvarsi, si dileguarono! Ed ecco che alcuni di loro, usando scale di fortuna, scavalcarono il muro effettivo di cemento, e si rifugiarono a Berlino Est.

Fu questa la più eclatante fuga della storia del muro, anche se episodica e momentanea, di un gruppo numeroso di persone, da Berlino Ovest verso Berlino Est. Preme ricordare che poi, incredibilmente, poco più di un anno dopo il muro cadde definitivamente!

Negli anni a seguire, più recentemente, su questo terreno sorsero grattacieli e svettanti edifici con alberghi, appartamenti, uffici e locali lussuosi.

Attualmente solo un geometrico e curatissimo giardino, dal lato verso il Sony Center, dalla forma allungata e costituito da settori triangoli estremizzati, scavati in muri di granito rosso, è l’unica memoria della storica spianata del triangolo di Lenné.

Questo luogo é dedicato alla intellettuale berlinese Henriette Herz, il cui salotto animò la scena culturale cittadina tra la fine  del ‘700 e i primi dell’800.

Certo, oggi è difficile immaginare, immersi come si è nell’intenso e dinamico viavai della città, tra shopping, affari e turismo, quello che fu, al limitare del bosco del Tiergarten, questa terra triangolare, questa selvaggia landa pianeggiante, rimasta mirabilmente sospesa ed immobile per 27 anni tra due mondi! Tschüss!


L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura

Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.

Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.

Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.

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