Che ne sarà di Tempelhofer Feld? Due sono le proposte principali

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di Alessia Del Vigo

Tempo di elezioni europee (Europawahl) e di vecchi referendum. Cinque anni fa gli abitanti di Berlino furono chiamati ad esprimersi in merito alle sorti di una delle istituzioni del tempo libero e dello scenario contemporaneo berlinese: Tempelhofer Feld, ovvero l’area esterna del fu aeroporto di Tempelhof.

Da quel maggio del 2014, quando circa il 65% dei berlinesi si espresse contro il progetto di un ennesimo blocco composto da unità abitative e commerciali addolcito da una biblioteca pubblica, sono nati gruppi di discussione e progetti, culminati nel serbatoio di idee fortemente voluto dal Senato e chiamato “Leitlinien Workshop“, che ha raccolto idee e suggerimenti sulla piattaforma meinberlin. Questa decisione collettiva ha stabilito che l’edificio principale del complesso di Tempelhof debba venire destinato ad attività culturali, artistiche e creative, con il 78% delle preferenze.

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Si è sempre cercata una consistente partecipazione dei cittadini sul tema, ma è vero anche che più un progetto aspira ad ampliare il bacino dei propri partecipanti e più tenderà ad andare per le lunghe e Tempelhofer Feld dimostra di non fare eccezione. Tanto che, oltre ai progetti a sfondo culturale, artistico e ricreativo per l’edificio principale del vecchio aeroporto, arrivano proposte come quella recentemente mossa dalla CDU, che sostiene sia necessario convertire il resto degli locali del blocco in spazi commerciali, per tamponare l’innalzamento dei prezzi dell’attuale mercato immobiliare berlinese. La CDU si impegna a favorire lo sviluppo di piccole e medie imprese e attività commerciali, sostenendo appunto l’importanza di un’offerta di spazi a prezzi sostenibili.

Che succederà a Tempelhofer Feld? C’è chi sostiene sia necessario, o quanto meno auspicabile, procedere a un nuovo referendum, perché cinque anni sono troppi e i cittadini potrebbero aver cambiato idea in merito alle sorti del parco. E come sempre accade, a Berlino tutto cambia, in un eterno movimento, che tende sempre a conservare un pizzico di ciò che era.