Berlino è femmina. Dominique, da dominatrice a proprietaria dell’Insomnia

dominatrice
Foto di Yoran Nesh

di Valentina Risaliti

Lo sa bene chi ci vive: Berlino è una città spregiudicata, libera, un potpourri di opinioni e culture, capaci di convivere pacificamente in quella che è probabilmente, a oggi, la capitale più viva e interessante d’Europa.

Ma la storia di Berlino non si ferma alla tolleranza culturale. Il suo è anche un percorso di emancipazione sessuale, di esplorazione disinibita di libido e fantasie. D’altronde, era così anche negli anni ’20, i Goldene Zwanziger, gli anni d’oro che valsero alla città la nomea (e a ragione) di paradiso libertario e libertino. Gli anni in cui, per intendersi, l’omosessualità era socialmente accettata, al punto che si contavano una trentina di periodici gay, tra mensili e settimanali, e i siparietti fortemente sessuali dei Kabarett erano spesso un pretesto per fare satira politica.

In quegli anni Berlino seppe affermarsi come modello di apertura e tolleranza per il mondo intero. Poi però arrivarono la crisi economica e il nazismo e, purtroppo, la città visse una battuta d’arresto e molto di più.

Nonostante gli anni drammatici che seguirono quell’era a dir poco avanguardistica, oggi la Berlino della riunificazione ha certamente riacquisito un ruolo pionieristico nella promozione di una sessualità inclusiva, libera e disinibita, offrendo una lunga serie di attività indirizzate a chi voglia esplorare le proprie fantasie o avvicinarsi ad ambienti sessualmente, per così dire, “meno convenzionali”.

E una delle scene più interessanti in questo senso è senza dubbio quella dei sex club, locali che in Italia potrebbero essere definiti, forse in maniera un po’ riduttiva, “per scambisti”, ma che qui nella capitale tedesca assumono un significato completamente nuovo e diverso, divenendo meta notturna di persone di ogni tipo: dal neofita al fetish enthusiast, dal turista al residente in cerca di una serata alternativa.

Foto di Yoran Nesh

Uno dei locali più celebri sulla scena, in questo senso, è certamente l’Insomnia, un mix tra lo storico Studio54 di New York e un party orgiastico in perfetto stile antico romano – come ama definirlo Dominique, fondatrice e proprietaria del club dal 2006.

La storia di questa donna è avvincente, poiché si tratta del tipico esempio in cui la professione si accompagna a una vera e propria missione di vita totalizzante. Ho iniziato come dominatrice a 18 anni – mi spiega Dominique da uno dei divanetti del suo locale – Sai, è stata mia madre a insegnarmi quest’arte. Avevo uno studio e ogni settimana organizzavo dei piccoli party per i miei clienti. Ma quelli erano anche gli anni ’90, gli anni della techno e dei rave, e io me ne innamorai completamente. Con i colleghi andavamo spesso al KitKatClub a ballare e così decisi di iniziare a organizzare le mie feste proprio lì.

L’illuminazione, Dominique, l’ebbe in una notte magica, come spesso accade, trascorsa con il suo compagno di allora, nonché padre di suo figlio, che di lì a poco sarebbe nato.
Dopo una serata speciale, ci ritrovammo in camera e accendemmo la tv. Erano gli anni di MTV e l’emittente stava trasmettendo in quel momento un video dei Faithless, “Insomnia”, per l’appunto. Ebbi la sensazione che quel brano fosse emozione liquida allo stato puro e allora decisi che avrei chiamato le mie feste allo stesso modo, una sorta di tributo al popolo della notte. Era il 1996…

I parties organizzati da Dominique divennero rapidamente popolari, tanto che la serata fu spostata dal mercoledì al venerdì. La parte più interessante del mio lavoro – mi racconta – è sempre stata quella di costruire uno spazio magico, un sogno lucido, che dura una notte e che poi scompare quando si fa mattina, come se nulla fosse accaduto.

Il successo delle serate Insomnia portò in seguito Dominique ad ampliare i propri orizzonti.
Iniziai a collaborare con la trasmissione “Wahre Liebe”, condotta da Lilo Wanders. In quegli anni si faceva ancora educazione sessuale in tv. Per loro feci un’ottantina di reportages sul mondo del sesso. Dopodiché mi dedicai alla pornografia soft-core, da dietro le telecamere, e iniziai a sviluppare le mie performance teatrali.

Foto di Yoran Nesh

Non solo feste, dunque, per Dominique, ma un impegno nei confronti della sessualità a 360 gradi, che l’ha portata dal gestire una scuola per dominatrici a occuparsi di terapia sessuale e PNL, dall’aprire un club notturno a sviluppare un concept che unisce stage performance ed erotismo.
Nella mia vita ho capito che ci sono milioni di modi di avere a che fare col sesso – mi spiega – e siccome tutto ha una data di scadenza, sono sempre portata ad ampliare i miei orizzonti. Quando avrò 60 o 65 anni non mi vedo probabilmente a gestire un locale notturno, ma non stento a pensarmi nel ruolo di terapista sessuale.

Infine, come spesso accade in questi ambienti, la professione si è tradotta anche in attivismo e azione politica.
Lo sviluppo di una cultura del sesso può avvenire solamente in una società fortemente democratica e tollerante – mi spiega Dominique – ma simili equilibri sono estremamente fragili, come lacca in superficie, capace di incrinarsi da un momento all’altro. Ad esempio, la nuova legge tedesca in materia di prostituzione rappresenta almeno cinque passi indietro verso questo percorso di emancipazione sessuale. Un’altra minaccia è rappresentata dalla mancanza di un piano di educazione per chi viene da Paesi in cui il sesso rappresenta ancora un tabù. Se l’emancipazione sessuale fa parte della nostra cultura, allora bisognerebbe insegnare anche questo aspetto a chi si ritrova improvvisamente catapultato in una realtà molto diversa da quella di origine.
In culture in cui donne e uomini sono fortemente divisi o hanno contatti sporadici, non si sviluppano gli strumenti necessari a saper gestire la sessualità in modo sano e rispettoso (soprattutto della donna). Il fatto che simili corsi non siano inclusi nei progetti sociali, la dice lunga su quanto la pratica di una libera sessualità sia davvero socialmente accettata nel nostro sistema.

Sessualità come strumento di guarigione, dunque, e tentativo di creare spazi in cui imparare a trattare con la propria energia sessuale. Adesso vogliamo portare le nostre feste anche fuori Berlino – mi racconta con entusiasmo Dominique – il prossimo appuntamento sarà ad Amburgo il 19 di maggio al Club Haus St. Pauli.

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VALENTINA RISALITI è una reporter e video-maker, da sempre legata ai temi del femminismo, della difesa dei diritti delle donne e al rispetto dell’ambiente.  Ha studiato filosofia, giornalismo e antropologia, e ama riconoscersi nelle parole delle grandi donne del passato. Oggi vive a Berlino, dove tra un libro di Patti Smith e uno di Simone de Beauvoir, si dedica a diversi progetti.  www.valentinarisaliti.com / Twitter: ValentinaRisal