Benvenuti a Berlino, la Mecca che si sta “borghesizzando”

Berlin_Fernsehturm

di Giuseppe Colucci

La Mecca. È proprio questa la metafora adatta a definire Berlino come meta sempre più gettonata di pellegrinaggio dei giovani di tutt’Europa.

In comune con la città simbolo dell’Islam, la capitale tedesca ha quel sottofondo di presa in giro, di convinzione da passaparola, di fiaba priva di riscontri nella realtà, di cui ogni religione del mondo si nutre e con cui si autoalimenta.

Ogni meta di pellegrinaggio, infondo, nasconde dentro di sé una fregatura. Ogni posto magico, infatti, guadagnatosi l’appellativo di “meta di pellegrinaggio”, perde tutta la propria magia nel momento in cui diventa destinazione mainstream di orde di persone alla ricerca di qualcosa che manca loro nel luogo d’origine.

E così Berlino, terra promessa per decine di migliaia di artisti, musicisti, giovani tedeschi squattrinati negli anni Novanta, poi destinazione di alcune delle menti creative più fini d’Europa e del mondo durante i primi anni Duemila, è divenuta oggi la capitale europea più visitata dai turisti, la città in cui qualunque giovane senza futuro del Sud Europa intende trasferirsi per seguire l’hype e la moda del momento, l’hub startup per eccellenza su cui giovani imprenditori – che meritino o meno tale appellativo – decidono di puntare tutto, nonché la capitale della musica elettronica verso cui tribù di italiani, spagnoli, americani, francesi (e la lista potrebbe continuare all’infinito) si scagliano pur sapendo che in nove casi su dieci saranno rimbalzati all’ingresso da tutti i migliori club della città. Perché se c’è una cosa che ai berlinesi di Berlino proprio non piace sono proprio i nuovi arrivati.

Ora, che sia giusto giudicare oppure no, chissà a chi spetta dirlo. Che berlinese ci si possa sentire dopo aver passato un anno a Berlino è possibile, che sia patetico attaccare, snobbare, deridere, disprezzare – dopo aver passato qualche anno qui – quanti, con un tempismo peggiore del nostro, provano la medesima avventura quando il mercato è già saturo, è invece cosa certa.

I posti magici, particolari, speciali non lo sono per sempre. Roma, nell’arco di secoli è stata il fior fiore della cultura, architettura, arte e creatività dell’intero continente, mentre oggi è una città in decadenza. Allo steso modo, Berlino ha avuto i suoi anni d’oro, ruggenti, trasgressivi, che ne hanno fatto un esperimento unico al mondo nel suo genere, ma quest’epoca sta per finire, lasciando il passo alla normalità. Certo, si tratta di un processo graduale, anche se sta accelerandosi negli ultimi 2-3 anni. Berlino è ancora un posto affascinante, diverso in molti aspetti da qualunque capitale europea, se non mondiale. Ma tutto ciò pian piano sta appassendosi, cedendo il passo, appunto, alla normalità.

E non solo alla normalità di affitti alti e fuori controllo, ma a quella dei cantieri, dei progetti sontuosi, dell’obbligo di dover crescere, dopo essere stata per due decenni il malato d’Europa, il bambino che i parenti sono costretti a viziare dopo aver trascorso un’infanzia difficile, piena di shock. Berlino è un teenager alternativo che crescendo si “borghesizza”. Che vi piaccia o no. Chi ha qui già il suo posto al sole ci resti e continui a goderne, chi è in cerca di un paradiso afferrato e già perduto, allora parta in cerca di lidi più idonei. Chi pianifica di trasferircisi ci pensi due volte o almeno s’informi.