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Berlino chiude il Museo della Tipografia. Si cerca una nuova sede

Domenica 5 ottobre ha segnato l’ultimo giorno di apertura per il Buchstabenmuseum. Il Museo della tipografia di Berlino ha accolto i visitatori per l’ultima volta nella sua sede attuale, sotto gli archi della S-Bahn vicino alla stazione di Bellevue, prima di chiudere i battenti, si spera solo temporaneamente. La chiusura arriva dopo due decenni di attività dedicata alla conservazione della memoria tipografica della città.

Barbara Dechant, fondatrice e direttrice del museo, insieme al suo team affronta ora la sfida più grande: trovare un futuro per circa 3.500 reperti che raccontano la storia visiva di Berlino e della Germania. “Stiamo ancora raccogliendo le possibilità” ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur. Non è semplicemente questione di immagazzinare oggetti in uno spazio: si tratta di preservare un pezzo di identità urbana e, per questo, la gestione del museo spera in un’istituzione che se ne faccia carico.

Nessun finanziamento istituzionale per il Museo della Tipografia di Berlino

Due fattori hanno reso insostenibile la continuazione delle attività. Nessun finanziamento istituzionale è mai arrivato. “Non abbiamo ricevuto finanziamenti istituzionali o regolari. E ora siamo arrivati a un punto in cui senza sostegno finanziario non è più possibile andare avanti”, aveva spiegato Dechant alcune settimane prima della chiusura definitiva.

La pandemia ha inoltre avuto un impatto negativo sull’affluenza, dal quale il museo non si è più ripreso. I visitatori si sono dimezzati rispetto all’era pre-Covid e non sono più tornati ai livelli precedenti. Nel frattempo, i costi energetici e operativi hanno seguito la traiettoria opposta: sono aumentati progressivamente, creando una forbice insostenibile tra entrate e spese.

Nonostante l’impegno costante di un gruppo di volontari – che si occupavano degli orari di apertura, dei trasporti e dei lavori manuali – il peso maggiore della gestione è rimasto sulle spalle di Dechant. Un carico diventato troppo gravoso senza un supporto economico strutturale.

Una collezione che racconta la città

Cosa custodiva esattamente questo museo? Lettere. Migliaia di lettere. Da singoli caratteri tipografici fino a scritte complete che un tempo campeggiavano negli spazi pubblici berlinesi. La collezione comprende circa 3.500 pezzi, principalmente provenienti da Berlino, ma anche da altre regioni tedesche, dall’Austria e dalla Svizzera. Sono testimonianze salvate dall’oblio: scritte di negozi, stazioni ferroviarie, istituzioni pubbliche che hanno trovato rifugio nel museo quando gli edifici originali venivano demoliti o ristrutturati.

Foto: Buchstabenmuseum Presskit. BM_blue__©_vanishingberlin

Conservare questi reperti storici e preservare un pezzo di storia della città e della Germania era l’obiettivo fondante del Museo della tipografia di Berlino. Un obiettivo che ora cerca nuove forme per realizzarsi.

Un futuro incerto

Il museo rimarrà nella sede attuale fino alla fine dell’anno, concedendo un po’ di tempo per organizzare il trasloco. Ma dove andranno questi 3.500 testimoni della memoria urbana? Non ci sono ancora piani concreti per una nuova sede definitiva.

Dechant e il suo team stanno valutando diverse opzioni, rifiutando l’idea di una semplice archiviazione in uno spazio chiuso al pubblico. “Speriamo in una soluzione mista: non solo un magazzino, ma forse anche la possibilità di esporre le lettere in parte o per intero”, ha continuato la direttrice. L’ideale sarebbe trovare un’istituzione disposta ad accogliere la collezione mantenendone viva la funzione educativa e culturale.

I primi contatti con potenziali sedi esistono già. Saranno esaminati più approfonditamente dopo la chiusura definitiva, quando il team potrà dedicarsi completamente alla ricerca di una soluzione sostenibile. La sfida non è semplice: serve uno spazio adeguato, ma anche una visione che comprenda il valore storico e culturale di questi reperti apparentemente minori – eppure così evocativi del tessuto urbano che fu.

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