I resti di Hitler: l’unico testicolo, i vetri in bocca e i rilievi di un medico legale

All’approssimarsi dell’80° anniversario dalla morte di Adolf Hitler, il medico legale di Amburgo Klaus Püschel sfata miti e leggende con il libro “La morte passa sui cadaveri” (Der Tod geht über Leichen), scritto insieme alla giornalista Bettina Mittelacher e uscito per la casa editrice Ellert & Richter.
Affrontando l’argomento da un punto di vista professionale, Püschel parla di tutto quello che sa sul suicidio del dittatore nazista e sugli esami tecnici condotti prima sul suo corpo e poi sui suoi resti, fino all’atto finale della dispersione delle ceneri.
Un medico legale di Amburgo parla in un libro dei resti di Adolf Hitler
Hitler si uccise nel suo bunker di Berlino con un “doppio metodo”, subito prima dell’ingresso in città dell’Armata Rossa. Per avere la certezza di morire, si sparò infatti alla tempia subito dopo aver rotto con i denti una fiala di cianuro, ingerendo quindi il veleno. Solo con il cianuro si uccise invece la neo-moglie Eva Braun, sposata appena il giorno prima e che aveva scelto di morire con lui, confermando l’ossessione per il dittatore che la dominava da anni. Era il 30 aprile del 1945.
Il 1° maggio, l’emittente di regime Reichssender Hamburg diffuse la falsa notizia della morte in battaglia di Hitler e in quel momento la notizia del suo decesso giunse ufficialmente e inequivocabilmente alla cittadinanza, come evidenziato dallo storico Ortwin Pelc.
Le indicazioni date da Hitler ai suoi più stretti collaboratori prevedevano che entrambi i corpi venissero bruciati nel giardino della Vecchia Cancelleria, ma l’operazione non fu portata completamente a termine. Di conseguenza le spoglie del dittatore furono requisite dai russi, che nel frattempo erano entrati a Berlino.

L’autopsia sul corpo carbonizzato: l’impronta dentale e il testicolo mancante
Il corpo carbonizzato di Hitler fu sottoposto ad autopsia tra il 7 e il 9 maggio 1945, da medici militari sovietici, in un ospedale da campo a Buch, un quartiere di Berlino appartenente al distretto di Pankow.
In seguito all’accesso agli archivi di Mosca negli anni ’90, Püschel ha avuto modo di consultare le foto dei frammenti del cranio del dittatore e le relazioni sull’autopsia eseguita su di lui. Nel suo libro, il medico legale di Amburgo sostiene di aver avuto l’impressione che le indagini post-morten condotte fossero state “eseguite con grande cura e ben documentate”, anche considerando le condizioni dell’epoca.

Püschel chiarisce inoltre che fu l’impronta dentale a confermare definitivamente l’identità di Adolf Hitler, così come l’assenza del testicolo sinistro, non presente nello scroto, nel canale inguinale o nella cavità pelvica. Il dittatore nazista aveva un solo testicolo per via di una condizione nota come “testicolo ritenuto” o “criptorchidismo”.
La diagnosi fu effettuata nel 1923/1924 dal dottor Brinsteiner, medico del carcere di Landsberg am Lech, dove Hitler era stato rinchiuso dopo il fallito putsch di Monaco. A confermarlo è stato lo storico Peter Fleischmann, che ha avuto modo di esaminare il referto di Brinsteiner solo nel 2015, dopo decenni di irreperibilità pubblica della cartella clinica. Questo ha peraltro messo fine alle voci che collegavano l’assenza del testicolo di Hitler all’esplosione di una granata verificatasi nel 1916, durante il primo conflitto mondiale.

Dal momento dell’ingestione del cianuro, 2 minuti di vita
Un riferimento all’avvelenamento da cianuro emerge invece dal ritrovamento di frammenti di vetro nella bocca e dall’odore di mandorle amare, descritti nella documentazione clinica dell’epoca. Non fu possibile effettuare un esame più approfondito sul contenuto dello stomaco e sugli organi interni, perché i medici militari russi ebbero modo di analizzarli solo in modo molto generale.
Püschel stima che dal momento dell’ingestione del cianuro, Hitler avrebbe avuto circa due minuti di vita. Gli fu invece subito fatale il colpo di pistola che si sparò nella tempia destra. In base al tipo di fori nel cranio, il medico amburghese suggerisce che la pistola usata fosse una Walther-PPK, calibro 7,65 mm.
Le ceneri del dittatore: bruciate a Magdeburgo e buttate nell’Ehle
Il libro parla infine del destino delle spoglie di Hitler, conservate per decenni dal dipartimento di controspionaggio dell’Armata Rossa Smersh, nonché sepolte e riesumate più volte. Il 5 aprile 1970, il capo del KGB di allora, Juri Andropow, e il capo politico dell’URSS, Leonid Brežnev, decisero di distruggere definitivamente i resti del dittatore tedesco.
Quanto restava di Adolf Hitler fu quindi riesumato per l’ultima volta e bruciato in un giardino a Magdeburgo, in Sassonia, dove il KGB aveva una delle sue sedi. Le ceneri furono infine gettate nel piccolo fiume Ehle. “La morte passa sui cadaveri”, è il titolo del libro di Püschel, ma la frase può essere più correttamente tradotta anche con “La morte calpesta tutto e tutti”. Anche i dittatori che si credono eterni.