I centri per l’impiego in Germania spendono più in amministrazione che in sussidi: i risultati di uno studio

Secondo un’analisi condotta dalla Fondazione Bertelsmann, i centri per l’impiego in Germania destinano sempre maggiori risorse economiche alla propria amministrazione interna, riducendo contestualmente i fondi disponibili per il sostegno e il collocamento dei disoccupati di lungo periodo. Lo studio evidenzia come dei 10,7 miliardi di euro stanziati nel 2024 per supportare i beneficiari di prestazioni sociali in cerca di occupazione, 6,5 miliardi siano stati assorbiti dalla gestione amministrativa, con un incremento di circa il 40% rispetto al decennio precedente. Parallelamente, i finanziamenti destinati alle misure di assistenza diretta sono rimasti invariati, attestandosi a circa 3,8 miliardi di euro.
Crescita delle spese amministrative nei centri per l’impiego in Germania
La ricerca sottolinea un problema strutturale: “Da anni i centri per l‘impiego spendono sempre più denaro per l’amministrazione e molto meno per promuovere l’occupazione dei loro utenti“, generando una situazione paradossale in cui, nonostante l’elevata spesa complessiva, l’efficacia in termini di inserimento lavorativo resta limitata. Per migliorare l’integrazione nel mercato del lavoro, i ricercatori raccomandano un’intensificazione delle misure volte a “sostenere e mettere alla prova”, maggiori incentivi per il lavoro supplementare, un supporto personalizzato e processi più efficienti.
In questo momento, in Germania, sono circa 5,4 milioni coloro che ricevono il reddito di cittadinanza. Di questi, 2,7 milioni non risultano disponibili per il mercato del lavoro per varie ragioni (inabilità temporanea, impegni formativi o condizioni di salute che richiedono terapie incompatibili con il lavoro), 830.000 ricevono prestazioni integrative poiché il reddito da lavoro risulta insufficiente, mentre 1,9 milioni sono effettivamente disoccupati. L’onere finanziario complessivo delle prestazioni di sostegno al reddito di base ammonta a circa 52 miliardi di euro annui, di cui 29 miliardi erogati sotto forma di reddito di cittadinanza.
Soluzioni proposte per un utilizzo più efficace dei fondi
I centri per l’impiego, responsabili dell’assistenza ai beneficiari in tutta la Germania, dovrebbero facilitare il reinserimento lavorativo e garantire nel contempo il sostentamento tramite l’erogazione del RdC. Il Ministero federale del Lavoro e degli Affari Sociali distribuisce i fondi necessari in base al numero di beneficiari potenzialmente occupabili, con integrazioni per le aree caratterizzate da un’alta percentuale di percettori di lungo termine.
La gestione finanziaria dei centri presenta criticità significative. Come già accennato, nel 2024 i Jobcenter hanno avuto a disposizione complessivamente 10,7 miliardi di euro, ma la ripartizione tra spese amministrative e promozione occupazionale è stata finora lasciata alla discrezionalità delle singole strutture. Nell’ultimo decennio, mentre i costi amministrativi sono cresciuti del 39% raggiungendo 6,5 miliardi, i fondi destinati alla promozione dei beneficiari sono rimasti stazionari attorno ai 3,8 miliardi. Alcuni centri destinano fino al 70% dei fondi disponibili all’amministrazione, causando una riduzione degli stanziamenti per l’integrazione di circa un miliardo di euro, mentre il budget amministrativo viene sistematicamente superato.
Roman Wink, esperto di mercato del lavoro presso la Fondazione Bertelsmann, evidenzia come “il numero di persone che i centri per l’impiego riescono a inserire nel mondo del lavoro ha un ruolo secondario”. Secondo lo specialista “non c’è una gestione orientata all’impatto e nemmeno trasparenza sul legame tra il budget e il successo dei centri per l’impiego”. La soluzione proposta prevede “obiettivi chiari per garantire che il denaro dei contribuenti sia utilizzato in modo efficiente” attraverso “una riforma completa che prenda in considerazione tutte le leve”.
Gli esperti della Fondazione ritengono necessario un maggiore accento sul fornire sostegno ai beneficiari, ma anche mettere alla prova le loro capacità e la disponibilità al lavoro. Considerato che il 44% dei disoccupati percettori di indennità si trova a fronteggiare diversi ostacoli per l’accesso all’occupazione, risulta indispensabile un supporto individuale intensificato, mediante coaching o consulenza per lo sviluppo personale. Una particolare attenzione andrebbe rivolta ai giovani, che necessitano di formazione qualificante e aggiornamento professionale personalizzato.
Dall’introduzione del reddito di cittadinanza, il numero di inserimenti lavorativi riusciti è diminuito di circa il 6%. Secondo le stime, qualora si riuscisse a collocare i 230.000 beneficiari disponibili e abili al lavoro in occupazioni a tempo pieno con salario minimo, si potrebbero risparmiare circa 3,5 miliardi annui in trasferimenti, generando contemporaneamente 1,3 miliardi in contributi previdenziali e 350 milioni in imposte sul reddito.
In un’intervista a MDR AKTUELL, Wink ha sottolineato che i centri per l’impiego stanno definendo priorità inadeguate. L’incremento della spesa deriva principalmente dagli elevati livelli retributivi nel settore pubblico, ma la criticità maggiore risiede nella pianificazione di bilancio irrealistica, con una sistematica sottostima dei costi amministrativi. Di conseguenza, ogni anno circa un miliardo di euro viene sottratto alle politiche attive del lavoro, riducendo le risorse disponibili per la qualificazione professionale dei beneficiari.
Lo studio raccomanda un maggiore investimento nel supporto personalizzato per i disoccupati, sottolineando come circa 1,2 milioni degli 1,9 milioni di disoccupati registrati percettori di reddito di cittadinanza non possieda alcuna qualifica professionale. Le misure di attivazione immediata, come l’offerta di lavoro sovvenzionato o di percorsi di qualificazione, rappresentano strategie efficaci per prevenire la cronicizzazione della disoccupazione.
Gli autori sostengono inoltre la reintroduzione di sanzioni efficaci per garantire la partecipazione attiva dei disoccupati. Rilevando uno scarso utilizzo delle misure sanzionatorie negli ultimi anni, sottolineano come una loro applicazione tempestiva, coerente e moderata potrebbe incrementare significativamente il numero di persone che accedono al mercato del lavoro.
Lo studio è consultabile qui.