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Il Sony Center e Potsdamer Platz

Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)

Il progetto era stato preparato con le migliori intenzioni dai tecnici del comune di Berlino: sull’area dismessa a ridosso del muro si poteva finalmente costruire e, quello che era stato prima della guerra il cuore pulsante della città, avrebbe rivisto gli antichi splendori. Le condizioni erano chiare e studiate in molti dettagli: palazzi moderni, edilizia mista, viabilità consona alla città finalmente riunita, ma rispettando la tradizione e il carattere delle strutture preesistenti. Il progetto presentava una sola difficoltà: a queste condizioni non si trovavano privati disposti ad investire in una zona che si prospettava oltremodo lucrativa e adeguata a progetti più remunerativi. Forse per il lavoro di lobby o forse per l’ambizione politica, alla fine i due lotti più ambiti furono frettolosamente venduti a due colossi dell’industria: Daimler e Sony.


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Foto di Stefano Comi

La nascita del Sony Center: Potsdamer Platz cambia volto

Il gigante giapponese affidò la realizzazione di un prestigioso centro europeo che lo rappresentasse all’architetto Helmut Jahn, direttore dello studio Murphy/Jahn di Chicago che realizzerà un complesso con sette stabili riuniti attorno a una corte centrale per una somma stimata attorno ai 750 milioni di euro. Sull’angolo più a est del complesso si innalza, in uno spettacolo di vetro e acciaio, la Bahntower (torre delle ferrovie) che ospita circa 800 impiegati della Deutsche Bahn. Il grattacielo di 26 piani, divisi in 103 metri di altezza, non nasce senza problemi: più volte alcune delle massicce lastre di vetro si sono staccate dalle loro cornici e precipitate sul marciapiedi sottostante – finora, fortunatamente, senza danni alle persone.

Foto di Stefano Comi

Sotto lo sguardo dei Kami

La parte centrale del progetto è costituita da una costruzione d’avanguardia: sotto una cupola di vetro che richiama il monte Fujisan sul quale, secondo la tradizione giapponese, risiedono i Kami, spiriti o divinità benevole e protettrici, si distribuiscono uffici, abitazioni, un museo del cinema e kino-teca, ristoranti e caffè. Una nota singolare è la Kaisersaal, unico frammento del vecchio Hotel Esplanade sopravvissuto alla guerra e integrato nel nuovo progetto. In realtà, l’elegante sala di velluti rossi e la sala per la colazione, si trovavano a circa settanta metri dalla sede attuale.

Foto di Stefano Comi

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Un tocco italiano

Con un azzardata e magistrale opera ingegneristica, la prima parte di circa 1.200 tonnellate venne imbragata e trasportata su binari alla sua nuova dimora, mentre l’altra veniva tagliata in 500 pezzi per essere poi qui ricostruita. Attraversata la “nuova” Potsdamer Straße, si entra nel quartiere progettato nel suo insieme dagli architetti di fama internazionale Christoph Kohlbecker, tedesco, e Renzo Piano, italiano. A fare da ingresso al quartiere, sulla traccia della “vecchia” Potsdamer Straße, a destra l’architetto Hans Kollhoff ha progettato il grattacielo in mattoni rossi nello stile dei primi grattacieli di New York, a sinistra Renzo Piano e Christoph Kohlbecker hanno realizzato la cosiddetta Forum Tower.

Foto di Stefano Comi

Anche se per i numerosi edifici del quartiere hanno partecipato architetti del rango di Lauber & Wöhr, José Rafael Moneo, Richard Rogers, molti dei progetti di prestigio, come il centro commerciale Arkaden, il teatro sulla Marlene Dietrich Platz, il grattacielo della Daimler, portano la firma dell’architetto genovese. Oltre ad ambiti appartamenti occupati da personaggi dello spettacolo, professionisti, architetti, imprenditori di successo, il quartiere offre spazio a teatri, casinò, uffici, ristoranti, caffè-lounge, centri benessere, hotels internazionali, agenzie di ogni tipo, sale per conferenze e altro ancora.

Foto di Stefano Comi

Giochi di proprietà: un quartiere in continua evoluzione

A poco più di vent’anni dall’apertura, sia il centro Sony che il quartiere di Potsdametr Platz, hanno subito molte variazioni. Dopo la chiusura del centro europeo e il ridimensionamento a centro tedesco, il Sony Center è passato di mano a un gruppo di investimenti tedesco-americano. Nel 2010 Morgan Stanley ha venduto, con notevole perdita, il centro a un fondo pensionistico sudcoreano che a sua volta a rivenduto, con notevole plusvalore, a una immobiliare canadese e alla New Yorker Investmentgesellschaft Madison International Realty. Anche Daimler ha venduto, in parte a un fondo di Francoforte di cui però detiene una quota, in parte al Al Rayyan Tourism and Investment con sede nell’Emirato del Qatar, in parte al canadese Brookfield Property Partners. Numerosi sono i lavori in corso per rendere il quartiere ancora più attraente, una visita vale comunque la pena.

Foto di Stefano Comi

Come arrivare al Sony Center: S1, S2, S25, S26 Potsdamer Platz; Bus 200, 300 Potsdamer Straße. In automobile: digitare sul navigatore Linkstraße 4, 10785 Berlin. Pochi posteggi a pagamento. Buona passeggiata

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