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Bandiera dei talebani a Berlino? Verdi accusano il governo: “Sporchi accordi con i terroristi”

La bandiera talbana, vale a dire bianca con la shahada, la professione di fede islamica “Non c’è altro dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta”, potrebbe presto sventolare a Berlino.

È quella dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan e il simbolo del regime talebano che dal 2021 controlla il Paese. Ora, secondo fonti ufficiali, Kabul vorrebbe issarla sull’edificio dell’ambasciata afghana a Berlino, a Grunewald.

La bandiera dei talebani potrebbe presto sventolare a Berlino

Un alto funzionario del ministero degli esteri afghano ha dichiarato all’ARD-Studio Südasien che l’intenzione del governo talebano è chiara: sostituire la bandiera nero-rosso-verde della Repubblica Islamica dell’Afghanistan con il vessillo bianco dell’Emirato. Contestualmente, la sede diplomatica dovrebbe cambiare denominazione, passando da “Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan” a “Ambasciata dell’Afghanistan”.

Questo potrebbe causare imbarazzi, perché la denominazione di “Repubblica Islamica dell’Afghanistan” è stata quella ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite e dalla maggior parte dei Paesi del mondo a partire dal 2024. Il nuovo “Emirato Islamico”, invece, non gode di riconoscimento internazionale, ad eccezione di quello della Russia, che lo ha accettato ufficialmente nel luglio scorso.

Talebani afghani
La bandiera nero-rosso-verde della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, che potrebbe essere presto sostituita dalla bandiera dei talebani, simbolo dell’attuale Emirato Islamico dell’Afghanistan,

La reazione del governo tedesco, che forse non ha molti margini di intervento

Il ministero degli esteri tedesco ha dichiarato di non essere al corrente dei piani afghani, ma ha ribadito di aver “espresso chiaramente l’aspettativa che l’ambasciata continui a utilizzare titolo e simboli della Repubblica Islamica dell’Afghanistan”.

Tuttavia, le possibilità giuridiche di contrapporsi, ove la bandiera talebana dovesse realmente sventolare da una sede diplomatica in Germania, non sarebbero molte. Sul Tagesschau viene a questo proposito citata l’opinione di Markus Kotzur, docente di diritto internazionale all’Università di Amburgo. Secondo Kotzur, la Germania avrebbe però scarsi margini di intervento. “Non esiste una base giuridica per vietare a uno Stato sovrano di esporre i propri simboli o scegliere la propria denominazione” ha spiegato il giurista, precisando che, al massimo, Berlino potrebbe interrompere le relazioni diplomatiche, ma ritiene anche che questa reazione sarebbe un gesto “politicamente non auspicabile”.

respingimenti
Alexander Dobrindt Foto: Sandro Halank, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Gli accordi tra Germania e il governo talebano

Al momento, il governo tedesco sta negoziando con le autorità talebane per accelerare le espulsioni di cittadini afghani condannati e una delegazione del ministero dell’Interno si è recata a Kabul per discutere delle procedure di rimpatrio. La “linea dura” sull’immigrazione irregolare del ministro Dobrint necessita un’apertura verso Kabul sulle espulsioni e di sicuro una frattura diplomatica potrebbe rompere qualunque trattativa in questo senso.

Intanto, nonostante la capitale tedesca continui a non riconoscere ufficialmente il governo talebano, è stato recentemente autorizzato l’ingresso di due funzionari consolari designati da Kabul. Secondo il ministero degli esteri si tratta “degli unici due rappresentanti accreditati dopo la presa del potere dei talebani”, incaricati di gestire i consolati di Bonn e Berlino.

Le accuse dei Verdi: “Diplomazia segreta con i terroristi e sporchi accordi”

L’attacco dell’opposizione sul punto è diretto. Il portavoce dei Verdi per gli affari interni, Marcel Emmerich, ha accusato il ministro dell’interno di “diplomazia segreta con terroristi” e chiesto che Dobrindt riferisca in Parlamento “quale prezzo stia pagando ai talebani per questo sporco accordo”.

Il governo respinge le accuse. Il ministro Dobrindt ha replicato alle critiche dei Verdi definendole “ipocrite” e una portavoce del ministero dell’Interno ha dichiarato che i contatti con i talebani hanno avuto “carattere puramente tecnico” e sono stati limitati all’organizzazione dei voli di rimpatrio. “Il governo de facto ha acconsentito, in linea di principio, ai rimpatri aerei dei propri cittadini identificati”, ha precisato la portavoce, “ma non ci sono state concessioni né accordi segreti”.

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