Continua la lotta di Artemisia per l’inclusione a Berlino: ripartono le attività e i tesseramenti

Artemisia
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Martedi 11 febbraio, dalle ore 18.00 alle ore 21.00, l’associazione Artemisia, che supporta le persone diversamente abili e le loro famiglie sul territorio, riprende il ciclo d’incontri mensili per l’anno 2020, sempre presso AWO Begegnungszentrum, a Kreuzberg. Nella giornata di martedì verranno presentati i nuovi progetti ed eventi e l’incontro sarà preceduto dall’assemblea dei soci, aperta a tutti.

Aperta anche la campagna di tesseramento per il 2020. L’iscrizione è possibile anche online e chiunque può diventare socio, aiutando un’associazione no profit che si autofinanzia e si avvale della collaborazione di volontari per consolidare la sua presenza sul territorio.

Durante l’incontro (questo l’evento pubblico ufficiale) verranno anche indicate le modalità per presentare eventuali progetti in collaborazione con Artemisia, talvolta finanziabili sia a livello locale che europeo.

L’associazione si rivolge a tutti e ha senso per tutti. Artemisia è infatti un luogo di incontro tra genitori di persone diversamente abili e non, principalmente italo-tedesche, ma non solo, professionisti del settore e persone interessate al tema delle diverse abilità, che a Berlino fanno rete e lottano per l’obiettivo dell’inclusione scolastica e sociale in Germania.

L’inclusione ci riguarda tutti è stato l’ultimo evento realizzato con successo il 3 dicembre 2019, nella Giornata Internazionale delle persone diversamente abili. L’incontro è stato promosso da Artemisia in cooperazione con il nostro giornale, AWO, EMERGENCY, ANPI, RETE DONNE E.v. Berlin, Bezirksamt Kreuzberg Friedrichshain e MiNa e.v..

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Ma a che punto è l’inclusione in Germania, la cui attuazione è prevista nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata da 192 Paesi, firmata da 126 e ratificata da 49?

I dati a disposizione non sono affatto consolanti ed dal monitoraggio del Deutsch Institut für Menschenrechte, ad esempio, le statistiche relative all’inclusione scolastica evidenziano diverse difficoltà nell’attuazione dell’obiettivo.

In tutto questo va considerato il fatto che in Germania siano stati riconosciuti come disabili circa 7,8 milioni di persone, praticamente il 9,4 per cento della popolazione.

Man ist nicht Behinderte, sondern man wird behindert, tuttavia. Vale a dire che non sei un disabile, ma lo diventi in una società in cui le barriere architettoniche e mentali non vengono abbattute. È questo che rende la situazione precaria e difficile e infatti la mancanza degli strumenti necessari, il difficile accesso alla riabilitazione, il rifiuto di aiuti idonei, la mancanza di un facile accesso a informazioni utili e il mancato abbattimento delle barriere architettoniche aumentano la percentuale di persone con una disabilità del 25%.

Il giubileo dai dieci anni dalla Convenzione impone dunque un bilancio sui cambiamenti che sono stati adottati e impone una seria e costruttiva riflessione sugli ostacoli incontrati in questo cammino.

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Di sicuro ci sono degli aspetti positivi. Sono infatti nate nuove organizzazioni, governative e private, che sostengono l’inclusione scolastica, lavorativa e abitativa. Molte associazioni hanno inoltre coinvolto le persone con disabilità in prima persona, allo scopo di migliorare adeguatamente le strutture utili.

Ci sono ancora grandi difficoltà, tuttavia, nell’eliminazione definitiva delle scuole speciali. L’obiettivo è qui quello di migliorare la qualità dell’istruzione scolastica, in particolare potenziando le figure di sostegno, con competenze non solo relative alla specifica disabilità, ma anche e soprattutto alle procedure di inclusione, che passano attraverso la collaborazione di  tutta la classe.

In questo si attestano ancora differenze rispetto al sistema scolastico italiano, che con le sue leggi, applicate già dagli anni sessanta, permette l’inserimento scolastico delle persone diversamente abili in tutte le scuole. Il sistema italiano vanta inoltre un’esperienza quarantennale sull’inclusione, che non significa  il mero inserimento della persona disabile nella classe, ma una reale funzionalità di tutto il corpo docente nell’attivare le misure atte a coinvolgere tutti i ragazzi, creando socialità ed esperienze trasversali di apprendimento, attraverso un rapporto empatico interscambiabile.

Per migliorare l’accesso all’Università viene presa in considerazione l’opportunità di creare uno studio flessibile con condizione di verifica dal nome Universal design, per il superamento delle barriere architettoniche e la digitalizzazione del percorso di studio. Relativamente all’inserimento abitativo sono state create nuove strutture di accoglienza sia a carattere residenziale, per coloro che necessitano di un’assistenza continuativa, sia di case famiglia, per coloro che hanno un margine di indipendenza e autonomia. Le persone diversamente abili che vivono nelle case famiglie sono aumentate, relativamente a dieci anni fa, e questo riguarda in particolare persone con problematiche psico-sociali gestibili o con disabilità neuro cognitive. Coloro che hanno invece una disabilità grave sono diminuite, negli alloggi residenziali. Si vuole pertanto migliorare l’opportunità di scelta del luogo dove vivere, coinvolgendo le persone diversamente abili e incrementando la costruzione di alloggi centralizzati, storicamente ai margini della città.

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L’obiettivo del miglioramento della mobilità va conseguito sviluppando programmi di sostegno per i Länder federali e le autorità pubbliche preposte. La legislazione prevede disposizioni adeguate, per migliorare la mobilità del trasporto pubblico locale in base alla convenzione. Verrà fatta una verifica dei parametri entro il 2022. Le eccezioni dovrebbero essere possibili solo entro limiti molto ristretti.

Le persone con disabilità sono inoltre particolarmente dipendenti dal supporto medico, ma spesso non possono approfittarne perché gli studi medici non sono privi di barriere. Ce lo spiega Beate Rudolf, direttrice dell’Istituto tedesco per i diritti umani. Solo il 21% degli studi medici è infatti accessibile alle persone che usano la sedia a rotelle e solo l’11% soddisfa almeno tre criteri di accessibilità. Manca ancora una panoramica dell’accessibilità degli studi medici basata su un catalogo di criteri definiti in modo uniforme a livello nazionale, che tenga conto di tutti i tipi di disabilità.

Pertanto, a partire dal 1° gennaio 2020, le Associazioni dei medici dovranno informare gli assicurati sull’accessibilità degli studi medici, secondo criteri uniformi a livello nazionale.

“È urgente che il catalogo dei criteri comprenda in modo esauriente l’accessibilità. Perché le persone con disabilità hanno esigenze molto diverse. Si va dall’informazione e comunicazione nella lingua dei segni o nella lingua facile fino alle stanze e alle attrezzature senza barriere. È quindi importante che gli studi medici dichiarino esattamente quali disposizioni hanno adottato per l’accessibilità”, raccomanda Rudolf.

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Ricordiamo che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità obbliga la Germania a dare alle persone con disabilità lo stesso accesso all’assistenza sanitaria delle altre persone. Ed è in vigore in Germania dal marzo 2009.

La Legge fondamentalmente richiede inoltre che gli effetti delle leggi sui diritti umani siano regolarmente riesaminati e, se necessario, adeguati dalla legge o da cambiamenti nella prassi amministrativa.

Infine, i cambiamenti politici e sociali, gli sviluppi internazionali e nazionali e il progresso scientifico e tecnico possono creare nuove minacce ai diritti umani. Queste minacce devono essere riconosciute e le soluzioni devono essere sviluppate sulla base degli standard dei diritti umani.

Il rapporto dell’Istituto, quindi, intende contribuire a far sì che i diritti umani di tutte le persone in Germania siano effettivamente rispettati e realizzati.

E Artemisia lotta e continua a lottare per questo.

(di Amelia Massetti, Presidente Artemisia e.V.)