La nuova Siria sta nascendo a Berlino

Manifestazioni anti-Assad a Berlino

A Berlino hanno trovato un terreno fertile e ospitale, al riparo dalle bombe e dai sanguinosi attentati del regime. Nella capitale tedesca si sono rifugiati cinquanta oppositori siriani che, sotto la guida dell’Istituto Americano per la Pace, si stanno preparando al “day after”, ovvero al giorno in cui la dittatura di Assad cadrà, consegnando definitivamente il Paese arabo nelle mani dei cittadini.

Gli attivisti, in massima parte ex generali cacciati dalla Siria, esperti economici e giuridici e rappresentanti di tutte le componenti etniche e religiose del Paese, sono stati scelti dal Consiglio Nazionale siriano, il principale organo di opposizione al governo totalitario attualmente al potere. Tra di essi ci sono anche membri dei Fratelli Musulmani, formazione politica bandita in patria.

I cinquanta stanno lavorando alacremente alla stesura di una nuova Costituzione, in grado di definire un nuovo ordinamento per la Repubblica retta dal ’63 dal partito arabo socialista Ba’th. Il risultato del loro lavoro, che è stato coordinato da Steven Heydemann e dovrebbe essere presentato pubblicamente a inizio agosto, non ha lo scopo diretto di rovesciare il regime, ma servirà come base di discussione in caso di transizione politica in Siria – un’eventualità, al momento, decisamente remota.

Secondo fonti diplomatiche, il governo tedesco non è stato coinvolto direttamente nei meeting, che si sono tenuti in gran segreto, ma è stato informato durante lo svolgimento degli stessi e ha fornito il necessario supporto logistico. Coinvolti nel progetto, oltre all’Istituto Americano per la Pace, ci sono il dipartimento di stato degli Usa, il Ministero degli Esteri svizzero ed organizzazioni non governative olandesi e norvegesi.

Secondo Heydemann, “non sarebbe responsabile farsi cogliere impreparati nel momento cruciale della transizione”: per questo i ribelli stanno lavorando alla costruzione di un network in grado di prendere materialmente il potere nelle ore successive alla destituzione (ipotetica, ricordiamo) del presidente Bashar al-Assad. In attesa di tempi migliori in patria, dunque, l’opposizione siriana resta a Berlino, con il benestare del governo tedesco.