Unconventional Berlin Diary: come fate ad andare a correre?

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Avete mai visto “House of cards”? Avete presente quando Frank e Claire Underwood vanno a correre? Lei sembra Diabolik, sottile, felina, con quella tuta nera a pelle che la rende sensualmente androgina. Lui non è altrettanto flessuoso, ma fa il suo dovere, sfrecciando in silenzio, all’alba o di notte, sullo sfondo di Washington DC.

L’altra mattina sono andata a correre anch’io, insieme a Wolfie, intorno a Bersarinplatz. Ecco, dimenticatevi gli Underwood e “House of Cards” e recuperate Fantozzi, ragionier Ugo. Devastata da anni di fatiche anaerobiche e lavoro sedentario sono scesa in cortile indossando dei pantaloni informi e una maglia sbrindellata, ma soprattutto, già stanca. Wolfie, che va in palestra due volte a settimana e ha ventotto anni, ha dato il via alla nostra corsetta adottando un ritmo accettabile per un normodotato. Dopo cinque minuti scarsi il cuore mi è precipitato nelle scarpe e mi sono dovuta fermare. La fedifraga mi ha detto “vado un po’ avanti, ma poi torno a prenderti” e mi ha seminata ignobilmente. Il nostro intento era di raggiungere il Volkspark, ma abbiamo dovuto ridimensionare le nostre ambizioni. Ci siamo infilate in un cortile interno all’altezza di non so quale traversa a due passi da casa, mentre io alternavo camminata veloce a corsetta penosa e cercavo di ignorare il diffuso prurito del sangue di nuovo in circolo. Eppure una volta mi allenavo anch’io, taekwondo, kung fu e ai tempi della scuola facevo aerobica sfoggiando un discutibilissimo body color ciclamino. Poi, a un certo punto della mia storia, devo aver perso il controllo del meccanismo della volizione e mi sono trasformata in un Barbapapà. Più precisamente credo di soffrire di cattiva distribuzione della determinazione, un po’ come accade a chi ingrassa solo sul sedere o sulle guance. Nella vita, in relazione a cose che ritengo fondamentali, sono un Panzerfaust, una schiacciasassi, l’oltrestoico, insomma, nessuno riesce a fermarmi. Questo però mi lascia svuotata quando si tratta di conseguire obiettivi minori, come la riduzione del mio giro coscia. Da Diogene ad Aristippo. Che disdetta.

Il mio esperimento di pseudojogging è durato venti interminabili minuti (scarsi). A circa dieci metri da casa ho visto un vecchio curvo, con i capelli bianchi. Si trascinava con una busta di plastica in mano e mi ha fatto moltissima pena. “In fondo c’è chi sta peggio di me”, ho pensato intenerita, mentre lo superavo. A quel punto il vecchio ha alzato la testa e mi ha detto: “se vuoi andare alle Olimpiadi devi fare meglio di così!”.

Glossario

Wolfie: essere di genere indefinibile. Per metà Ziggy Stardust, per metà Kurt Cobain, per metà la mia metà.

Mio fratello: coinquilina e amica di lunghissima data. Ci chiamiamo reciprocamente “fratello” e parliamo di noi al maschile.

Il bambino: per il mondo è “Ein Arschloch”. Per me è semplicente “il bambino”.

♠Red Hot Chili Peppers-“Can’t stop”♠

 

Machete

Machete vive a Berlino dal 2013, in modo intelligente dal 2007 e in modo autoanalitico dal 2017.

Ama scrivere e girare il mondo e il suo più grande sogno è di poter combinare le due cose, un giorno. Ama anche la musica, il cinema, la letteratura e la serotonina.

A otto anni sperava che prima o poi qualcuno avrebbe inventato una pillola contro la morte.

Un po’ lo spera ancora.