Integrazione e tecnologia: la sfida della Re.Di School Digital of Integration, nata a Berlino e finanziata da Zuckerberg

di Rosanna Sabella

Sono 51mila le posizioni aperte nel mondo dell’IT in Germania e c’è un immenso bacino di immigrati sospesi nel limbo tra richieste d’asilo e riconoscimento dello “status” di rifugiati.
Deve aver fatto due più due Anne Kjaer Riechert, giovane imprenditrice di talento, nipote di immigrati riparati in Danimarca per motivi politici.
E quando il numero dei migranti in viaggio verso l’Europa ha raggiunto a Berlino livelli mai registrati prima, Anne ha sentito il bisogno impellente di intervenire, di fare qualcosa, accogliendo la sfida.

L’ingresso della Re.Di. School

Un forte coinvolgimento emotivo unito alle doti e al coraggio trasmessole dai suoi antenati le hanno permesso in breve tempo di fondare la Re.Di School Digital of Integration, un ente di formazione no profit che oggi compie due anni.
“Lo scopo” ha spiegato la Riechert “è quello di accelerare il processo di integrazione dei rifugiati nel tessuto sociale e industriale tedesco. La nostra intenzione è quella di creare una formula tre volte vincente. Valida per i migranti, utile per le aziende, ottima per la società”.

“Le abilità non mancano di certo – dice Pierluigi Delgiudice, italiano, rappresentante del Consiglio degli Studenti. Perché a un giovane di Damasco, Kabul o Baghdad, competente e capace, non dovrebbero essere offerte le stesse opportunità che vengono offerte ai cittadini europei?”
Il progetto-pilota, nato in sordina a Berlino nel 2015, non solo ha ormai varcato i confini della capitale tedesca proliferando in altre piccole e grandi città della Germania, ma ha stuzzicato altresì la curiosità di uno che di IT se ne intendeva non poco: Mark Zuckerberg. Contagiato dall’entusiasmo degli studenti durante la sua recente visita alla struttura di Nordbahnhof, il fondatore di Facebook ha infatti deciso di finanziare l’intero progetto. E ha anche regalato alla scuola un intero piano di un altro edificio a Potsdamer Platz.

Una lezione in corso, alla Re.Di. School

“Sono rimasto davvero impressionato dal loro coraggio e dalla loro determinazione” aveva scritto Mark Zuckerberg in un post comparso sulla sua pagina Facebook, per poi aggiungere “Ho incontrato Akram che stava studiando codificazione binaria a Damasco quando è scoppiata la guerra. E che ha continuato a studiare anche mentre viaggiava verso l’Europa e ora frequenta il corso e contemporaneamente aiuta i suoi connazionali. Ho incontrato Rami, di Aleppo, che sogna di creare un giorno la sua start up.
E poi Louna che la codificazione non sapeva cosa fosse e che ora apprende rapidamente e vuole diventare architetto“.
Zuckerberg ha infine scritto, sempre sulla sua pagina Facebook: “Fronteggiare la crisi dei rifugiati è una sfida importante. Ed è incoraggiante e stimolante constatare che esistono persone che creano opportunità attraverso la tecnologia”.