Unconventional Berlin Diary: chiamatemi Mefistofele

Photo by Demiurge. Dolls©
Mefistofele
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Amo i cineclub da sempre.

Uno dei miei preferiti è a Friedrichshain, ha una bellissima programmazione, una sezione video che contiene autentiche chicche e un bar fornito di buste di patatine “artigianali” di cui non sospettavo l’esistenza.

Di solito mi piace arrivare in anticipo, sedere sui divani accanto alla cassa e sorseggiare una cioccolata prima che inizi il film, guardando pigramente i poster di Nick Cave fare sfoggio della loro spocchia controculturale accanto a riproduzioni pop della Vergine Maria.

Nelle ultime settimane ho goduto del bellissimo “Suffragette” e affittato “Harakiri”, un film giapponese del 1962. Ovviamente in lingua originale, con i sottotitoli, altrimenti il professor Riccardelli ci resta male.

Poi ho visto “Spotlight” e mi si è chiuso lo stomaco.

Qualche giorno dopo ho ripensato a una ragazza conosciuta a Roma qualche era geologica fa. Mi trovavo contro la mia volontà in una specie di oratorio e lei mi rivolse la parola, in quanto amica di parenti.

Fervente cattolica, ci teneva comunque a precisare di non essere bigotta. Poi mi annunciò che mi avrebbe chiesto l’amicizia su facebook. La madre di tutte le minacce. Le risposi che non era il caso, che eravamo molto diverse e che si sarebbe spaventata. Lei rise e disse di essere “in realtà un po’ matta!”.

Aggiunse che, per esempio, ascoltava i Led Zeppelin “nonostante adorassero il demonio”. Ci credeva davvero, mentre io, insieme a Corrado Guzzanti, non ho ancora capito se Satana sia il nome o il cognome del principe delle tenebre.

La aggiunsi su facebook e ovviamente, dopo pochissimo, mi cancellò. Non so ancora se per colpa del mio ateismo o delle mie tendenze sessuali.

Ora studia negli Stati Uniti, dai gesuiti, e mi chiedo se abbia visto “Spotlight” e che ne pensi.

Probabilmente “non ne pensa”.

Però so che continua a vedermi come una specie di Mefistofele e quindi, da qualche parte del mondo, i Led Zeppelin superstiti mi stanno sicuramente adorando.

♠ Delivering the news–”Spotlight” soundtrack♠

Lucia Conti

lucoLucia Conti ha collaborato con diverse webzines, curando rubriche di arte, cinema, musica, letteratura e interviste. Per “Il Mitte” ha già intervistato, tra gli altri, due sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau e Buchenwald e ha curato un approfondimento sull’era della DDR, raccogliendo testimonianze di scrittori, giornalisti, operatori radiofonici e musicisti. Ama visitare mostre e chiese in tutta Europa, con una particolare predilezione per Bruegel, Van Gogh e Caravaggio e per l’architettura gotica. Tra i registi apprezza in modo particolare Bergman, Wiene, Kitano, Fellini e Lars von Trier e adora l’ultimo Polanski. Per quanto riguarda la letteratura ha una vera ossessione per Kafka e in particolare per “La metamorfosi”, che ama rileggere a cadenza regolare e che produce su di lei uno stranissimo effetto calmante. Privatamente scrive cose che poi distrugge. Con il nome d’arte di Lucia Rehab è frontwoman della band Betty Poison, di cui a volte ha documentato i tour negli USA, in Europa e in Giappone. Attualmente vive e resiste a Berlino.