“People of Sunday”: la Berlino degli anni ’30 rivive durante un live dei Mùm

People of Sunday
Photo by Jacob Hansen | CPH PIX

di Emanuele Barletta

Un’occasione ghiottissima: in pieno clima da Berlinale, ho avuto l’opportunità di poter ammirare un film muto d’epoca come Menschen am Sonntag sonorizzato dai Mùm, band islandese da anni nel mio personale portagioie di musica bellissima. E così è stato.
Un evento nell’evento, quindi, una sorta di bis ad un anno di distanza, spalmato su due serate al teatro Radialsystem V, sulle rive della Sprea.
Andando con ordine, e provando a tenere i due ambiti distinti (il film e la band), posso iniziare a dire che i Mùm vengono dall’algida Islanda, sono attivi dal 1997 ma il primo disco “vero” uscì nel 2000. Qualche anno dopo, la fama planetaria di quella multinazionale chiamata Sigur Ros accese i riflettori anche sui Mùm, che però, con i più fortunati conterranei, condividono solo (appunto) la provenienza geografica. Oddio, in realtà anche i Mùm sono ascrivibili alla cerchia della band “post-rock esotiche”, dove per “esotismo” possiamo intendere la curiosità morbosa per una band che arriva da un’isola fredda e lontana. I nostri eroi, però, hanno alle spalle tutto un background di suoni glitch, influenze folk e attitudine più prossima alla musica di ricerca. Oltre ad una discografia con nomi di album bellissimi come Yesterday Was Dramatic – Today Is OK e Finally We Are No One (per inciso, sono anche i loro album più belli).

Menschen am Sonntag è invece un film muto del 1930, restaurato di recente e che è a tutti gli effetti è un piccolo capolavoro di neorealismo. I registi Robert Siodmak e Edgar G. Ulmer ci fanno sapere che gli attori che stiamo per vedere in azione non sono veri attori (anche se poi i giovanotti che vediamo in azione avranno tutti una discreta carriera) e che il film racconta una tipica domenica berlinese negli Anni ’30, quando il benessere economico era soltanto l’anticamera della fine della Repubblica di Weimar e dell’avvento del nazionalsocialismo.
E così scorrono le immagini di una Berlino molto diversa da quella attuale, anche se non troppo: i gelati a Zoologischer Garten, le gite domenicali al Nikolasee, i giri in pedalò, un triangolo d’amore in una calda giornata estiva.
I Mùm sono presenti sul palco in tre: i fondatori Gunnar Örn Tynes e Örvar Smárason, più il percussionista “esterno” Samuli Kosminen. Piano, sintetizzatori, percussioni appena accennate e sventagliate di algidi suoni a 16 bit. Il trittico islandese è riuscito a scrivere una colonna sonora che riesce ad adagiarsi alla perfezione sul ritmo del film. Come un soffio magico che regala una nuova vita al bianco e nero delle inquadrature e che rende ancora più vivida la fotografia (già peraltro di altissimo livello) di Menschen am Sonntag.
Sciabordii elettronici e cascate di melodie impalpabili che descrivono meglio di qualsiasi dialogo l’atmosfera delle domeniche estivi berlinesi al lago, con i picnic e i ragazzi che giocano a rincorrersi in un giorno di festa sospeso nel tempo e nello spazio. Sono solo 74 minuti, il tempo di quello che oggi chiamiamo un “mediometraggio” e la durata media di un concerto.
La splendida coda elettronica è un climax di 15 minuti, che si risolve con le immagini finali di Menschen am Sonntag: la domenica è finita, i protagonisti del film tornano stancamente alle loro occupazioni settimanali in una Berlino indaffarata e produttiva. “Und dann wieder Montag, wieder Arbeit, wieder Alltag, wieder Woche. 4 Millionen Menschen warten auf den nächsten Sonntag”. Un sabato del villaggio di leopardiana memoria, lungo un’intera settimana, raccontato meravigliosamente da un gran film e da una splendida colonna sonora scritta per l’occasione e suonata dal vivo dai Mùm.