“Parole aberranti sull’inclusione dei disabili”: la presidente di Artemisia contro il leader di AfD Turingia

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Björn Höcke, leader di AfD Turingia Sandro Halank, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

di Amelia Massetti

In un’intervista rilasciata all’emittente televisiva MDR THÜRINGEN, il leader di AfD in Turingia, Björn Höcke, ha fatto delle dichiarazioni sull’inclusione scolastica delle persone disabili, sul “gender” e sui migranti, che hanno sconvolto l’opinione pubblica. Ha deciso di rispondergli Amelia Massetti, presidente dell’associazione Artemisia e madre di una figlia con la sindrome di Down.

Parto da una sua frase: “Gesunde Gesellschaften haben eine gesunde schule”. Lei dichiara che una società sana ha una scuola sana. Io direi invece che la società diventa sana se ha una scuola sana. Lei considera il sistema scolastico attuale un sistema malato, perché non sarebbe in grado di educare in maniera adeguata i suoi studenti e studentesse.

La politica dovrebbe dunque intervenire per supportare le famiglie che in questi anni stanno soffrendo, per i problemi del sistema scolastico e per colpa di chi? A suo avviso, la responsabilità di questo malessere sarebbe da attribuire a un’eccessiva politica di accoglienza dei migranti, alla “ideologia dell’inclusione” e al cosiddetto “approccio gender“.

Intanto, trovo aberrante che si definisca l’inclusione un’ideologia. E naturalmente trovo aberrante che la definisca qualcosa di negativo.


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L’inclusione delle persone disabili non è un problema, ma la soluzione

Tra l’altro, la Germania non fa ancora inclusione a 360 gradi, non avendola implementata ovunque e nello stesso modo. Al contrario, c’è una grave carenza, sia strutturale che educativa, nel favorire l’inclusione delle persone disabili. Ora lei viene a dirci che laddove questi tentativi vengono attuati, con grandi difficoltà e in accordo con le linee guida internazionali, questi rappresentano un peso sulle spalle di chi non è disabile?

Dal suo punto di vista, quindi, una società funzionale è quella in cui le persone che hanno una disabilità vengono messe da parte? È questa la Germania che vuole, per le nuove generazioni e non solo? Con le sue parole, lei evoca una società incapace di accogliere tutte le sfaccettature che la compongono, che lei lo voglia o no, respingendo l’idea che si possa convivere mettendo in comune successi e sconfitte, senza divisioni, senza barriere basate sulle abilità, sulle diverse caratteristiche personali, sulle mille sfumature che rendono preziosa ogni persona.

religione a scuola

La scuola dovrebbe essere lo specchio di questo tipo di società e creare le condizioni affinché le persone possano fare insieme un percorso importante, nel rispetto delle differenze. Quello che per lei è un “peso”, in realtà è l’unica ricchezza a cui l’essere umano possa ambire. Tutti apprendiamo da tutti e per questo le sue parole sono sbagliate, oltre che lesive della dignità di moltissime persone. Ed è proprio nel rispetto di questi molti, ma anche di tutti gli esseri umani, che le scrivo questa lettera aperta.

Nel rispetto delle persone più lente ad apprendere e che non possono essere tagliate fuori anche da una semplice comunicazione burocratica, perché non viene fatto alcuno sforzo per utilizzare anche la lingua semplice.

Nel rispetto di chi è sulla sedia a rotelle e ha la necessità di avere un ascensore e un bagno accessibili, se vuole frequentare la scuola.

Nel rispetto di chi ha diritto a una digitalizzazione adeguata e a tutti gli strumenti necessari per favorire un apprendimento legato a necessità particolari.

Nel rispetto di coloro che per comunicare hanno bisogno di apprendere la lingua dei segni e imparano a scrivere e a leggere nella lingua del Paese in cui crescono, senza che però gli altri si pongano il problema di imparare a comunicare con una persona sorda.

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Amelia Massetti, presidente di Artemisia

Niente ha valore, se non spetta a chiunque

No, caro Höcke, l’inclusione che tanto la spaventa non c’è ancora, purtroppo, e questo danneggia tutti. La filosofia, la bellezza del pensiero e ciò che si può realizzare grazie al contributo umano non vale niente, se non spetta a chiunque. Tutti esistiamo, tutti abbiamo valore e invece di tentare di escludere le differenze, dovrebbe imparare a vedere la bellezza di un mondo inclusivo, che a quanto pare non riesce proprio a concepire.

Anche le persone che provengono da un percorso migratorio sembrano infastidirla e lo stesso vale per tutti coloro che vedo esprimere lo stesso tipo di insofferenza, ogni giorno. Però quando quelle stesse persone fanno lavori che altri non vogliono fare, questo fastidio, magicamente, non lo proviamo più. Finché una categoria di persone può essere sfruttata e lasciata nella propria ignoranza, non si ha mai niente da temere, basta che non esca dal suo “recinto”, basta evitare di favorirne l’emancipazione personale. Quell’emancipazione che proprio una scuola inclusiva potrebbe offrire.

Lei esprime la volontà di proteggere determinate persone svalorizzandone altre, a cui dà la colpa dell’insoddisfazione di una società devastata dallo sfruttamento dei più deboli, dalla disuguaglianza, dai veri problemi che lei sceglie di non vedere.

Vorrebbe farci credere che se in Germania la scuola attraversa una crisi gestionale la responsabilità è dell’inclusione dei disabili e dei migranti e della “cultura gender”? Invece di dare colpe inesistenti, dovrebbe forse pensare a investire di più proprio sulla scuola e a formare insegnanti che sappiano gestire i conflitti e includere, invece di alimentare la discriminazione, unica destinazione del percorso da lei indicato.

Lei vorrebbe disegnare un mondo in cui il nemico da additare è il più debole o il diverso, creando stanze in cui isolare i simili, senza mai favorire il contatto, ma al contrario rinforzando i muri. Questo mondo non è il mio e non è il nostro. Siamo infatti in tantissimi ad aver trovato terribile quello che ha detto e a lavorare ogni giorno per realizzare l’inclusione, che non è un’ideologia, come lei offensivamente l’ha definita, ma l’unica strada per creare una società empatica, solidale, non abilista, in cui dignità e rispetto siano il motore delle relazioni e in cui nessuno venga lasciato indietro.

Mi auguro che le associazioni di categoria possano mobilitarsi presto, a seguito delle gravi parole che lei ha pronunciato, per attuare la tutela sancita dalla Convenzione dei diritti delle persone con disabilità, che la Germania ha ratificato e sottoscritto dal 2009 e che non ha ancora applicato pienamente.

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