Un piccolo borgo può fare fallire definitivamente Berlino

Una veduta panoramica di Mittenwalde

di Valerio Bassan

Mittenwalde è un paesino come tanti altri. Situato nel Brandeburgo, questo piccolo borgo rurale di origine antica ha tutte le carte in regola per passare inosservato: conta diecimila anime, otto quartieri, una bella chiesa, qualche piazza. Niente di che, insomma. Da ieri, però, Mittenwalde ha rotto il muro dell’anonimato, ed il suo nome ha cominciato a circolare sulle varie agenzie di stampa: Reuters, France Presse, Ansa. E da lì, su tutti i maggiori quotidiani del mondo. Perché?

Perché il borgomastro del villaggio, Uwe Pfeiffer, ha recentemente ritrovato nell’archivio del suo ufficio un titolo di credito di 400 fiorini (circa 112 milioni di euro attuali), risalente ad un prestito concesso da Mittenwalde a Berlino nel 1562. Titolo che oggi, rivalutato e con gli interessi, varrebbe tantissimo: per l’imprecisione, svariati miliardi di euro. Così Pfeiffer – a quanto pare per nulla impietosito dalla già disastrosa condizione economica della capitale – ha chiesto ufficialmente all’amministrazione berlinese di saldare il debito contratto cinquecento anni fa.

Il documento era stato archiviato nei faldoni comunali nel 1963. A ritrovarlo, la ricercatrice Vera Schmidt, che in queste ore sta sostenendo con forza la validità del documento. «Già nel 1983», ha spiegato Schmidt, «c’era stato un lungo dibattito in cui, alla fine, il documento era stato considerato valido al 100%». Una posizione condivisa, ovviamente, anche dal sindaco, secondo cui quel prestito – contratto con un tasso del 6% per ripagare debiti fiscali con l’ormai scomparso principe elettore Joachim II – non sarebbe mai stato onorato: «Altrimenti non avremmo ancora il titolo di credito», argomenta Pfeiffer.

Non sarebbe la prima volta che Mittenwalde prova a far rivalere il debito. Era già successo nel 1820 e anche cinquant’anni dopo, come testimoniano alcuni articoli di giornale, ma sempre senza successo. E anche questo nuovo tentativo, ovviamente, si sta scontrando con le resistenze di Berlino, le cui casse non potrebbero mai sostenere un esborso simile. Per gli esperti della capitale tedesca, infatti, il documento non è valido: mancherebbe un timbro. Resta ora da vedere chi sarà chiamato a dirimere l’intricata questione. La certezza, fino a questo momento, è una sola: la burocrazia, oggi come allora, decide le sorti di Paesi e città.