Legge anti-gay in Uganda: la reazione del governo tedesco e della comunità internazionale

Uganda legge anti gay

Il mese di giugno è tradizionalmente il mese del Pride, durante il quale la comunità LGBTQ+ e le tematiche ad essa correlate ricevono maggiore visibilità sui media. Tuttavia, proprio alla vigilia di questo mese di celebrazioni, il governo dell’Uganda ha generato sconcerto e indignazione con l’approvazione di una legge estremamente repressiva nei confronti dei diritti delle persone omosessuali.

In Uganda via libera alla pena di morte per “omosessualità aggravata”

La legge anti-LGBT approvata in Uganda, firmata dal presidente Yoweri Museveni, ha suscitato orrore in tutto il mondo. Tra le disposizioni più controverse della legge vi è la possibilità di infliggere la pena di morte per la cosiddetta “omosessualità aggravata”, che include condanne ripetute, rapporti sessuali con minori di 18 anni o con persone di età superiore ai 75 anni, nonché abusi. Inoltre, anche il “proselitismo” dell’omosessualità è punito con dieci anni di carcere.

La risposta della comunità internazionale: Paesi Bassi e USA sospendono aiuti e valutano sanzioni contro l’Uganda

La comunità internazionale ha reagito prontamente a questa legge discriminatoria. I Paesi Bassi, ad esempio, hanno deciso di sospendere un programma di promozione dello Stato di diritto del valore di 25 milioni di Euro come diretta risposta all’emanazione della legge. Liesje Schreinemacher, ministro responsabile per la cooperazione allo sviluppo, ha espresso senza mezzi termini il proprio sconcerto per il fatto che l’Uganda stia adottando una legislazione anti-gay così estrema. I Paesi Bassi, afferma, continueranno ad impegnarsi attivamente per la protezione delle persone omosessuali in Uganda.

Anche gli Stati Uniti hanno condannato la legge e stanno valutando l’adozione di sanzioni e restrizioni all’ingresso nel Paese per coloro che violano i diritti umani o sono coinvolti in episodi di corruzione. Il presidente Joe Biden ha chiesto l’immediata abrogazione della legge e ha sottolineato che nessuno dovrebbe vivere nella costante paura per la propria vita o subire violenze e discriminazioni. Il Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti valuterà l’impatto della legge su diversi aspetti del loro impegno in Uganda, compresi i programmi di aiuto all’AIDS e l’accordo commerciale Agoa, che garantisce all’Uganda l’accesso esente da dazi a migliaia di merci nel mercato statunitense.

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Critiche dall’ONU e dall’Unione Europea

Anche l’ONU e l’UE hanno espresso forti critiche alla firma della legge. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha condannato la legge, affermando che essa permetterà violazioni sistematiche dei diritti LGBTQ+ e dei diritti di tutta la popolazione ugandese. L’UE ha manifestato il proprio rammarico per la firma della legge e ha sottolineato il dovere del governo ugandese di proteggere tutti i suoi cittadini e sostenere i loro diritti fondamentali.

Anche diverse organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch, hanno condannato la legge, definendola una grave violazione dei diritti umani. Gli attivisti per i diritti umani hanno chiesto solidarietà e sostegno dalla comunità internazionale, compresi visti umanitari per coloro che si trovano in pericolo.

In Germania, Olaf Scholz non commenta, Baerbock e Schulze condannano

In Germania, la testata LGBTQ+ Queer.de ha espresso una poco velata critica al cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) per non aver commentato né condannato pubblicamente la legge ugandese, come hanno fatto invece gli altri capi di governo di cui sopra. Alcuni ministri del suo governo hanno però reagito sulla stessa linea dei loro colleghi di altri Paesi. La Ministra dello Sviluppo Svenja Schulze (SPD), per esempio, ha condannato la scelta di Museveni dichiarando che “La legge anti-gay in Uganda viola i diritti umani fondamentali per i quali l’Uganda si è impegnato e che sono sanciti dalla Carta dell’Unione Africana” e ribadendo che “L’amore tra persone dello stesso sesso non è un crimine”.

Svenja Schulze.
Gerd Seidel (Rob Irgendwer), CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons – edited

Schulze ha anche ricordato come, nei colloqui con il governo ugandese, il governo tedesco abbia espresso in modo inequivocabile la sua opposizione alla legge e ha aggiunto: “Oltre al palese disprezzo per la dignità umana, la legge ha anche implicazioni per il lavoro dei partner internazionali sul campo, che ora dobbiamo esaminare insieme. Nel farlo, è importante per me ascoltare le voci della società civile ugandese. Continueremo il nostro scambio con le persone colpite e continueremo a sostenere i diritti umani e lo sviluppo inclusivo attraverso la nostra cooperazione”.

Anche il Ministero degli Esteri di Annalena Baerbock (Verdi) ha condannato la legge via Twitter definendola una “palese violazione dei diritti umani”, che Viola gli obblighi internazionali e deve essere ritirata.


Gli attivisti per i diritti umani in Uganda hanno chiesto al governo tedesco di adottare misure severe nella loro cooperazione con il governo ugandese e di fornire visti umanitari per coloro che si trovano in grave pericolo.

Già il 12 maggio, in una lettera aperta al governo tedesco, 80 voci di spicco avevano chiesto “200 visti umanitari per LGBTQI+ e per i difensori dei diritti umani e per le persone in grave pericolo”. Il riferimento alle dichiarazioni programmatiche passate di Baerbock era estremamente chiaro: “Se la ‘politica estera femminista’ non deve rimanere solo un discorso vuoto, il governo federale deve proteggere le vite degli LGBTQI+ e condannare la legge pubblicamente e insieme ai partner internazionali!”, ha dichiarato lunedì il co-iniziatore della lettera aperta Wieland Speck.

L’organizzazione AllOut ha lanciato una campagna di raccolta fondi per coprire i costi del reinsediamento urgente di diversi gruppi LGBTI. Saranno finanziati alloggi, cibo, farmaci e supporto psicologico.