Francoforte e il “nuovo vecchio centro storico”: «Operazione commerciale»

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© Alessandro Grassi / Il Mitte
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di Alessandro Grassi

Francoforte è una città-cantiere, dove si costruisce incessantemente: lavori e gru si possono trovare in ogni parte della città, i grattacieli spuntano come funghi.

Uno dei siti più visibili è quello del cantiere tra il Duomo e il Römer. Per conoscere i dettagli dei progetti in fieri per il centro di Francoforte abbiamo parlato con Lidia, una ragazza italiana di 27 anni che vive a Francoforte dal 2009. Qui, nel 2012, Lidia si è laureata con una tesi dedicata proprio al suddetto cantiere. Un argomento scelto «un po’ per interesse, un po’ per conoscere più a fondo la storia della città in cui mi sono trasferita».

Da Lidia ci siamo fatti raccontare che cosa sta nascendo, a Francoforte, nell’area tra il comune e il Duomo: «Un nuovo vecchio centro storico per Francoforte, dopo che quello originale è stato raso al suolo dalla guerra». Il progetto potrebbe sembrare stravagante ma, come ci racconta la studiosa, fa parte di una politica cittadina più ampia che necessita di un preambolo generale sulla storia del sito e della ricostruzione della città dopo la guerra.

© Alessandro Grassi / Il Mitte
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«Si potrebbe dividere la storia della ricostruzione di Francoforte dopo la guerra in quattro fasi», racconta Lidia. «La prima immediatamente dopo i bombardamenti è stata molto funzionale: bisognava semplicemente dare delle case alla gente che ne aveva bisogno e ricostruire le infrastrutture fondamentali per rendere vivibile la città. La seconda, negli anni Settanta, portò i primi grattacieli. La terza è la trasformazione di Francoforte in capitale finanziaria dopo la crisi del fordismo e l’arrivo del post-fordismo. Infine quella attuale, legata ad una “künstliche Rekonstruktion” che comprende anche il centro storico».

Se durante la terza fase il buco tra il duomo e il comune era stato riempito dalla technisches Rathaus, “un Betonklotz, come si dice in tedesco”, negli anni Ottanta con il sindaco Walter Wallman (CDU) decise di affrontare il problema dell’identità francofortese. Fu lui il deus ex machina della terza fase di ricostruzione. Ricostruì l’Ost Zeil, i sette palazzi “storici” davanti al Römer e la Museumufer per puntare su una dimensione culturale da affiancare alla realtà industriale e finanziaria che rendeva Francoforte famosa nel mondo.

«Fu vero e proprio Stadtmarketing. Bisogna partire da questo presupposto: le città sono in concorrenza per i finanziamenti pubblici e privati. Francoforte era già capitale finanziaria, aveva i palazzi moderni, l’aeroporto, la fiera. Cosa le mancava? Le mancava la cultura e un luogo per i turisti: così Wallman fece costruire i musei e avviò la ricostruzione del centro storico. Voleva renderla una Global City come Tokyo e Londra. “Francoforte è la più piccola metropoli del mondo”, si cominciò a dire in giro. Il progetto attuale prosegue quel ragionamento e serve per dare la possibilità ai turisti di fare le foto», prosegue Lidia.

Torniamo però nello specifico al cantiere in questione. La technisches Rathaus fu oggetto di un’operazione che sembra più una storia italiana che tedesca. Venne venduta dal comune a privati per poi essere affittata dal comune stesso. Il contratto durò fino a metà degli anni Duemila e solo allora, scaduto l’affitto, il comune riacquistò la technisches Rathaus per abbatterla e pensare di costruire “qualcosa di più bello”. I progetti erano già pronti quando uno studente di architettura di Darmstadt costruì un modello di una possibile città storica. Si costituì così l’associazione “Amici di Francoforte” che, attraverso una raccolta firme, riuscì a far accantonare il nuovo progetto in favore di una ricostruzione storica.

Venne costituita una commissione di esperti composta da assessori cittadini che decisero di prendere a modello ricostruzioni già avvenute, tra cui quella di Dresda.

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Prosegue Lidia: «Ad ora si tratta di una künstliche Rekonstruktion perché di fatto mancano le fonti per poter costruire esattamente il centro storico com’era una volta. Nel cantiere verranno costruiti trentacinque palazzi di cui però solo nove saranno in stile antico. Gli altri saranno nuovi, ma dovranno rispettare canoni precisi e vincoli edilizi piuttosto rigidi. La densità sarà altissima per uno spazio così piccolo».

«L’idea è quella di avere una città europea o mediterranea, che nella loro idea significa: strade piccole, palazzi vicini e persone in strada. Saranno palazzi misti: residenziali, commerciali e del terziario – cioè alberghi. Gli affitti sono già stati collocati ed è inutile precisare che i residenti saranno tutti appartenenti al ceto medio-alto. Il controllo è affidato alla Dom/Römer GMBH che oltre ad occuparsi della vendita si occuperà in futuro dell’amministrazione del quartiere stesso attraverso la figura di un Manager di quartiere».

Il progetto coprirà anche le antiche rovine romane che fino a poco fa erano all’aria aperta e fungevano da punto di incontro per i giovani francofortesi. Sopra di loro, con la scusa che il brutto tempo le rovinerebbe, verrà costruita la Stadthaus am Dom.

Non sono mancate le critiche in città a questa impresa. I costi sono sconosciuti ma la data di consegna è prevista già per il 2016. Esiste anche un comitato che si oppone alla cancellazione dell’asse che unisce il Duomo al Römer. Lidia ribatte però che, storicamente, quell’asse non è mai esistito.

«Molto più sensate sono le critiche ai criteri di ricostruzione storica: approssimativi e rispondenti più a logiche di mercato che ad altro. Di fatto si tratta di un’operazione commerciale che non porterà un miglioramento di vita per la popolazione e che non farà altro che proseguire in quel fenomeno noto come Festivialisierung», che si verifica quando «l’amministrazione punta a rendere ogni momento della vita dei cittadini un evento, togliendo gli abitanti dalla loro quotidianità attraverso la costruzione di esperienze controllate e fittizie ma che portano soldi», accusa Lidia.

«Così avremo anche noi a Francoforte finalmente la possibilità di andare in un centro storico finto a comprare in uno dei tanti negozi di finto-artigianato che vi apriranno e i turisti potranno fare le loro foto con i vecchi palazzi storici come d’altronde già fanno con il Römer».