La guida siriana del Pergamon Museum ricorda ai rifugiati: i reperti provenienti dalla Siria testimoniano la bellezza del nostro passato

Photo by UN Women Gallery©
Kefah Ali Deeb photo
Photo by UN Women Gallery©

É molto bello quello che sta facendo Kefah Ali Deeb, una rifugiata siriana che vive a Berlino e insieme a diciannove guide, siriane e irachene, lavora all’Isola dei Musei, dichiarata dall UNESCO patrimonio dell’umanità. Kefah organizza infatti visite guidate in lingua araba al Pergamon Museum, dove cerca di ricordare ai visitatori, tra i quali altri rifugiati, l’importanza delle radici culturali e artistiche della Siria. È un progetto finalizzato all’integrazione e alla promozione della cultura e la donna si dice fiera di essere stata coinvolta in un’iniziativa che ritiene assolutamente importante.

Dopo aver accolto più di un milione di rifugiati nel 2015, la Germania è adesso in una fase in cui sta gestendo  più tecnicamente l’inclusione, attraverso una serie di pratiche di integrazione di cui Kefah è parte attiva.

La preoccupazione fondamentale della donna è che il mondo dimentichi il passato della Siria, ora che distruzione e orrore dilagano in quella che è stata la culla delle più antiche civiltà del mondo.

“Parlano tutti della guerra” dichiara dispiaciuta “nessuno cerca di ricordare  cosa ci fosse prima”. Aggiunge anche di essere felice del fatto che all’interno del Pergamon, museo di cui Berlino è giustamente orgogliosa, ci siano moltissimi oggetti provenienti dal suo Paese e fortunatamente in salvo, per il piacere di chiunque voglia ammirarne la bellezza e il valore. Quando era in patria, la donna era solita disegnare per ore prendendo come modelli le statue del museo nazionale di Damasco. Attivista dell’opposizione, ha conosciuto quattro volte l’esperienza del carcere, prima di scappare all’estero e acquisire lo status di rifugiata.

Con Berlino ha un legame particolare, dovuto anche a una riflessione sul fatto che la capitale tedesca sia stata rasa al suolo, ma abbia comunque trovato il modo di rinascere dalle sue macerie. La donna auspica che, come la Germania del dopoguerra, anche la Siria possa tornare ad essere viva e bella come un tempo.