Diversamente abili a Berlino: per fortuna c’è il progetto Artemisia

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incontro di Artemisia al Wale Cafè

Il Mitte segue da tempo Artemisia Projekt, nato a Berlino come una rete di supporto per i diversamente abili italiani e italo-tedeschi e per le loro famiglie. Abbiamo intervistato Amelia Massetti, ideatrice e promotrice del progetto, alla vigilia di nuove, interessanti iniziative.

1) Sei la fondatrice di Artemisia. Un progetto importante a sostegno delle persone diversamente abili. Ce ne parli?

Quest’idea è nata partendo dalla mia esperienza personale, in quanto madre di una ragazza Down che adesso ha 26 anni, Lia Nadine, nata a Berlino, cresciuta in una cultura completamente diversa da quella italiana, che attraverso Rete Donne Berlino si è sviluppata.
Parlare delle diverse abilità non è facile soprattutto se si è genitori di un figlio diversamente abile e se si vive in un Paese straniero. Questo può naturalmente aumentare il senso di frustrazione, discriminazione e anche di isolamento. Questo progetto prevede che, attraverso lo scambio di informazioni reciproche, si possano acquisire insieme le giuste informazioni relativamente all’assistenza di cui si ha bisogno se si vive in Germania e offre l’opportunità, per i genitori e per i figli diversamente abili italiani, di mantenere il contatto con la loro cultura.
Nel nostro gruppo si sta creando inoltre uno scambio interattivo tra genitori e personale qualificato, che viene dall’Italia con un bagaglio di esperienze inclusive che si scontrano sin dall’inizio con metodologie completamente differenti.
Spesso questi operatori non trovano una giusta collocazione perché qui, ad esempio, non esiste la figura dell’insegnante di sostegno come in Italia, e quindi provano a interagire nell’ambito tedesco che non riconosce, purtroppo, la valenza delle nostre esperienze nel campo.

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Ilaria Fioravanti presenta “La mia lingua è l’immaginazione”

2) Come si svolge la vostra attività?

Il gruppo di Artemisia si incontra regolarmente il primo lunedí del mese al Wale Cafè, alle ore 18:00, ed è aperto a tutti, genitori, insegnanti ed educatori italiani. Attualmente stiamo realizzando in ogni incontro una presentazione di operatori nel campo dell’inclusione, che ci espongono la loro metodologia di lavoro.
Abbiamo visto insieme, per esempio, il video realizzato dal nostro collaboratore David Manuguerra “La danza delle emozioni: un movimento verso l’Integrazione”.
Nell’ultimo incontro, “La mia lingua è l’Immaginazione”, la nostra valida collaboratrice di Artemisia Ilaria Fioravanti ci ha esposto l’applicazione delle Mappe Mentali per favorire lo sviluppo cognitivo delle persone diversamente abili.
Le nostre attività vanno dai corsi di formazione per i genitori per acquisire le informazioni necessarie per lo svolgimento delle pratiche burocratiche a molto altro. In questo ci avvarremo anche del contributo e dello scambio con altre associazioni di genitori tedesche.
Inoltre vorremmo realizzare corsi di formazione per le varie fasce di età che permettano di mantenere viva la cultura italiana, perché le persone diversamente abili spesso non hanno l’opportunità di frequentare la scuola bilingue e sono quindi maggiormente separate dalle loro radici. Vorremmo quindi organizzare corsi in lingua italiana con lettura semplice di favole o letteratura italiana, corsi di scrittura, di Mappe Mentali o di teatro-danza e musica. Vorremmo anche organizzare incontri per attività ricreative e di tempo libero, per andare insieme al cinema o a vedere un evento musicale o di arte.
Nei nostri incontri si affrontano le varie tematiche che ci riguardano, soprattutto relativamente alla scuola, e questo è attualmente al centro del nostro dibattito. Vorremmo capire in quale maniera possiamo riuscire a mettere un tassello per operare il cambiamento nel sistema tedesco che, in taluni casi, non ha ancora acquisito la capacità di ascoltare i suggerimenti che vengono da personale italiano altamente qualificato che si avvale di una metodologia già a lungo sperimentata nel campo dell’inclusione.

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Lia Nadine Massetti alla mostra di Chagall a Roma

3) Quali sono i problemi più frequenti che le famiglie con cui interagite incontrano?

Le famiglie che si avvicinano al nostro progetto chiedono informazioni relative all’iter burocratico, ma principalmente vogliono capire come mai nelle scuola tedesca si attui una metodologia di apprendimento e inclusione a loro sconosciuta.
Alcuni genitori, come anch’io tuttora, percepiscono un senso di fastidio da parte delle istituzioni come lo Jugendamt o il Sozialamt, che dovrebbero essere lì per offrire un servizio. Gli italiani, come anche altri stranieri, vengono considerati come qualcuno che viene in questo Paese per usufruire della sua assistenza e chiaramente questo è molto umiliante. L’acquisizione dei nostri diritti in Germania e la forza di farli rispettare è il fine del progetto Artemisia.

4) Quali sono i principali tabù della società, quando si parla di disabili, e quali sono i pregiudizi che ti danno più fastidio?

I tabù che riguardano la disabilità sono svariati. La società, in qualche modo, vuole nascondere e mettere in una scatola chiusa quello che non vuole vedere ed escludere dalla vita quotidiana le persone diversamente abili significa non accettarle come parte integrante della collettività.
Essere genitore di una persona diversamente abile ti permette di vedere il mondo con occhi diversi, chi non è abituato a confrontarsi quotidianamente con questo tema si trova di fronte alla diversità con occhi incerti, sfuggenti. Non si vuole parlare, per esempio, dell’affettività delle persone diversamente abili e del diritto a una piena e consapevole sessualità, non vediamo modelle diversamente abili che ci presentano il loro nuovo look, nelle favole per bambini non si usano persone diversamente abili come compagni di gioco.
Anche nella filmografia, nella maggior parte dei casi, non vengono utilizzati soggetti diversamente abili come attori, se non nell’ipotesi in cui si affronti la tematica specifica. Difficilmente interagiscono nella vita delle persone comuni come per esempio nel film di “Johnny Stecchino”, capolavoro di Roberto Benigni degli anni ’80, ove si parla in modo ironico di mafia facendo recitare anche persone Down.
Pregiudizio è quel momento nel quale capisci che una famiglia con figli normodotati in qualche modo non ti coinvolge nella sua vita perché ha paura di qualcosa che non conosce, ma che non vuole neanche scoprire. E questo è il più grande dei pregiudizi.

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David Manuguerra presenta “La danza delle emozioni un movimento verso l’integrazione”

5) Pensi che il sistema tedesco tuteli i disabili e hai avuto modo di confrontarti con quello italiano?

Il sistema tedesco prevede un sistema di tutela che, una volta ottenuta adeguatamente, permette alle persone diversamente abili di avere una vita economicamente stabile e sicura.
La Germania offre alle persone diversamente abili, dopo la scuola e le scuole differenziate, che purtroppo ancora esistono, la garanzia di essere inserite in un Werkstatt (laboratorio) dove imparare o eseguire lavori diversificati. Questo garantisce lo stipendio minimo per la sopravvivenza.
Nel campo del lavoro ci sono laboratori di teatro che permettono la realizzazione di progetti artistici, come nel Teatro Thilkwa, dove lavora anche mia figlia.
Ci sono poi diverse organizzazioni che si occupano di viaggi, sia in Europa che in altri continenti, per i giovani e per gli adulti, e questi vengono sovvenzionati dalla cassa malattia o dal Sozialamt. Le persone diversamente abili, dopo i diciotto anni hanno diritto di percepire un budget personale per pagare un assistente domiciliare, di loro preferenza e non necessariamente qualificato, che li aiuti a partecipare ad attività sociali o di loro interesse.
In tutta questa organizzazione la grossa mancanza della Germania è l’inclusione sociale vera e propria, in quanto il mantenimento di questo sistema significa praticamente che la persona diversamente abile non esce al di fuori di un percorso speciale e protetto, restando esclusa la possibilità di un’inclusione a tutti gli effetti nella società.
In confronto all’Italia, quindi, possiamo dire che in Germania le tutele economiche sono maggiori, ma manca il concetto fondante della metodologia italiana, vale a dire l’inclusione reale nella società delle persone diversamente abili.

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Elisabetta Mina, relatrice di “L’arte di educare”

6) Quali sono le vostre prossime iniziative?

Nel prossimo incontro del 2 maggio, che si terrà alle ore 18,00 presso il Wale Caffé, Elisabetta Mina ci spiegherà la metodologia del metodo educativo frutto dei suoi studi. In “Io ho diverse abilità, e tu quante ne hai?” si parlerà di educazione, perché educare può essere un viaggio meraviglioso, ricco di sfide per genitori ed insegnanti.
Crescere ed educare un bambino diversamente abile spesso ci pone davanti a questioni complesse: in alcuni casi si incontrano difficoltà nell’apprendimento, in altri nello sviluppare l’autonomia, oppure nell’interazione con i coetanei. Questo può generare situazioni di frustrazione e stress elevati, sia per il bambino che per l’educatore.
L’Arte di Educare è un percorso che mira proprio a valorizzare e sviluppare le abilità personali nell’educazione. Propone strumenti semplici ed efficaci per aiutare genitori, insegnanti ed educatori di bambini, diversamente abili e non, ad affrontare le sfide che incontrano nel processo educativo.
Infine, per festeggiare il nostro primo anno di attività, stiamo preparando per ottobre una rassegna di film sulla disabilità che probabilmente faremo al Babylon, al CinemAperitivo. In collaborazione con “Le balene Possono Volare”, inoltre, è previsto un progetto di corsi di teatro, scrittura creativa, fotografia e arti manuali rivolto ai bambini, diversamente abili e non.

7) Com’è possibile supportare Artemisia?

Artemisia al momento si avvale della possibilità di tenere i suoi incontri al Wale Caffè, che ci ospita. Per noi, però, il supporto più importante sarebbe quello di avere una sede dove poter organizzare liberamente e più frequentemente le nostre attività e magari creare un ufficio stabile sul quale gli italiani possano fare riferimento per tutte le questioni burocratiche e non solo.
Una sede ci permetterebbe di avviare stabilmente i nostri corsi di formazione, sia per i genitori che per le persone diversamente abili. Abbiamo un vasto programma da realizzare, ma questo sarà possibile soltanto se riusciremo ad avere un luogo nostro da utilizzare per tutti gli eventi.
Naturalmente vorremmo iniziare anche una campagna di sostegno economico per coprire le spese di gestione del progetto e offrire la possibilità di partecipare ai corsi anche a coloro che sono in condizioni economiche disagiate. Allo stesso tempo ci auguriamo che venga riconosciuta la valenza del progetto Artemisia anche per quanto riguarda la prmozione della cultura italiana a Berlino e il supporto che possiamo offrire in questo senso.
Per questo abbiamo ottenuto il riconoscimento del Consolato Italiano, che dovrebbe segnalare a tutta la comunità italiana presente sul territorio tedesco il nostro progetto. Il vostro sostegno editoriale è per noi un grande supporto: dare spazio a questo tema sul vostro giornale aprendo il dibattito, anche politico, è importante e se riuscirete a pubblicizzare i nostri incontri e i corsi che di volta in volta organizziamo, sarà per noi un validissimo aiuto.
Il nostro sito è stato tradotto in tedesco grazie alla volontaria collaborazione della Dr.Milena Rampoldi di promosaik.blogspot.de che ha scritto articoli sul nostro progetto.
Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti seguiteci su www.artemisiaprojekt.de

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Incontro di Artemisia al Wale Cafè