La Germania riunificata: una repubblica doppia?

Reichstag
Photo by Nasir Khan Saikat

Quando il 3 ottobre 1990 le due Germanie si unirono l’opinione pubblica interna e mondiale era divisa fra fautori e avversari; fuori dalla Germania gli oppositori temevano che la grandezza tedesca in Europa potesse essere motivo di instabilità, mentre all’interno coloro che erano contrari ritenevano che mai le enormi differenze tra i livelli di vita delle due Germanie si sarebbero potute eliminare. I fautori interni, in primo luogo il Cancelliere di allora Helmut Kohl, erano convinti che l’unificazione avrebbe portato prosperità e benessere in tutta la ex DDR, mentre fuori dalla Germania i favorevoli ritenevano che il paese, saldamente ancorato all’interno della Comunità Europea, non avrebbe potuto più rappresentare un pericolo né per la stabilità dell’Europa, né per quella del mondo. I timori esterni al paese, più o meno giustificati, relativi alla forza della Germania li ho già analizzati in altri articoli; ora invece esamino, sulla base di una ricerca dell’Istituto per la popolazione e lo sviluppo di Berlino, qual è il punto, dati alla mano, sull’avvicinamento effettivo (economico, sociale e culturale) tra la ex DDR e la ex BDR.

Quasi tre decenni dopo l’unità tedesca esistono ancora forti differenze tra la Germania dell’ovest e quella dell’est, e il sentimento di diversità tra le due parti del paese non si è ancora completamente sopito ma, anzi, sotto alcuni punti di vista è decisamente elevato. Dallo studio dell’istituto di Berlino risulta che la metà dei tedeschi vede ancora queste differenze e, tra questi, un terzo dei cittadini dell’ex parte comunista del paese considera i tedeschi dell’ovest “arroganti”; secondo l’istituto le differenze tra le due parti del paese, per motivi strutturali, non potranno mai essere appianate.


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Tra le diversità maggiori ci focalizzeremo su quelle relative ai bambini, all’istruzione, ai guadagni, al patrimonio, alle imprese e ai consumi.

Per quanto riguarda i bambini risulta che le donne, ad est, fanno più figli rispetto alla parte occidentale del paese, dove il numero delle donne senza figli è molto più elevato. Nella ricerca ciò viene spiegato con la circostanza che le donne della Germania orientale sono ancora oggi influenzate dall’immagine che, di esse, veniva data nella DDR, dove realizzazione professionale e cura dei bambini appartenevano ad un unico “progetto di vita”. Interessante tuttavia è osservare che, anche nell’ex Germania dell’Est, la percentuale di donne senza figli nelle fasce di età fino ai 54 anni è abbondantemente inferiore al 10%, mentre nella fascia compresa tra i 40-44 anni è vicina al 15%, molto vicina alla percentuale, di poco superiore al 20% , registrata nella Germania occidentale.

10 novembre 1989: una folla festante occupa il Muro alla Porta di Brandeburgo. Di Lear 21 in der Wikipedia auf Englisch, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3692038

Per quanto riguarda l’istruzione è interessante invece osservare che i successi degli studenti dell’est sono significativamente superiori rispetto a quelli dell’ovest. I risultati dei test del PISA (Programme for International Student Assessment – Programma per la valutazione internazionale dell’allievo) mostrano che, in cima alla classifica dei migliori studenti, sono posizionati quasi esclusivamente ragazzi dei “nuovi” Länder (specie per quanto attiene alle materie scientifiche); tuttavia, a questa circostanza, fa da contraltare il fatto che il numero degli studenti che interrompono gli studi all’est è significativamente superiore a quello dell’ovest. Le capacità scolastiche, tuttavia, non si riflettono nei guadagni, con i tedeschi dell’est che guadagnano mediamente i tre quarti degli stipendi dei tedeschi dell’ovest; 25 anni fa il rapporto era peggiore (il rapporto era di uno a due) ma il processo di avvicinamento è ultimamente rallentato, sia per la non applicazione in molta parte dell’est dei contratti collettivi, che per la presenza, qui, di molti contratti “atipici” (tempi parziali, lavori interinali, contratti a tempo determinato). Ciò potrebbe spiegare i differenti tassi di sviluppo della popolazione locale; mentre nella Germania dell’ovest, negli ultimi 25 anni, alcune zone (specie nella Baviera  e nella parte nord-occidentale) hanno registrato un tasso di crescita della popolazione anche superiore al 10%, tale crescita, a est, è registrabile solo nella fascia intorno a Berlino, mentre nella restante parte della ex DDR sono molte le zone in cui la popolazione è calata con percentuali superiori al 15%.

Le minori capacità di reddito si riflettono sulla ricchezza delle famiglie; mentre all’ovest il patrimonio personale medio è pari a circa 153.200 euro, a est il valore è inferiore alla metà e dimostra che il florido benessere ambito dai fautori della riunificazione è ancora al di là da venire. Il numero dei “ricchi” del paese è distribuito in modo assolutamente iniquo; solo 20 dei 500 tedeschi più ricchi vivono a est del paese, e di essi 14 a Berlino – per lo più nella parte occidentale della città – e anche per quanto attiene alle grandi aziende nessuna delle società quotate nel DAX (la borsa tedesca) ha la propria sede centrale all’est. In questa parte del paese si sviluppano più che altro piccole e medie imprese che, peraltro, non riescono a “farsi largo” a occidente, come dimostrato dal fatto che sono molto pochi i prodotti di marca orientale che sono riusciti ad entrare nei supermercati della parte occidentale del paese, seppur essi siano sempre più apprezzati. Come spesso avviene dove le condizioni di vita sono più difficili (il rischio di povertà all’est è tra il 18,8% e il 23,6% mentre quello nazionale è pari al 15,5%), anche la disponibilità ad integrare gli immigrati è ridotta; e così, nella Germania dell’est tale propensione è molto minore rispetto alla Germania occidentale con percentuali per la prima pari al 50% e per la seconda pari al 66% circa. Nella ex Germania dell’Est sono inoltre più diffuse le idee del radicalismo di estrema destra.

Come detto all’epoca della riunificazione, gli avversari di Kohl temevano che l’est del paese potesse rimanere indietro rispetto alla parte occidentale. Spesso viene ricordata la definizione di Helmut Schmidt, il leader socialdemocratico che aveva preceduto Kohl nella carica di Cancelliere, che aveva prefigurato la Germania dell’est come un “mezzogiorno senza mafia”. Certamente tale previsione non si è avverata, e – seppure anche le più rosee aspettative previste dai fautori della riunificazione, che parlavano, invece, di fiorenti condizioni di vita per i cittadini dell’est, non si sono realizzate – molto è stato comunque fatto in questa direzione. Non dimentichiamoci, inoltre, che una delle circostanze che ha consentito alla Germania di assumere il ruolo di locomotiva d’Europa nell’ultimo decennio è stato lo sforzo di ammodernamento della DDR, che comunque, pur se incompleto e, attualmente, da alcuni punti di vista in fase di stagnazione, è stato pressoché ininterrotto dal novanta ai giorni d’oggi.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul blog di Pavel Chute.

PAVEL CHUTE è nato a Milano nel 1970. È laureato in Scienze Politiche e in Lingue e Letterature Straniere e ha vissuto a lungo in Inghilterra e in Germania (Berlino, Costanza, Colonia) dove ha studiato Africanologia. Lavora come traduttore e ha iniziato recentemente a scrivere racconti e brevi romanzi.

UNA FINESTRA SU BERLINO è una rubrica rivolta agli italiani che vivono in Germania e a coloro che sono interessati a questo paese, raccontato in modo oggettivo, senza schieramenti, riconoscendone per quanto possibile pregi e difetti. Il tutto con un linguaggio semplice, ma diretto.