Lost and Sound: l’ora zero della techno a Berlino

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© Ostgut Reklame

di Martina Hell

Residentadvisor ha dedicato un’intervista al giornalista Tobias Rapp, scrittore del libro “Lost and Sound: Berlin, Techno and the Easyjetset” edito da Suhrkamp nel 2009.

All’epoca, Rapp era direttore musicale del magazine Taz, ma grazie al successo del libro è diventato direttore musicale del famosissimo giornale tedesco Der Spiegel.

Nel libro Rapp descrive la scena musicale berlinese dagli anni 90 ad oggi. Suddiviso in capitoli, ciascuno dei quali descrive i club più famosi di Berlino, dove Rapp trascorre, di volta in volta, una serata differente.

Il giornalista è stato un assiduo frequentatore dei locali della capitale sin dagli anni ‘90, quando si è trasferito da Brema a Berlino.

Nell’intervista Rapp racconta della sua vita berlinese dallo Squat del ex Berlino Est dove viveva. Nel 1990 il 30% delle case dell’Est erano state abbandonate, perciò era molto comune trovare questo tipo di sistemazione: “E’ normale vivere in uno squat se ci sono centotrenta edifici occupati in una città”, dice.

Era appena caduto il Muro e Berlino cominciava a rinascere, la voglia di sperimentare e di esplorare si rispecchiava anche nella musica.

Nel 1991 Rapp entra per la prima volta a contatto con la musica techno, al Tresor, dove un suo amico lo invita ad andare.

“Ero uno studente di filosofia molto interessato alla musica e la prima volta che ho sentito la techno ho pensato fosse davvero qualcosa di nuovo, our hour zero, un punto di partenza. Ho realizzato come questa musica fosse lo specchio stesso di Berlino, di come potesse rinascere e costruire qualcosa di differente”.

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© DORIS SPIEKERMANN-KLAAS

Nelle sue riflessioni Rapp analizza lo sviluppo di questa musica con il passare degli anni. Per la maggior parte del tempo è una musica senza parole, che la rende universale e richiama sempre più persone.

“I tedeschi si definiscono scrittori e filosofi,  io credo invece che siano ingegneri e filosofi…e credo che la techno sia proprio questo, filosofia e ingegneria. Questo, in un certo senso, la rende così attrattiva”.

Negli anni ’00 acquista un posto di nicchia nella scena musicale berlinese, rimanendo però comunque musica underground, che non aspira ad entrare nelle top hits mondiali. “Berlino non produce artisti come Londra e New York”, dice il giornalista, “ai dj berlinesi importa avere le persone che li ascoltano al proprio fianco, gli interessa vedere ballare la gente di fronte a loro”.

Col passare degli anni la città è cambiata, sempre più persone si sono trasferite e sempre più turisti si sono affacciati alla realtà berlinese, ai party e ai club. “ Ho visto sempre più persone benestanti trasferirsi nel mio quartiere, e sempre più macchine costose passare per strada” dice Rapp.

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Photo by Alec Luhn

Differentemente da altre città, però, l’ingresso in un club Berlinese non è dovuto ai soldi o alla fama. “A Berlino non c’è la cultura delle celebrità o del denaro, se si vuole entrare in un club bisogna dimostrare che si è pronti a divertirsi davvero. Devi essere diverso. A Berlino non puoi comprare il tuo ingresso in un club” conclude.

Dagli anni ’90 ad oggi, Berlino ha avuto molte trasformazioni e molti nuovi influssi esterni: “Era il 2004, ero in fila per entrare in un locale, quando mi sono accorto che intorno a me le persone parlavano solo lingue straniere” racconta Rapp. “il fascino di Berlino continua a richiamare gente da diverse parti del mondo”.

Una città che dalla sua hour zero è rinata, si è riempita sempre più di ragazzi, di sogni, di proposte, di musica. “Questo ha reso Berlino ancora più bella, ha creato qualcosa di unico”.