Il Jihad e la Germania: storia

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La minaccia terroristica dell’Isis preoccupa tutta l’Europa. Fra il 2011 e il 2015 quasi 700 tedeschi sono partiti dalla Germania, secondo Holger Münch, capo del Bundeskriminalamts (BKA), la polizia criminale tedesca, per andare a combattere come membri dell’ISIS in Siria e in Iraq. Circa un terzo di loro, più di 230, sono ritornati dalla guerra.  Nella Repubblica federale tedesca sono attualmente in corso 500 istruttorie contro gli 800 accusati dello spettro islamista radicale.

Facendo un po’ di dietrologia era il 15 novembre del 2000 quando il giudice Otmar Breidling, visibilmente turbato, leggeva la premessa alla sentenza di condanna per uno dei più noti fondamentalisti islamici in Germania, il cosiddetto “califfo di Colonia”, Metin Kaplan. Infatti proprio Colonia, ancora oggi, si può definire la principale roccaforte islamica in Germania. Nella moschea Ulu il “califfo di Colonia” propagandava il suo verbo in nome del jihad mentre in quella di Neukölln a Berlino, invece, (stando ai rapporti dei servizi) si incontravano regolarmente integralisti di Hamas e dei Fratelli musulmani, facendo della moschea un centro di agitazione politica. La Baviera invece rappresentava una sorta di zona-relax per gli estremisti islamici. Regione quindi per un periodo di pausa e di quiete senza basi operative né tantomeno obiettivo di attentati.

neukölln Moschee photo
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Come nel caso dell’egiziano Muhammad Abuhalima. Era di casa a Monaco dove risiedeva con la moglie tedesca prima che lei, per le troppe relazioni sentimentali del marito, decidesse per il divorzio. Abuhalima è risultato membro del commando coinvolto nell’attentato al World Trade Center di New York del 1993. Ed ancora il 16 settembre del ’98 agenti dell’antiterrorismo bavarese arrestarono a Grüneck, nei pressi dell’aeroporto monacense, il sudanese Mamdouth Muhammad Salim, esponente di rango nell’entourage di Osama bin Laden, per conto del quale fungeva da ufficiale pagatore. Salim era da tempo nel mirino della Cia. Giunto in Germania dalla Spagna, si era fermato a Stoccarda per arrivare quindi a Monaco. Al momento dell’arresto stava acquistando un’auto usata da un rivenditore turco. La stessa Cia e l’Fbi presentarono immediatamente agli attoniti funzionari bavaresi una vasta documentazione con le prove evidenti dei contatti di Salim con l’organizzazione che faceva capo a bin Laden.

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L’elenco delle organizzazioni fondamentaliste presenti oggi in Germania è alquanto lungo. Partiamo dalla potente Milli Gorus turca “Visione del mondo nazionale”, che ha un fatturato annuo di circa 450 milioni di marchi. Dal giornale nazionale Milli Gazete l’organo ufficiale dell’organizzazione si possono leggere vari appelli al jihad compreso questo rivolto alle donne islamiche: “Dovete allevare i vostri figli in modo che in qualunque momento siano pronti per il jihad e combattano come leoni. Dovete esser pronte a lasciare la casa del vostro sposo, nella quale siete entrate con un candido abito da sposa, solo nella veste bianca da morto”. Accanto a questa possiamo citare i mujahidın di origine araba, particolarmente aggressivi e legati in passato ad Al Qaeda. Infine altri due gruppi fondamentalisti attivi nella Repubblica Federale: il Gia (Gruppo islamico armato) algerino e l’Islamischer Bund Palästina (IBP, Lega islamica per la Palestina). Gli sviluppi del fondamentalismo sono imprevedibili, come è impossibile stabilire se e quanti giovani islamici in Germania – non solo stranieri, ma anche tedeschi – potranno farsi sedurre dalla sirena jihadista.

Fonti:

Allgemeine Zeitung

Süddeutsche Zeitung (20 / 9 / 2001)

Ümmet-i Muhammad, n. 315 (24/2/2000)

Diego Vanzi, “La tana bavarese”, Limes 2001

Milli Gazete, citato da Stern (27/9/2001)

 

Roberto Colella consigliere nazionale FNSI, giornalista pubblicista e blogger de Il Fatto Quotidiano, Huffington Post, Libero, Limes, Lettera 43, QN, Informazioni della Difesa, Rivista Militare e direttore di Embedded Agency. Laureato in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma indirizzo storico-politico, Master in Geopolitica alla SIOI di Roma, Master in Criminologia e Intelligence nel contrasto al Terrorismo, ricercatore presso l’Istituto Alti Studi di Geopolitica e Scienze Ausiliare di Roma nel settore Difesa e Armi e presso l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano. Cultore della materia in Storia Contemporanea e Diritti dell’Uomo e Globalizzazione presso l’Università del Molise.