Intervista alla coreografa Toula Limnaios

T. Limnaios in 'la salle' © Dieter Hartwig
"la salle" © cyan
“la salle” © cyan

di Emma Minarelli

Il mio primo incontro con l’espressività di Toula Limnaios è avvenuto circa due mesi fa frequentando una delle open class mattutine offerte dai danzatori della compagnia nell’atelier in Eberswalder Str.

Prima dell’intervista, sono stata invitata ad assistere al rehearsal della spettacolo “la salle” in scena nella seguenti date 15-17, 21-24 e 28-31 maggio 2015 presso Halle-Tanz-Berlin .

 T. Limnaios in 'la salle' ©  Dieter Hartwig
T. Limnaios in ‘la salle’ © Dieter Hartwig

A Bruxelles, nel 1996, hai fondato la compagnia cie. toula limnaios insieme al compositore Ralf R. Ollertz . Come interagite durante la formazione di un nuovo spettacolo?

Dalle nostre precedenti esperienze personali, la relazione tra danza e musica era concepita in maniera statica. A Ralf i coreografi chiedevano esplicitamente di costruire musiche adatte a determinate sequenze di movimenti. Io invece, come danzatrice e coreografa, mi ritrovavo con composizioni musicali già pronte su cui dover inserire la danza.

Per tali ragioni, abbiamo deciso di fondare insieme la compagnia per creare una differente piattaforma d’interazione tra danza e musica. In ogni progetto, iniziamo a lavorare insieme, parallelamente. Nel nostro approccio, la sua musica deve rimanere una forma d’arte indipendente che non necessita della danza per esprimersi. All’interno della stessa prospettiva, la mia danza è indipendente dalla musica e possiede un proprio ritmo/dinamica/tempo.

Quali ragioni vi hanno portato, nel 1998, a trasferire la compagnia a Berlino?

Dopo due anni di attività in Belgio, abbiamo iniziato a sentirci un po’ isolati dal panorama della danza in Europa. Inoltre, non avevamo trovato uno studio dove poterci stabilire ufficialmente e Ralf si recava già frequentemente a Berlino per alcuni incarichi. Una volta trasferiti, si sono presentate condizioni favorevoli per sviluppare qui il nostro lavoro e, gradualmente, abbiamo costruito le nostre radici. Da 17 anni produciamo le nostre creazioni a Berlino, con due nuove produzioni per anno a fianco della programmazione di pezzi di repertorio.

Come nasce un tuo nuovo progetto?

Ogni volta è veramente un processo a sé stante e sono innumerevoli le fonti da cui posso trarre ispirazione.

Nello sviluppo della coreografia, cerco di trovare un equilibrio tra le domande che pongo per approfondire la tematica e le idee/risposte che nascono dalle improvvisazioni dei danzatori. Osservo l’evolversi della ricerca non focalizzandomi solo rispetto la prospettiva dei movimenti. Al termine del percorso, seleziono ciò che è più aderente al soggetto del spettacolo.

Qual è la tua opinione riguardo la relazione tra la danza e altre forme d’arte?

Nei miei progetti uso connessioni con la visual art curata nella compagnia da cyan. Tuttavia non è semplice armonizzare questi elementi in una coreografia: occorre percepire se effettivamente l’inserimento potenzia o distrae la danza.

Un esempio di proficua interazione è Wound (2009), pezzo riguardante i sogni e il trauma, le “ferite interne” provocate da un evento drammatico, come dentro ai sogni stessi si possano vivere situazioni di trauma. Per tali motivi, la presenza di video nel fondale del palco mi è sembrato un ottimo componente per raccontare “una storia nella storia” senza interferire con i movimenti.

In generale, ci consideriamo tre forme d’arte indipendenti (danza/musica/visual) e nessuna deve primeggiare una sull’altra: ognuna deve contribuire, sotto un differente aspetto, al risultato finale dello spettacolo.

"la salle" © Dieter Hartwig
“la salle” © Dieter Hartwig

Potresti presentarci la prima nuova produzione del 2015, lo spettacolo “la salle”?

Lo spettacolo si discosta dagli altri progetti precedenti.

All’inizio del concept per una futura creazione, a volte ci si sente in primo luogo persone che vivono nella nostra epoca. Ed allora osservando la negativa situazione mondiale e, personalmente non intravedendo propositivi sviluppi in tempi brevi, mi sono chiesta che tipo di risposta potevo dare a tale contesto che mi circonda. Per me il pezzo è diventato un tentativo di salvaguardare i momenti di felicità, di libertà interna e di ottimistica visione della vita che proprio in periodi recenti così raramente affiorano. La tematica portante è la Sehnsucht, il senso di qualcosa che si desidererebbe, cui si tende ma non si possiede rendendoci incompleti.

Ambientato in una ballroom, dove quattro coppie si incontrano e si interrelazionano, ho scelto di disporre il pubblico attorno al palco, in modo da riproporre un luogo intimo e così instaurare una più ravvicinata connessione. La coreografia è stata infatti costruita per poter essere vista da qualsiasi direzione e la musica è un ri-arrangiamento di vari autori scelti perché richiamassero l’atmosfera della sala da ballo.

Inoltre, è la prima volta che ho deciso di danzare personalmente con i miei danzatori, per garantire differenti sfaccettature d’età nelle coppie, ma soprattutto perché volevo sentirmi più vicino a loro.

"la salle" © cyan
“la salle” © cyan