Primavera a Berlino: oggi e settant’anni fa

Photo by rey perezoso

di Mauro Milano
Il 30 aprile 2015 ci sono state nuvole e poi pioggia, a Berlino. Era un anniversario importante. Quello del suicidio di Adolf Hitler, nel 1945. Con le truppe di Zukov quasi al palazzo della Cancelleria. Sono passati settant’anni da quando con Eva Braun la fece finita, e poi furono bruciati. Dopo quasi sei anni di guerra, dodici al potere e cinquantasei di vita, compiuti da poco. Iniziarono a bombardare il 20 aprile, il giorno del compleanno, e non si fermarono fino all’ultima resa. Cianuro, pallottole e fiamme cancellarono il Terzo Reich, che doveva essere eterno. Diversi film e libri hanno raccontato la Caduta. I sovietici erano arrivati, e gli americani non lontani. Le strade erano deserte, con cumuli di macerie dappertutto, e gli ordini confusi.

Del Bunker in cui Hitler era chiuso con i fedelissimi non c’è più niente, tutto distrutto e cancellato. Condomini intorno, aree giochi per bambini (Kinderspielplatz) e un parcheggio. Solo un cartello, molto sintetico, messo lì da meno di dieci anni. Giovedì e venerdì, i giorni del settantesimo, c’era poca gente. Gruppetti italiani e spagnoli e altri, che passavano e davano una breve occhiata. Uno di questi ha chiesto di farsi fotografare, dopo un po’ di esitazione. Al centro del parcheggio, sotto un grande albero, qualcuno ha messo dei fiori. Tulipani gialli, piccole rose rosse e una soltanto grande, bianca. I Fiori sono legati con il vecchio tricolore imperiale. Su un sasso un lumino, con scritto: “In ewiger Treue” (in eterna fedeltà). Spento. Della Nuova Cancelleria, lì accanto, sono rimaste quattro pietre ammassate, di una finestra. Ora in quel luogo vendono souvenir; c’è bar, una discoteca al secondo piano e un bagno, sul retro. Bianco, pulito, c’è una signora che se ne occupa, il sapone ha un buon profumo, costa 1 €.

Memoriale dell'Olocausto
Il Memoriale dell’Olocausto di Berlino.

Tutto è di fronte al memoriale dell’Olocausto, Wihlelmstraße. A due passi dalla Porta di Brandeburgo e Unter den Linden. Dove il primo maggio i berlinesi hanno festeggiato, con garofani rossi sul petto, musica e Currywurst: Attraversavano il tracciato del Muro, sulla carreggiata, senza pensarci. Scintillava l’oro dei caratteri cirillici nel monumento ai caduti russi, a Tiergarten. Luogo della sanguinosa penultima battaglia. I bambini si arrampicavano per gioco sui cannoni e sui carri armati esposti. Settant’anni dopo la morte di Joseph Goebbels e signora. Lei aveva già eliminato tutti i figli, perché senza il Führer “non valeva più la pena di vivere”. I superstiti del rifugio sotterraneo che provarono a fuggire furono presi, nella notte. Ma la guerra continuò. Gli adolescenti della Hitlerjugend, e quelli ancora più piccoli, le SS straniere, i veterani della Grande Guerra costituivano gran parte delle difese. L’Armata rossa arrivò alla “Cittadella”: Mitte, Kreuzberg e Prenzlauer Berg. Dalla Frankfurter Allee ad Alexanderplatz, al ponte Moltke, a Spandau. Caddero gli aeroporti e cambiarono gli ufficiali tedeschi al comando, le offensive erano violentissime.


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Il vecchio Ministero dell’Aviazione di Goering, sempre su Wihlelmstraße, è tra i palazzi ancora in piedi. Imponente, grigio e rettangolare, oggi ospita Wolfgang Schäuble e il suo Bundesministerium der Finanzen. E’ costeggiato da un resto del Muro del 1961. Il Museo della Storia tedesca ricorda questi giorni con “1945 – NIEDERLAGE. BEFREIUNG. NEUANFANG.” fino al 25 ottobre. Quasi la metà degli altri edifici di Berlino è stata completamente distrutta e in sei luoghi simbolo – come Alexanderplatz, Potsdamer Platz, Wittenbergplatz – ci sono grandi pannelli che mostrano quello che erano questi scorci dopo i bombardamenti, in bianco e nero. A Pariser Platz c’è tutta la Guerra, dal 1939, una colonna panoramica e un punto informazioni, ricco di depliant. Vendono anche, a 5 €, un libro sull’esposizione, pieno di foto, in tedesco e in inglese.

La mostra vera e propria è al Deutsch-Russisches Museum Berlin-Karlshorst. Il luogo dove l’8 maggio, settant’anni fa, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel firmò la resa della Germania. Alle 7 del mattino del 2 maggio, anche se qualcuno – dalle parti della Cancelleria – continuò a sparare, il Generale Weidling ordinò il cessate il fuoco, la Capitale si era arrese. La Seconda Guerra Mondiale in Europa era finita. L’URSS aveva preso Berlino per prima, come promesso a Stalin. Sul Reichstag sventolava la bandiera rossa. Due soldati russi erano riusciti ad arrampicarsi sulle rovine del palazzo guglielmino e avevano piantato falce e martello. Ma nessuno li immortalò, dovettero ripetere, perché fosse scattata una delle più note foto dell’ultima grande guerra. Il Programma di Karlshorst è ricco di eventi fino al 2 settembre, oltre alla mostra, che si chiama “Mai 1945. Frühling in Berlin”. Primavera. De André diceva “non bussa, entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura”. E’ entrata, una nuova stagione, per Berlino, la Germania e l’Europa.

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