Glitch!, l’app virale che “distrugge” le nostre foto verrà presentata a Berlino

© Luca Grillo
© Luca Grillo
© Luca Grillo

di Mattia Grigolo

Si chiama Luca Grillo ed è il ragazzo che più di un anno fa ha inventato Glitch!, un’app per Android che glitcha le immagini.

In termini semplicistici il glitch è l’errore non prevedibile e non periodico che si viene a creare nell’elettrotecnica. In altre parole le immagini digitali perdono per errore il loro formato originale, il computer non sa più come comportarsi e l’effetto può essere più o meno questo. Luca, programmatore residente a Milano, ha giocato sull’errore per trasformarlo in un plus tecnologico.

Dunque il 14 marzo sarà ospite (anche in qualità di dj insieme a Dj Neue K) della serata TIQ che si terrà all’Hanger 49 in Holzmarkstrasse 15/18 (l’evento Facebook) che ormai da cinque anni propone un’accurata selezione di artisti, musicisti e dj affini a sonorità minimal-synth-wave, o come meglio amano definire il mood della loro serata: “Quardratic Wave, in parte fisica del suono e in parte un gioco di parole”. Una realtà solida a Berlino, che vanta un pubblico fidato e party mai banali. Le due cose si sposano perfettamente: Glitch! e TIQ, basta osservare qualcuno dei flyer della crew berlinese per comprendere l’affinità.

Chiamo Luca per fargli un paio di domande e tra le prime cose che mi dice, riferendosi alla mia domanda d’apertura, gli viene in mente una citazione di Gaetano Pesce: “L’imperfezione è ciò che crea unicità nella diversità. Cambiando il paradigma, quello che per l’omologato è un errore, per il pensatore libero diviene inaspettata fonte di una nuova bellezza.”

Statua-Glitch! RGB

Le App fotografiche per smarthphone e tablet hanno come obiettivo quello di migliorare, effettare oppure “invecchiare” immagini originali. Glitch! invece le distrugge, le rovina. Come ti è venuta un’idea del genere?
Di base il glitch è una cosa che esiste da molti anni, i primi li ho visti sul mio vecchio Nintendo quando ero adolescente. Capitava che si rompesse oppure c’era la cassetta che si incastrava male nella bocca della consolle e allora ho iniziato a divertirmi a creare questo tipo di effetti.

L’idea definitiva mi è venuta da una Rom sperimentale che avevo montato su un vecchio cellulare Android, la quale avrebbe dovuto permettergli di funzionare meglio, ma che in realtà aveva dei bug. Ogni foto che facevo usciva glitchata. Alla fine ho dovuto togliere la Rom perché non riuscivo più ad usarla e mi sono detto: “Ora faccio un’App che ricrea lo stesso errore hardware.”

Tecnicamente, che tipo di lavoro hai dovuto fare sui vari effetti glitch della tua App?
Nella maggior parte degli effetti che ci sono in Glitch! ho mantenuto la componente casuale dell’errore vero. In due parole: io prendo l’immagine, la apro in byte e vado a rompere delle informazioni. Corrompo l’immagine e poi la risalvo. Quindi, fondamentalmente, è un glitch vero e proprio.

I glitch lavorano sulle immagini compresse, se tu fai un errore in un’immagine non ancora compressa, nella bitmap, non vedi niente a parte un pixel colorato. Invece se andiamo a corromperne una compressa (ovvero un’immagine con delle informazioni che sono aggregate in un formato che conosce solo il computer e che riesce a interpretare) il traduttore impazzisce, non sa più come decifrarle e le rimanda fallate. Quindi sfruttando i vari formati di compressione riesci a creare effetti diversi.

Non è semplice da capire, ma a quanto pare, ha un grande riscontro. Se non erro sei arrivato a più di cinquecentomila download.
Sì, li ha superati.

Da che tipo di target è arrivato il maggior riscontro?
Ho parlato molto con gli utenti, essendo da solo ho sempre cercato di rispondere a tutti. la maggior parte sono adolescenti. Ti dico: la percentuale maggiore sono i russi. Non so come mai. In realtà c’è un’App gltich anche su iOS, che è stata creata da uno sviluppatore russo. Si vede che in Russia hanno una mentalità glitch maggiore della nostra (ride). Diciamo che io me la sono vista sfuggire un po’ di mano, in positivo, dal punto di vista dei numeri.

E’ stata la prima App glitch per Android, vero?
Sì, non ne esistevano altre. Adesso, invece, per Android ne sono uscite diverse, ma non sono così complete. Devo dirlo. Alcune sono molto lente, mentre con la mia ho cercato di crearla il più possibile user friendly, mettendoci dentro delle cose che potevano interessare anche me. Insomma, a conti fatti l’ho creata per me e poi è piaciuta.

Invece, per quanto riguarda la presentazione che farai a Berlino durante il prossimo TIQ, in che modo si svolgerà? Ho letto che presenterai anche degli upgrade.
Sì, presenterò una tecnica glitch che esiste da tempo, ma che nessuno ha mai portato su smarthphone. Si chiama Pixel Sorting, un algoritmo che in base a delle soglie di luminosità e colore, ordina i pixel in un certo modo. Ovviamente per il computer e per lo smarthphone sono dei numeri interi, i cosiddetti RGB. Con questo algoritmo hai la possibilità di fare delle animazioni molto particolari.

Negli ultimi tempi c’è tanta gente che ci sta lavorando, ma per creare qualcosa di positivo con il Pixel Sorting devi avere già una script, che poi devi caricare su di un browser insieme all’immagine e infine mettere mano al codice per modificarla. E’ abbastanza complicato, devi masticare l’informatica. Con Glitch! sono riuscito a fare in modo che l’utilizzo avvenga solo tramite il polpastrello. Tra l’altro, l’inventore di questo algoritmo è berlinese, si chiama Kim Asendorf.

Hai mai pensato di adattare Glitch! anche ai video e non solo alle animazioni che, comunque, sono immagini statiche?
Era un progetto a cui stavo lavorando, ma che poi ho accantonato per ragioni di praticità, perché mi risultava difficile applicare determinati effetti ai video. Il glitch classico si adatta, ma altri no, perché dovrebbero essere immessi in ogni frame. Comunque lo farò, ma solo con alcuni tipi di effetti.

C’è qualcuno che ti aiuta o fai ancora tutto da solo?
C’è un ragazzo che ha visto la mia App e mi ha proposto di creare dei plug in per dei software video, come Premiere o Final Cut per intenderci, ma devo ancora studiarmela bene. L’applicazione l’ho sviluppata da solo ma molte idee – come quelle di questo ragazzo – mi vengono parlando con alcuni degli utenti, i quali mi scrivono dandomi suggerimenti per lavori futuri. Invece per quanto riguarda il nuovo effetto di Pixel Sorting ho collaborato, per la grafica dell’effetto, con Giacomo Carmagnola, che fa dei lavori stupendi. Ci siamo fatti un po’ di pubblicità a vicenda. Giacomo utilizza uno script per generare l’effetto del Pixel Sorting ma comunque, ogni suo lavoro, è sempre frutto di molta postproduzione Photoshop.

Aziende che si sono proposte di comprarti l’App?
No. Sospetto di essere una frana a livello commerciale. Non so fare pubblicità, non so vendermi. L’ho fatta, ho utilizzato Google Play come unico motore e mi sono fermato lì. Magari qualcuno è anche interessato, ma non mi conosce (ride).