Il Saarland taglia l’Italia e l’italianistica, in nome dell’Europa

[© Nayu Kim / CC BY 2.0]
di Adi Germania
Alla periferia occidentale della Germania, nel cuore dell’Europa, a due passi dal Lussemburgo e da Strasburgo, la città di Saarbrücken ospita un ateneo che vuol trasformare la sua posizione geografica in vocazione scientifica. I piani di riorganizzazione presentati dal governo di grande coalizione chiedono infatti all’università di sviluppare il carattere europeo e di accentuare l’internazionalizzazione della propria offerta formativa. Il risultato è la cancellazione a sorpresa di tutte le cattedre di italiano.

Questa proposta è in evidente contrasto con le linee guida che dovrebbero garantire all’università di sviluppare un profilo innovativo, orientato al futuro e capace di attirare a Saarbrücken i cervelli e le elite di domani. E l’assurdità è ancora più evidente se si considera che i tagli vanno a colpire un dipartimento di italianistica fra i più noti al mondo. È qui che, dall’ormai lontano 1979, si redige un’opera monumentale come il LEI, quel Lessico Etimologico Italiano che rappresenta il più grande dizionario etimologico italiano di tutti i tempi, finanziato dall’Accademia delle Scienze di Magonza. È qui che lavorano e fanno ricerca tre membri dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma nonché soci stranieri dell’Accademia della Crusca, il fondatore e direttore del LEI Prof. Max Pfister, il codirettore e attuale titolare della cattedra di linguistica romanza Prof. Wolfgang Schweickard e il dantista e petrarchista Prof. Karlheinz Stierle.

Nel dipartimento di italianistica di Saarbrücken si avvicendano da anni studiosi provenienti da tutti gli atenei italiani, grandi nomi della linguistica italiana o giovani ricercatori che vengono a formarsi nei cantieri del LEI. I progetti portati avanti nella città saarlandese (oltre al LEI sono da citare, fra gli altri, il Deonomasticon Italicum e il Dictionnaire Étymologique Roman) vengono realizzati infatti in stretta collaborazione con i colleghi italiani. Una vasta offerta didattica corona il profilo di un istituto che si può senz’altro definire una delle perle dell’italianistica tedesca.

Certo, i tagli alla cultura e all’istruzione non sono un problema solo italiano, e anche il Land della Saar si trova a dover fare i conti con un budget sempre più limitato che prevede, per il proprio ateneo, riduzioni complessive del 20%. Stupisce però la miopia con cui l’università ha deciso di non distribuire i tagli in orizzontale, ma di colpire in verticale seguendo un criterio semplice: le prime cattedre che si liberano saranno cancellate e queste sono purtroppo quelle di italiano. Così, per ragioni biografiche, muore un centro di eccellenza, che tra l’altro ha portato alla stessa università del Saarland finanziamenti esterni di svariati milioni di euro.

Così muore una perla dell’italianistica mondiale che anche lo stato italiano ha continuato a sostenere per decenni, caricandosi i costi dei lettori di lingua e cultura italiana. Così muoiono tutti i corsi di laurea in italiano (la laurea triennale e specialistica, la formazione degli insegnanti di italiano, il corso di laurea in traduzione e il master di comunicazione internazionale a indirizzo italianistico) di un intero Land e così morirà, nel medio termine, anche l’italiano nelle scuole. Tutto questo in un Land in cui i 18.000 italiani residenti rappresentano la prima comunità straniera.

Ma la misura annunciata colpisce in modo durissimo anche il Saarland stesso: i dati della Camera di Commercio del Land tedesco per il 2013 mettono l’Italia al quinto posto per il volume delle importazioni e delle esportazioni, con un giro d’affari di circa 1 miliardo e 300 milioni.

L’università, intanto, continua a sbandierare l’obiettivo del potenziamento del profilo europeo.


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