«Come decido chi entra al Berghain e chi no? Mi affido alle mie sensazioni»

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Di Sven Marquardt, il celebre selezionatore del Berghain, abbiamo parlato numerose volte: proponendovi anche la sua prima intervista italiana, realizzata da Mattia Grigolo per Soundwall, e che potete leggere qui.

La sua imponente presenza all’esterno del tempio techno di Berlino fa sì che quasi metà delle oltre 3000 persone che si presentano all’ingresso del club ogni notte durante il weekend vengano respinte, spesso senza un motivo apparente.

Sulle tecniche giuste per ricevere il “placet” di Marquardt si è discusso a lungo: c’è addirittura chi ha scritto un’apposita guida, chi ha creato un’applicazione per smartphone.

Ogni tanto, però, la saga che vede protagonista il 52enne originario di Berlino Est – che noi abbiamo definito con ironia “l’uomo più temuto di Berlino” – si arricchisce di un nuovo capitolo. Stavolta, è lui stesso a scriverlo.

Già, perché lo scorso agosto è uscita l’autobiografia di Marquardt: si intitola “Die Nacht ist Leben” (“La notte è vita”) e contiene una summa della filosofia che guida le scelte del buttafuori, insieme ad una serie di ricordi legati alla sua giovinezza in una Berlino “diversa”.

Ecco alcune delle frasi più significative del libro:

– «Si è scritto molto di me e del Berghain. Devo conviverci, nel bene e nel male».

– «Le mie sensazioni cambiano velocemente e i visitatori ne soffrono», scrive riguardo alla dura selezione operata ogni notte».

– «Non mi preoccupo di fare entrare l’avvocato in doppio petto con la moglie vestita Gucci e Prada. Se fanno una buona impressione, li lasciamo entrare».

– «Anche quando ero un punk, il mio motto è sempre stato: le madri e gli anziani prima di tutti»

– «Mi ricordava “Metropolis” di Fritz Lang. Era deserto e malinconico. Semplicemente meraviglioso», scrive ricordando la sua prima volta al Berhgain, 11 anni fa.

– «Quella era la Berlino che amo e che rischia di scomparire: la Berlino sporca, decadente, abbandonata»

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