Un successo a Berlino il COFFI Film & Art Festival, tra tradizione italiana e nuovi linguaggi

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di Giuseppe Colucci

Un arrivederci all’estate, felice e scanzonato, in salsa italiana. Questo è stato il COFFI Film&Art Festival. Colorato, multidisciplinare, a volte improvvisato, mai banale, men che meno noioso.

COFFI voleva essere il festival della contrapposizione tra nuovi linguaggi artistici e tradizione, tutto rigorosamente made in Italy, e così è stato.

Si è partiti venerdì 22 agosto con la visione del film La Deusche Vita, nella splendida cornice della Sprea di notte. C’era tanta gente e l’imbarcazione affittata per l’occasione è dovuta salpare due volte.

Poi il sabato ricco di eventi musicali, eno-gastronomici e tanti film. Da Ettore Scola ai nuovi cineasti italiani emergenti, intermezzati dalle performance dello chef lucano Lu’Food, con l’Elektrokitchen, i ritmi salentini della taranta dei Pizzicati e la degustazione di vino al buio, organizzata da Ars Vinum.

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La domenica, infine, è stato il momento dedicato ai bambini e alle famiglie, con workshop di teatro e un brunch prolungato, in tipico stile meridionale.

Più di ogni altra cosa, però, aiutati anche da un sole persino fuori stagione – per gli standard di fine agosto di Berlino -, si è respirata un’aria buona, rilassata, da comunità che spesso odia sentirsi tale ma che, quando si ritrova in occasioni come questa, si crogiola in maniera allegra nell’orgoglio delle proprie origini.

COFFI è stato creato (come riproposizione berlinese di un festival già esistente in Campania da oltre dieci anni) da un team quasi completamente tedesco, il cui obiettivo annunciato era la creazione di un ponte tra due culture che spesso si guardano con circospezione e non si comprendono del tutto. Si volevano festeggiare due o tre generazioni di italo-berlinesi, i cui costumi, le cui abitudini e i cui immaginari fondono due realtà diverse ma vicine.

Se questo era l’obiettivo iniziale, si può dire che, in piccolo, gli organizzatori di COFFI abbiano centrato il bersaglio. Ora, appuntamento al prossimo anno, senza strafare, ma mantenedo quest’atmosfera come punto di partenza. Già non sarebbe male.

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