L’eleganza del tedesco quando parla di calvizie

calvizie
di Miriam Franchina

Quando dalla capoccia di un uomo si cominciano ad intravedere i pensieri, si sa, la strada è in discesa verso la pelata, calvizie, fronte alta. Insomma, “der Kopf wächst durch die Haare” (la testa cresce fra i capelli”). Mettetela un po’ come vi pare, ma non riusciremo mai a coniare un termine elegante come quello crucco. Come al solito, ad ogni problemino estetico si ovvia con una scusa: pochi capelli, si dice, tanto testosterone, come nella botte piccola c’è il vino buono etc. etc.. E anche per i tedeschi il crine che recede deve essere camuffato con una perifrasi che lo associ a qualcosa di cui potersi vantare.

Calvizie? No, “angoli del ministro”

Così la stempiatura è “Geheimratsecken”, ovvero gli angoli del consiglio privato. Eh sì, criniera che se va, saggezza che arriva, così che i consiglieri più vicini all’imperatore erano probabilmente tutti uomini di una certa età. Della stessa razza, ma dal sapore meno assolutista, anche il “Ministerwinkel”, gli angoli del ministro, e “Ratsherrenecken”, gli angoli del consigliere.

Che la pelata sia garanzia o meno di senno, alle volte è frutto della consunzione coniugale e di tutti i grattacapi che si porta appresso, come indica “Ehestandsecken”, gli angoli del matrimonio.

Per i prosaici, il termine più comune è “glatzköpfig” oppure “eine Glatze haben”. Elementare, Watson: deriva da “glatt”, liscio. Avvicinandosi ai trenta, tuttavia, si collezionano sempre più calvi fra le cerchie di amici, e serve equipaggiarsi con una serie di sinonimi, giusto per avere variazioni sul tema. Inequivocabile “Platte”, cioè lastra, spianata. Un tocco più elegante consentono “gelichtet” (diradato) e “kahl” (brullo).


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Quest’ultimo termine in combinazione con “geschoren” è la rasatura a zero cui molti consiglieri privati ricorrono per dare una parvenza di volontarismo a quanto, invece, è spesso solo il decorso di madre natura. Finiranno, probabilmente, “kahlschlag”, completamente diboscati.

Ognuno ha i suoi gusti, ma di certo già i buoni, vecchi greci con “alopecia” si buttavano sul metaforico, alludendo alle volpi che ciclicamente perdono il pelo.

Per consolarsi, ci si può sempre ripetere che “col vento è meglio una pelata di una parrucca” (“Eine Glatze ist im Wind besser als eine Perücke”) .

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Grazie all’indefesso lettore Federico, muso ispiratore di questo pezzo. (su segnalazione,  sicuramente vanta una chioma invidiabile).

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