La Berlino del Kabarett raccontata da una graphic novel

Una tavola di Jason Lutes
Una tavola di Jason Lutes
Una tavola di Jason Lutes

di Attilio Reinhardt
(post tratto da Kabarett.it)

Jason Lutes è un autore di fumetti americano, creatore della saga Berlin, ispirata alla vita nella città tedesca negli anni della Repubblica di Weimar.

La prima pubblicazione americana della serie risale al 1996. Gli albi sono stati poi riuniti in due libri per creare una graphic novel: Berlin: City of Stones (2000) e Berlin: City of Smoke (2008). Nel 2009, l’italiana Coconino Press ha pubblicato in edizione italiana i due volumi.

Le vicende narrate si svolgono nell’arco di due anni, dal settembre 1928 allo stesso mese del 1930 (benché in origine il progetto dovesse arrivare al 1933), mostrando la Storia attraverso tante, piccole storie.

JasonLutes_copertina_berlinI personaggi sono molti, benché probabilmente non sia corretto distinguere tra protagonisti e secondari: è vero che l’autore segue da vicino soprattutto le vicende di Kurt Severing e Marthe Müller, il cui rapporto costituisce una sorta di trama orizzontale (anche se non l’unica) che si sviluppa nei due anni del racconto; ma il loro ruolo è marginale (quando inesistente) in altre storie.

Lutes narra queste ultime entrando nel privato dei personaggi che, per quanto appaiano magari per una manciata di pagine, vengono spesso mostrati in momenti cruciali delle loro vite: dai traumi, alle separazioni, ai suicidi. Tutte le storie si incastrano, apparentemente senza una logica, in un enorme, caotico caleidoscopio che, effettivamente, restituisce la sensazione di smarrimento propria del periodo.

I personaggi di finzione incrociano quelli reali (soprattutto del mondo politico, come Joseph Goebbels, ma anche dell’arte e dello spettacolo, come Josephine Baker), ma alcuni sono a metà strada: lo stesso Kurt Severing – intellettuale, pacifista, scrittore, giornalista che firma articoli politici sotto pseudonimo – è modellato su Kurt Tucholsky.

Come spesso in Lutes, tutta l’opera resta comunque ancorata al reale: Berlino, la sua geografia, le vicende storiche, la cultura. Ovviamente anche la vita notturna, tra locali e cabaret. Contrariamente a quanto spesso hanno fatto gli autori americani che hanno narrato la Germania del tempo, Lutes non sottolinea gli aspetti relativi alla libertà sessuale e all’uso di droghe: li registra e li aggiunge agli altri, per comporre un quadro che offra un’idea di massima, senza indugiare nei giudizi.

Così, tra i divertimenti berlinesi, ci sono gli spettacoli di Kabarett (sul palco di un locale si canta Es liegt in der Luft, il primo grande successo di Marcellus Schiffer e Mischa Spoliansky), i concerti jazz (una band di suonatori neri della Louisiana desta sia scandalo che entusiasmo, come capitava sovente per quella che era definita Entartete Musik), i club in cui si pratica il travestitismo (Anna, un’amica lesbica di Marthe, vuole portarla all’Eldorado).

Intorno, l’arte pittorica fa da contrappunto agli eventi, sia con presenza diegetica (come una cliente di un club femminile, abbigliata come in un disegno di Jeanne Mammen), che extradiegetica (come le opere di George Grosz che accompagnano i pensieri di Severing).

La versione italiana risente delle problematiche del testo americano, nel quale i nomi tedeschi dei locali sono tradotti in inglese (per dirne uno, Schall und Rauch diventa Noise and Smoke). Si tratta comunque di un neo formale, in un’opera di grande complessità, decisamente riuscita.

– post tratto da Kabarett.it –