La sfida di Martina, insegnare a studiare ai ragazzi di Neukölln

di Nicola Brocca

Avrebbe potuto continuare a lavorare nello studio legale internazionale a Berlino, dove stava  facendo il praticantato. Avrebbe potuto accedere al master nella facoltà di diritto europeo a Maastricht dove già si era laureata. Sarebbe potuta tornare a Milano nella città della sua famiglia ed aprire uno studio di consulenza. Avrebbe potuto salvare le banche, invece salva ragazzini. Insegnando a 12enni del quartiere turco di Neukölln. In una scuola definita di serie B.

Martina Oldani, un curriculum eccellente, tedesco e inglese a livello di madrelingua, si accorge che la carriera forense non è tutto. Brava, intelligente ma anche cresciuta in una famiglia che ha creduto in lei e ha scelto per lei buone scuole. Martina sa di essere una ragazza privilegiata: in Germania un 16enne su cinque lascia la scuola dell’obbligo sapendo leggere al massimo un Topolino o contando ancora con le dita delle mani. Per questi adolescenti si apre dopo la scuola la strada verso l’ufficio di collocamento e una carriera di “lavori socialmenti utili”.

Come diceva Don Milani: “Potenza dei cromosomi!”. Se i genitori hanno frequentato l’università, in 90% dei casi anche il figlio diventa dottore. Mentre se la mamma è casalinga e il padre ripara i tetti, se la famiglia è di origine turca o italiana, per i figli arrivare all’università è quasi impossibile. La scuola che dovrebbe fornire chances uguali, indipendentemente dalla famiglia d’origine, fallisce.

Soprattutto nel sistema tedesco dove già in quarta elementare si decide se i bambini sono abbastanza promettenti per affrontare il liceo o se invece devono venire incanalati verso mestieri manuali. Martina ha deciso di cambiare le cose: lei, fortunata ex-liceale, insegnerà per due anni a ragazzini in una scuola secondaria a Neukölln, mettendo alla prova il suo talento e portando in classe innovazione e creatività. Ha fatto un corso di formazione ad hoc prima di salire in cattedra e segue seminari di aggiornamento offerti dal suo nuovo datore di lavoro.

Martina insegna tedesco e inglese, ma non è una prof.; è una Fellow, lavora per l’associazione Teach First. Come lei un centinaio di giovani neolaureati provenienti da discipline diverse lavorano nella scuola pubblica in Germania e fanno parte di una iniziativa per cambiare l’aspetto e la sostanza della scuola. Martina vuole migliorare i voti di alcuni ragazzi che al momento sembrano destinati a non passare l’esame a fine anno. Vuole motivarli a trovare la loro strada: ha creato un gruppo che ha preso in mano il baretto della scuola; al mattino prima della lezione preparano panini e dopo la pausa, a turno, li vendono ai compagni.

Martina vuole provare una didattica diversa. In classe la conoscono come l’insegnante che sorride: infatti più che voti e note disciplinari usa gentilezza e una relazione amichevole per risvegliare in loro la naturale voglia di imparare. Martina -se non altro per l’età-  potrebbe essere la sorella maggiore dei suoi studenti. Fa gli auguri di buon compleanno a Serhan, nelle pause scambia sempre due chiacchiere con Janette e Zaynep, a Tarik ha mandato una cartolina dalle vacanze per incoraggiarlo a non smettere di studiare, ad Asena, che a 16anni è già sposata, ha insegnato una ninna nanna per il figlio che presto nascerà.

In accordo con l’insegnante si dedica a un gruppo di scolari e li aiuta nei compiti di inglese e di tedesco. Non perde l’occasione per ascoltare la voce dei ragazzi e scorprire le loro potenzialità, conoscerli più da vicino, non solo quando vengono beccati a fumare nei bagni, quando scoppia una rissa, o quando presentano una pagella da ripetenti. Abitano a Berlino, ma alcuni non hanno mai visto la Porta di Brandeburgo. Lei li accompagna, anche se è già suonata la campanella e la scuola è finita. L’importante per Martina è lasciare un messaggio: impegnandovi e studiando anche voi potete diventare qualcosa.

Martina lavora nel sociale a tempo determinato: guadagna meno di un avvocato, sicuramente meno di una velina (vive in un appartamento in condivisione a Kreuzberg) ma investe in esperienza: insegnando, impara. Vuole esplorare il mondo della scuola, forse diventare lei stessa insegnante o occuparsi di politiche educative e scolastiche o forse fare tutt’altro. A finanziare Teach First infatti ci sono anche imprese e società di consulting che guardano con molto interesse il lavoro dei giovani Fellow.

Per molti giovani questi due anni nella scuola sono una palestra, prima di entrare in una grande azienda, perchè tra gli adolescenti si impara a coprire ruoli dirigenziali, a guidare e a motivare un gruppo (di scolari o di operai che sia), a parlare in pubblico (di fronte a una classe turbolenta o a una platea di clienti), ad assumersi responsabilità di comando. È questa l’idea che sta alla base dell’organizzazione Teach First, fondata negli USA 20 anni fa e oggi diffusa in 26 Paesi.

In Italia non c’é ancora, ma in Germania sono aperte le selezioni per i Fellow del prossimo anno. Quindi, promettenti cervelli, in fuga o non, non importa se vi siete appena laureati in legge, in psicologia o in fisica, la vostra carriera può attendere. Prima di tutto tornatevene a scuola!

1 COMMENT

  1. Brava Martina, questi sono i giovani che hanno talento, peccato sono pochi ma non importa, purchè ci siano e abbiano il coraggio di farlo.La vostra è una grande missione portatela avanti con passione e impegno come già lo state facendo. Auguro buon lavoro e tanti saluti.

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