PANEM ET CIRCENSES – Monsieur Vuong, te lo mangi con gli occhi… (e la bocca?)

Stamattina mi sono svegliato e per prima cosa ho aperto il numero de “I viaggi del Sole” di Settembre, interamente dedicato a Berlino. Sono andato di corsa a pagina 83 dove ho riletto bene la prima segnalazione di una piccola rubrica dal titolo accattivante di “Cinque menu dal Mondo”, recita così: “Monsieur Vuong. Da anni il più frequentato ristorante vietnamita di Berlino. Dove il menu cambia completamente ogni due giorni e i prezzi sono rimasti bassi nonostante la coda fuori si sia allungata. (…)”.

Ieri sera sono stato a mangiare da Monsieur Vuong.
La premessa necessaria al proseguo del post è che io in Vietnam non ci sono mai stato e che molto probabilmente tutte le volte che mi sono imbattuto in una cucina vietnamita in Italia, nella cucina italiana del vietnamita c’erano i cinesi, che detengono indiscussamente il monopolio sulla cucina asiatica nel nostro Paese (credo sinceramente che soltanto a Milano e Roma si possano trovare “veri” non cinesi nelle cucine etniche del sud est asiatico).
Sono andato a rileggere di corsa la segnalazione, dicevo, perché ieri sera qualcosa non mi ha convinto e volevo capire se ero stato io a fraintendere le parole del giornalista o se, semplicemente, mi trovavo in disaccordo.

Ancora con gli occhi assonnati ho fugato il mio dubbio con una banale spiegazione semantica: l’articolo diceva “il più frequentato” non “il migliore”. Errore mio. Ero così entusiasta di aggiungere una nuova “vera” cucina asiatica al mio repertorio che mi sono ingannato inconsciamente e ho fatto mia un’equazione che detesto, poiché nella stragrande maggioranza dei casi NON É VERA.
Siccome però, come ho premesso, in Vietnam io non ci sono stato, ho pensato di fare una rapida controprova utilizzando uno strumento facile ed elementare come Trip Advisor. Qui si impone una parentesi. Parentesi. (Trip Advisor è un’arma a doppio taglio: è fatto dalla gente, il che è un bene perché è una voce comune ma è anche un male perché la rete da modo a chiunque di esprimere la propria opinione, a prescindere che si sia qualificati o meno per farlo. Se non lo si consulta con uno sguardo critico si rischia di prendere cantonate epiche. Ritengo che possa essere utile quando già si abbia un’idea di cosa si sta cercando, mentre diventa assolutamente deleterio quando lo si utilizza alla cieca o soltanto in base ai giudizi, senza riguardo per i commenti, soprattutto quelli negativi che spesso sono più indicativi perché più specifici). Chiusa parentesi.

Monsieur Vuong è il “vincitore dei premi Travellers Choice™ 2012”… Monsieur Vuong è al n. 21 su 4.262 ristoranti a Berlino… Monsieur Vuong è consigliato dall’83% degli utenti che l’anno recensito (463)…
Leggo qualche commento (ammetto di non averli letti tutti e 463!) e mi salta all’occhio un particolare: chi assegna voti alti non ha dimestichezza con la cucina orientale, non accenna a qualche sapore o piatto particolare, fa elogi generici e sottolinea l’ambiente moderno e vivace; chi, al contrario, non è soddisfatto del locale parla di delusione di aspettative, di confusione e affollamento e di cucina non autentica.

Ora, non mi infastidisce per nulla dover fare un po’ di fila all’ingresso, né mi dà particolarmente noia dover condividere il tavolo con estranei (purché la civiltà sia un’altra cosa che condividiamo, oltre al tavolo) ma il tema della cucina non autentica mi sta a cuore. Certo non pretendo di mangiare a Berlino esattamente come mangerei ad Hanoi. Ahinoi, il compromesso è quasi sempre la strada più battuta quando ci si trova alle prese con una gestione economica di un ristorante (io personalmente sarei per la linea dura ed è per questo che non apro un ristorante, fallirei dopo il primo trimestre), però troppo spesso il compromesso cade nella standardizzazione del gusto, in molti casi del “non-gusto” quando non addirittura nel “dis-gusto”.
 É chiaro che io cercavo qualcosa che mi aspettavo di trovare (ho espresso la mia modalità di utilizzo di Trip Advisor, condivisibile o meno, ma è la mia), volevo vedere se qualcuno parlava specificamente del tema dell’autenticità gastronomica e, non avendo un’esperienza diretta della cucina vietnamita in loco, sono andato a scovare alcuni commenti di asiatici: confermano i miei dubbi sull’eccessivo compromesso con il gusto occidentale e su un’attenzione riservata più alla forma che al contenuto.

Che ci faceva tutta quell’insalata mista (un po’ troppo già-pronta-Bonduelle) sopra i miei involtini? Perché il riso nel Curry verde dell’Ale era così spappolato da sciogliersi nella zuppa? Ma il petto d’anatra nell’involtino crudo doveva essere così freddo?
Forse questi sono dettagli ai quali molti non fanno caso, probabilmente tanti si godono l’atmosfera piacevolmente confusionaria e colorata del locale e gongolano davanti al proprio Shake rosa con lo zucchero sul bordo del bicchiere e la cannuccia che spunta dal mezzo di una fetta di pompelmo (ho visto con i miei occhi una ragazza tracannare felice un frullato fluo mangiando gli involtini fritti e con gli stessi occhi ho visto la stessa ragazza ordinare lo stesso frullato per accompagnare una zuppa con pollo e lemongrass). E vi dirò una cosa, trovo che non ci sia nulla di male nel farlo.

Il locale d’altronde è chiaramente impostato per riempire gli occhi più che la pancia. Monsieur Vuong è un volpone che ci infila tra le pagine del menu la maglietta che lo ritrae giovane e aitante con un sorriso “dentifricico” a soli 25 euro ed è un volpone che alla prima pagina si è già tolto dall’impaccio di farci prestare troppa attenzione alla cucina con un giochino retorico in cui specifica che la sua cucina usa solo ingredienti freschissimi e cambia le preparazioni ogni due giorni per proporci sempre il meglio. Con questa captatio benevolentiae Monsieur Vuong si assicura la nostra fiducia e noi d’altro canto possiamo rilassarci, divertirci e pensare ai fatti nostri, che evidentemente, per il volpone, devono essere altri rispetto alle carotine julienne che fanno capolino in cima alla montagnetta di frischer Salat insensatamente in vetta agli involtini di gamberi arrotolati in cotenna di maiale che meriterebbero di non dover dividere la scena con l’esteticissima quanto inutilissima insalatina.

In fondo però il posto non è male, se non siete dei “gastropatiti” o se più semplicemente vi va di passare una serata in un posto un po’ caciarone ma dall’atmosfera trandy, senza dare eccessiva importanza al cibo, allora una cena da Vuong si può fare. Magari mentre aspettate il frullato con l’ombrellino potrebbero sedersi al vostro tavolo Carrie Bradshaw e le sue amiche.

Magister_L

Monsieur Vuong
Alte
Schönhauser Straße 46, 10119 Berlin

U2 Rosa-Luxenburg Platz

U8 Weinmeisterstrasse

€ 15-20