Berlin Beat of Running, il progetto per correre senza pericoli


di Antonio Pilello 
«Oggi la Maratona è una corsa estremamente “di moda” e tantissimi sono spinti a farla con entusiasmo. Questo è un fatto certamente positivo, perché correre fa davvero bene al corpo e alla mente. Ma non deve far dimenticare che l’approccio di chi, per la prima volta, si avvicina a questa esperienza deve essere del tutto privo di agonismo.»

Stefano Baldini descrive così la disciplina che lo ha reso famoso, con il primo posto alle Olimpiadi di Atene del 2004, il punto più alto di una carriera ricca di vittorie e piazzamenti di prestigio. In effetti, sono sempre di più le persone che decidono di affrontare i 42,195 km della competizione. La Berlin Marathon non fa eccezione e nelle ultime edizioni circa 40mila persone hanno corso lungo le strade della capitale tedesca.

Gli atleti che praticano uno sport di resistenza sono noti per avere un minor rischio di malattie cardiovascolari. Tuttavia, alcuni studi scientifici (link-1, link-2) hanno dimostrato che anche questi soggetti possono soffrire di aritmia cardiaca o subire lesioni cerebrali clinicamente silenti. Un simile scenario può verificarsi anche durante o subito dopo una maratona, che richiede un impegno fisico e mentale notevole.

Il progetto Berlin Beat of Running, frutto della cooperazione tra il Centrum für Schlaganfallforschung Berlin, l’Abteilung für Kardiologie del Campus Virchow e il Medical Institute della Berlin Marathon, ha come obiettivo quello di esaminare la frequenza di queste aritmie e di eventuali modifiche nei valori ematici dei maratoneti. Pochi giorni prima della Berlin Marathon 2011 hanno avuto inizio i primi studi su un campione di 110 volontari, con un’età compresa tra 36 e 61 anni (il 25% donne), con alcuni casi accertati di ipertensione (8,7%) o iperlipidemia (2,7%).

I soggetti coinvolti avevano partecipato, mediamente, a 7 maratone negli ultimi 5 anni. La distanza da loro percorsa per allenarsi era invece compresa tra 48 e 82 km ogni settimana. Ben 108 atleti hanno portato a termine con successo la gara, che ha visto trionfare Patrick Makau Musyoki e Florence Kiplagat, entrambi del Kenia.

Ai 110 corridori è stata fatta una risonanza magnetica alla testa ed è stato prelevato un campione di sangue alcuni giorni prima della corsa. Tutti i partecipanti hanno indossato un elettrocardiografo portatile (ECG) per tutto il periodo dello studio (4-5 giorni) e durante la gara. Subito dopo aver raggiunto il traguardo è stato loro prelevato un secondo campione di sangue.

Alcuni giorni dopo, il registratore-ECG è stato rimosso e i soggetti dello studio sono stati sopposti a una nuova risonanza magnetica alla testa e a un terzo prelievo di sangue.Ai partecipanti con risultati patologici della risonanza magnetica dopo la maratona, aumenti di troponina cardiaca o a cui sono state riscontrate aritmie è stato richiesto di sottoporsi a nuovi esami per escludere la presenza di anomalie strutturali.

La fase di follow-up è prevista proprio in questi giorni, a un anno di distanza dall’inizio del Berlin Beat of Running. I ricercatori provvederanno a completare il quadro clinico degli atleti con una registrazione-ECG a lungo termine, cioè per almeno 24 ore. I risultati di questo studio permetteranno di bilanciare i benefici e i rischi legati agli sport di resistenza. Inoltre, l’ECG portatile, se utilizzato in gara, consentirà di identificare gli atleti con un elevato rischio cardiovascolare. I risultati della ricerca forniranno, infine, nuove informazioni sul legame tra stress fisico e danni cerebrali.