Altro che cervelli in fuga, qui si tratta di stomaci in esilio. I residui neuronici di cui ancora dispongo sono sottochiave, e penso proprio con la panza (nach Bauchgefuhl). Pensavo di proporre alla mia amministrazione comunale un’opzione di tremagliana pietas. Ovvero, dimostrare affetto e generosità ai figli espatriati aprendo un conto dove si mettono solo e soltanto beni alimentari da inviare all’estero. In cambio, documenterei verghianissimamente l’uso e l’apprezzamento dei frutti della bontà dei concittadini.
Tutto ciò mi frullava in testa leggendo della prossima riunione del notiziario del mio borgo padano, e mentre colonizzavo imperiosamente la cucina, estromettendo i due teutoni impigiamati.
La settimana si prospetta, come da copione, densa come il purè di patate che ho infreezerato. Oltre alle solite quotidianità, sto battendo a tappeto il mercato degli affitti e, prova di germanizzazione imperante, ho approntato una teutone tabella dove inserisco pregi e difetti delle case che visito.
Fra i documenti indispensabili, cito quello dal nome più simpatico: Mieteschuldenfreiheitsbescheinigung. Capirete che l’intera questione riesce a turbare anche il buon Morfeo. (Per i curiosi: trattasi di certificare che non ho contratto debiti in terra di Crucchia).
L O D E D E L R E F R I G E R A T O R E
Scrigno fedele d’edibil tesori
Troneggi nel tuo lucore
Guardiano fedele di sapori.
Non so se penna ebbe mai l’ardire
Di cantar per te l’amore
Ch’io, umil, mi provo a dire:
come riscaldi stomaco e cuore
Quando di vetusti cibi ridon’i fasti
E risvegli infine appetiti
Chè tuo murmure motore
Abbracciò cornucopie di pasti
Profumi e gusti in te sopiti.
Sia lode a te, refrigeratore
De’mia sopravvivenza signore.