Tra linee rosse e svastiche infrante, un museo racconta le relazioni tra Germania e Russia

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

di Dario J. Laganà
(foto e testo)

Sebbene sia fisiologico che una città, nel lungo periodo, sia destinata a dimenticare parti della sua storia per permettere ai cittadini di riprendere una vita normale e scrollarsi di dosso l’oppressione del recente passato (come ribadito con alcuni esempi da Brian Ladd nel libro The Ghosts of Berlin), non si può dire che Berlino non faccia di tutto per preservarne almeno una parte sostanziale.

Che siano i nazisti, i russi o la DDR, è difficile immaginarsi qualsiasi altra città dialogare in maniera tanto aperta col proprio passato (basti pensare alle mostre per gli 80 anni dell’ascesa di Hitler quest’anno) e trarne una spinta per il proprio futuro.

Maligni potranno dire che trarre beneficio dal vendersi il terrore degli anni bui sia quantomeno morboso, ma non si potrà poi a lungo termine puntare il dito sul nascondere le proprie colpe o dire che non si è fatto abbastanza per educare alla propria storia.

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

Il Deutsch-Russisches Museum si trova a Karlshorst, zona sud est della città, in quello che era un Casino degli Ufficiali della Scuola dei Pionieri ai tempi della Wehrmacht (l’esercito tedesco della Seconda Guerra Mondiale).

L’edificio in sé è diventato famoso perché qui fu firmata la Resa Incondizionata della Germania Nazista e la sala dove avvenne la firma è ancora visitabile (in parte ricostruita, ma sicuramente d’effetto con un’atmosfera un po’ cupa, di quel marrone-beige che nel nostro immaginario ricorda poi gli anni della Germania Est).

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale tutta l’area circostante fu poi re-militarizzata, messa sotto il controllo dell’Unione Sovietica e fu utilizzata dallo SMAD (l’amministrazione militare sovietica in Germania) per poi diventare Museo della Resa Incondizionata con il nome altisonante e lunghissimo di “Museum der bedingungslosen Kapitulation des faschistischen Deutschland im Großen Vaterländischen Krieg”.

A pochi passi da questo edificio tutta l’area faceva parte del Quartier Generale Sovietico di Schukow e Sokolowski, supercontrollata e apparentemente impenetrabile anche perché qui si davano appuntamento tutte le spie del KGB in quella che era la più grande sede al di fuori della Madre Patria.

Fin qui la storia regressa, che già da sola basterebbe a guadagnarsi il diritto di una visita. Dopo la Caduta del Muro, l’edificio è tornato ad ospitare un museo (gratuito) sulla storia delle relazioni russo-tedesche.

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

L’entrata al museo si apre con uno spartiacque dall’8 al 9 Maggio del 1945 simboleggiato da una linea rossa verticale sul muro di accesso alla sala della Resa. La collezione storica della Seconda Guerra Mondiale è quella più sostanziosa (faceva già parte della collezione originale dei sovietici) così come il bassorilievo del soldato inginocchiato del Mausoleo di Treptower Park.

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

Il museo si sviluppa su vari piani e ospita vari aspetti della guerra combattuta dal ’41 al ’45, con oggetti personali e storie di militari durante la guerra, un bellissimo modellino di Berlino fatto dai russi con i nomi dei quartieri in cirillico, molti poster di propaganda dell’epoca e in generale varie informazioni sui rapporti russo-tedeschi che spesso diamo per scontati ma che, in realtà, sono stati negli anni molto complessi e che, vista la vicinanza temporale, risultano ancora adesso abbastanza difficili da chiarire.

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

Da sottolineare, anche la vetrata retroilluminata della monumentale statua del soldato che calpesta la svastica mentre salva un bambino al centro del Mausoleo realizzata da Yevgeny Vuchetich (l’immagine fu poi utilizzata moltissime volte all’interno dell’immaginario sovietico come simbolo della lotta contro il nazifascismo, dello sforzo dell’Armata Rossa e del sacrificio dei suoi uomini per liberare l’Europa).

© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it
© Dario J. Laganà / www.norte.it

L’autore: Dario-Jacopo Laganà (www.norte.it) è un fotografo italiano a Berlino che si occupa di documentazione della città e dei suoi cambiamenti, dei luoghi storici, dei palazzi e delle curiosità di Berlino e del Brandenburg. Dal suo interesse personale per la Seconda Guerra Mondiale e per la Guerra Fredda è nato il blog fotografico in inglese “Elephant in Berlin” www.elephantinberlin.com

Mappa: goo.gl/maps/xl5QB (S3 – Berlin-Karlshorst)
Sito internet: www.museum-karlshorst.de