Un modello-Germania per l’Europa? Intervista a Angelo Bolaffi

© Eugen Bittner / CC BY-ND 2.0
© Eugen Bittner / CC BY-ND 2.0
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di Alessandro Brogani

Incontro il prof. Angelo Bolaffi in un caffè di Berlino, poco prima della sua partenza per Monaco dove terrà domani una conferenza. Già professore di Filosofia Politica all’Università La Sapienza di Roma, è stato anche docente presso la Freie Universität di Berlino e, sempre qui, anche Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura dal 2007 al 2011.

Cuore tedesco, edito in Italia da Donzelli e in Germania da Klett-Cotta di Stoccarda, è l’ultimo libro del professore e ripercorre a ritroso la storia politica, economica e sociale della nazione che, a torto o a ragione, è considerata la locomotiva d’Europa. Il modello tedesco è considerato un modello vincente, ma deve essere quello da adottare negli altri Paesi e, se sì, perché? Il futuro è di un’Europa germanizzata o di una Germania europeizzata?

Professore, come nasce l’idea del libro?
L’idea del libro ha una lontana preistoria con uno mio precedente “Il sogno tedesco”, di circa 20 anni fa. Si parlava già della “paura” della Germania e della forza del Marco. Nel corso degli anni, per la precisione sotto il governo Berlusconi, si è visto un lento allontanarsi dell’Italia dalla Germania. Si forma contemporaneamente il mito di Berlino fra gli italiani e la Crisi del 2007/08, che culminerà nel 2011 con il timore del default della Grecia. A seguito di tutti questi avvenimenti, ho deciso di scrivere come personalmente vedo le cose riguardo a questa serie d’avvenimenti.

Il cambiamento della Germania, quando si è verificato? Con la caduta del Muro?
No, direi molto prima. Il cambiamento per così dire “morale”, metanoietico, risale a due punti di riferimento ben precisi: la guida del paese da parte di Konrad Adenauer dopo la seconda guerra mondiale da una parte, e il rientro in patria degli intellettuali ebrei scappati all’estero. Io sostengo che la Germania fosse già cambiata, almeno quella occidentale, prima della caduta del Muro. Quest’ultimo determinerà un’accelerazione dell’Europa verso un processo d’unione, partendo da quella monetaria, per reggere il confronto con la globalizzazione. Quindi l’Euro nasce come conditio sine qua non per la riunificazione della Germania. Oggi è fonte di tensioni e sta portando molte posizioni ad un paradosso: nel futuro ci potrebbe essere una Germania europeista ed un’Europa antidesca. La questione tedesca a parti rovesciate, in pratica.

Le critiche al modello tedesco, che vengono da più parti in Europa, le ritiene giustificate?
Innanzitutto il modello tedesco, ovvero quello d’economia sociale di mercato (Sozialpartnerschaft), è quello che funziona meglio. Contempla il primato del Diritto e un ruolo preminente della Corte Costituzionale (la Bundesverfassungsgericht), il Federalismo, il ruolo dei partiti di massa e quant’altro. Se ci sono modelli migliori ben vengano, ma al momento non ne vedo. Il problema resta ridurre il debito. A mio parere i tagli che vengono fatti in Italia, i cosiddetti tagli lineari, sono stati un disastro. Così come le riforme: sono cinquant’anni che non si fanno.

Angelo Bolaffi
Angelo Bolaffi

Il Governo attualmente in carica, secondo lei, è in grado di fare le riforme che a suo parere sarebbero necessarie all’Italia?
No, francamente no. Finora sono state fatte solo alcune cose, ma inessenziali (vedi lo scontro sull’art. 18). Forse sono più urgenti riforme di carattere sociale-amministrativo, ma queste sono scelte che non mi competono. Il modello economico tedesco è, ripeto, quello che funziona meglio, al di là dei differenti modelli culturali.

A parer suo c’è un futuro per l’Europa?
Se l’Europa non si dà un futuro muore. Oggi neanche la Germania è in grado di restare da sola di fronte alle sfide mondiali.

È d’accordo con le accuse alla Germania d’aver approfittato del passaggio all’Euro per incentivare le proprie esportazioni?
Niente affatto. La Germania era già una potenza economica prima della nascita dell’Euro. Anzi, si è calcolato che se avesse avuto ancora il Marco, la sua economia sarebbe ancora più forte di quanto non sia oggi. È la nazione che si è meglio saputa attrezzare al cambiamento globale. Ha fatto una serie di riforme per tempo. Le accuse, come ad esempio quelle rivolte ai mini jobs introdotti nel 2003, sono solo una sterile polemica per dire che la Germania o è troppo fredda o troppo cattiva. Da qualche parte occorreva pur iniziare. In Italia, l’unico Governo che a parer mio poteva fare qualcosa, cioè quello Prodi, è stato fatto cadere. Temo che l’Italia e l’Europa intera siano in un periodo non florido per il futuro.

Cosa prevede quindi a breve-medio termine?
Sono moderatamente pessimista. Sono preoccupato che in Europa vincano movimenti estremisti, come in Francia quello di Marie Le Pen. L’idea di far finire l’Euro e che torni tutto come prima è semplicemente ridicola. Sarebbe una specie di bomba atomica. Non è che si potrà tornare tutti a casa tranquillamente poi. L’Italia si spaccherebbe. Perché un nord più produttivo dovrebbe finanziare il sud? Potrebbe essere comunque un declino dell’Europa intera.

Suoi prossimi progetti?
Farò un libro sulla forma politica dell’Europa unita, ma mi prenderò un po’ di tempo di riposo prima.

Ringrazio il professore, lo saluto ed esco dal bar. Tira un vento gelido questa sera a Berlino. Non sono sicuro sia solo per le intemperie che sto provando un brivido lungo la schiena. Forse i timori del professore si sono insinuati nella mia testa, mentre il futuro dell’Europa rimane un grande punto interrogativo per tutti noi.