Autunno a Berlino. Gli alberi intorno a noi

di Nora Cavaccini

Ci sono così tanti problemi d’intorno che, volgendo lo sguardo da quelli, al limite preferiamo chiuderci in un club e ballare fino a mattino.

Figuratevi. Ci sta.

Eppure scommetto che in questi mesi c’è anche chi se ne va in giro a scattare foto agli alberi, magari constatando quanto, persino nelle giornate più grigie, siano potenti i colori dell’autunno. Quasi come lo shot di una buona vodka.

Ma che alberi sono? Come si chiamano?

Dite ancora: non lo so, che importa…  

Per curiosità, ho fatto un po’ di domande in giro.

Le ho fatte alla fioraia sotto casa, agli amici tedeschi, e poi a Internet.

Ne è venuto fuori che quell’albero lì, quello con i colori a metà fra il bruno e il rosso purpureo, è ad esempio un Blutpflaume.

Un albero importato in tempi antichi dalla Persia, lo stesso che a Maggio si riempie di piccoli fiori rosa, simili a quelli del pesco, e che invece produce frutti che si chiamano amoli, che paiono prugne, e di cui l’albero conserva il colore.

Ce ne sono molti nei piccoli cimiteri di Berlino e nel parco Sanssouci di Potsdam.

blutplfaume
Amolo (Blutpflaume)

Quando invece passeggiate in una classica via acciottolata – sia essa a Prenzlauer Berg, a Moabit o a Neukölln – è molto probabile che gli alberi in fila che vi costeggiano siano roveri. Robusto e slanciato, in tedesco è il Traubeneiche e appartiene alla famiglia delle nobili querce.

Il rovere ha foglie un po’ buffe, simili a una zampa palmata; sono alterne e coriacee, di un marrone vivo in questa stagione. Capita spesso di calpestarle.

Si riconosce anche per le ghiande, che giungono ora a maturazione, ed è uno tra gli alberi più diffusi in tutta la Germania e anche a Berlino.

Ma mai quanto il tiglio.

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Rovere (Traubeneiche)

Già, il tiglio.

Unter den Linden, il viale alberato forse più noto di Berlino, ne prende non a caso il nome.

Dalla porta di Brandeburgo, fino all’Università Humboldt e oltre, si passeggia sotto alberi rigogliosi, profumati e forti.  Longevi, se si pensa che possono arrivare anche a 250 anni di vita. Per l’odore che emanano, abile nel contrastare lo smog, i tigli sono spesso impiegati in usi cittadini e, in primavera, divengono una maledizione per chi è allergico ai loro pollini.

Con la prima folata di vento, i semi se ne vanno in giro attaccati a un’ala leggera, in una danza lenta e languida.  

Un gossip?

Il tiglio è stato anche eletto Albero dell’anno 2016 in Germania.

(Eh già).

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Seme del Tiglio

Tuttavia, per bellezza è l’acero a farla da padrona.

Magari costeggiando Tiergarten o attraversando l’Humboldthain vi è capitato di fermarvi e di rimanere a bocca aperta.

Ecco.

Quando su una stessa chioma è possibile vedere i rossi, i marroni, i gialli, e perfino un rosa pallido con striature di verde, allora siate pur certi di essere in presenza di un acero.  Ahorn in tedesco.

Della famiglia degli Ippocastani, l’acero ha foglie larghe particolarmente belle, che si aprono come ventagli.

Sono loro le vere protagoniste dell’autunno.

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Acero (Ahorn)

Fa pendant solo il sorbo selvatico, con le bacche di un rosso corallo, fino all’inverno beccate dai merli.

In tedesco non a caso si chiamano Vogelbeere – le bacche degli uccelli – mentre da noi la pianta è conosciuta come sorbo selvatico o degli uccellatori, proprio perché i cacciatori ne utilizzano i frutti per attirare gli uccelli, che ne sono ghiotti.

A Berlino è una pianta molto presente, e non solo nei boschi, ed è un prodotto di punta di molti fiorai.

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Sorbo selvatico o degli uccellatori

È ingiusto che alle volte le piante passino inosservate e bella è quella città che così spesso ci mette nella condizione di guardarle.

Non è così?